Il 2009 si annuncia l’anno di Tarantino, con otto sue pièce (tra edite e inedite) in scena, dai “Quattro atti profani” di Valter Malosti, che hanno debuttato nella scorsa stagione, agli affermati “Stranieri” del Teatro delle Albe.
In quest’ultima raccolta, “Gramsci a Turi e altri testi”, è ben rappresentata tutta la poetica tarantiniana, capace di affondare a piene mani nella storia del Novecento, farcendola di elementi onirici, slang dialettali e situazioni grottesche.
Ne è un ottimo esempio proprio “Gramsci a Turi”, messo in scena recentemente al Napoli Teatro Festival per la regia di Daniele Salvo. L’elemento politico e storico è dominante, vengono affrontate infatti le ultime settimane di vita di Antonio Gramsci, dal confino a Turi al seppellimento della bara al cimitero acattolico di Testaccio, a Roma.
Tarantino, come un Brecht nostrano o un Aristofane contemporaneo, tiene sempre alti i due registri della commedia satirica e della verità storica, prendendo posizione in maniera leggera, quasi simbolica, abbellendo il testo di canzoni e di siparietti in dialetto romanesco e napoletano, smascherando con critica attenta e documentata l’Italietta fascista e clericale di quegli anni disgraziati.
Tutto questo si ripete e si accentua nel successivo “Trattato di pace”, vero kolossal teatrale con 62 personaggi, che ricostruisce le vicende di Alcide De Gasperi, prima Ministro degli Esteri e poi Presidente del Consiglio, prima e dopo la negoziazione della resa italiana con gli Alleati, all’indomani della fine della guerra.
Nel testo viene accentuato tutto lo stile e il modo di intendere la scrittura teatrale di Tarantino, tanto che il personaggio De Gasperi diventa progressivamente da abile statista e diplomatico una macchietta da commedia dell’arte, inserito in contesti paradossali e improbabili come presunti amori cortigiani e feste in maschera. Si ride così amaramente sull’Italia post-fascista.
Come in un excursus storico il terzo testo, “Esequie solenni”, è la naturale prosecuzione del secondo. Si narra il colloquio serrato tra la vedova De Gasperi, la Donna Francesca protagonista anche del testo precedente, e Nilde Iotti, giovane compagna di Palmiro Togliatti al momento della sua morte. Il testo è una riflessione sulla condizione di vedova di Stato, affrontato dalle due in maniera diametralmente opposta. Questo breve dialogo incalzante rimanda alla struttura drammaturgica degli altri due testi, entrambi contraddistinti da numerose e brevi scene a due, nelle quali la musica delle parole rimbalza da un personaggio all’altro.
A degna conclusione di questo volume una breve lettera-monologo, “Cara Medea”, nella quale il mito greco diventa contemporaneo, con la donna perenne vittima delle violenze dell’uomo, dagli stupri ai campi di sterminio.
Storia e memoria si fondono quindi a volte col mito, a volte con la farsa, la gag, la risata, per un autore che molto probabilmente, grazie anche all’uscita del volume, assisterà alla messa in scena di questi testi, che ancora non hanno potuto giacere nel loro habitat naturale, il palco di un teatro.
GRAMSCI A TURI E ALTRI TESTI. Trattato di pace, Esequie solenni, Cara Medea
di Antonio Tarantino
introduzione e cura di Leonardo Mello
Ubulibri
2009
pp. 256
21 euro
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