Grimmless. O della relazione tra un fenomeno teatrale e il suo pubblico

Grimmless
Grimmless
Grimmless (photo: Daniele + Virginia Antonelli)

Si chiama “Grimmless” l’ultimo lavoro di ricci/forte (che Klp aveva videodocumentato al suo debutto alla Limonaia). “Senza Grimm”: ossia uno spettacolo sulla morte delle favole in questo presente malandato. Favole moderne e antiche: da quelle tradizionali più conosciute alla favola del matrimonio e a quelle che diventano violenze adolescenziali.

Rischiavano di ripetersi, prima o poi, Stefano Ricci e Gianni Forte. E in questo spettacolo pare vivano di rendita, non scandagliando fino in fondo l’universo fiaba ma crogiolandosi nel loro linguaggio d’impatto.
Dove sono le favole in questo spettacolo che celebra la loro fine? Ecco allora che, accanto ad alcune trovate geniali, i temi si ripetono e gli attori non rendono al meglio della loro bravura. Il testo non ha la forza devastante di “Macadamia Nut brittle” o di “Pinter’s Anatomy”; si autocompiace perdendosi nei già sentiti rimandi a Facebook e ad altri miti fasulli del contemporaneo.
Nel loro teatro fatto di quadri, ne restano alcuni spettacolari, come il letto di mele di una Biancaneve moderna, il plastico del luogo del delitto da talk show serale, il gioco infantile che diventa rissa e prevaricazioni in una scena molto fisica, e il finale: quando gli attori diventano statuette degli Oscar prima di scomparire goffi nei loro eleganti abiti extralarge.

L’attesa era forse troppa, e resta quindi un po’ di delusione personale, anche se il pubblico recepisce bene: ride, sta attento e si libera nel finale.
E sul legame tra “fenomeno ricci/forte” e pubblico si possono fare alcune riflessioni.

Partiamo da un postulato: tutti vogliono vedere i loro spettacoli (solo cinque repliche al Teatro India di Roma, biglietti esauriti da settimane, molta gente rimasta fuori). Era prevedibile, dopo i passati successi di critica e pubblico, ma loro, ricci/forte, purtroppo o per fortuna fanno parte di un teatro che non riesce a essere commerciale. E forse dovrebbe, migrando magari verso altri teatri, altri circuiti. Perché qui ormai si parla di un caso nazionale, con un pubblico di fan che dimostra un entusiasmo da concerto rock.
Alla base di questa passione c’è sì la forza degli spettacoli, ma anche l’occhiolino strizzato verso la comunità GLBT, oltre ad un lavoro certosino di comunicazione e promozione fatto alle spalle dei frontmen in scena.

Un altro spunto di riflessione si indirizza invece su come questo successo ‘smisurato’ (e perché mai, poi, il teatro non potrebbe permettersi fan come la musica?) non sia digerito e dia fastidio agli ambienti ‘snob’ di certe compagnie, che da un paio di decenni vanno avanti a colpi di FUS e venti spettatori a replica: quegli artisti che magari piacciono solo a qualche critico e non si capisce come facciano a campare.
Alla luce di questo, è interessante riflettere su come portare tanto pubblico in questo nostro teatro di innovazione paradossalmente possa quasi essere considerato, da alcuni, un difetto.
Fatto sta che ricci/forte, puntualmente, a ogni replica fanno il tutto esaurito. Teatro alla moda? Forse, certamente il risultato finale è un grosso pregio. Perché vedere un signore attempato che si scatena negli applausi accanto a un adolescente trendy che fa altrettanto è l’essenza dello stare insieme a teatro, per buona pace di caste e massoneria teatrale.

Grimmless
di ricci/forte
regia: Stefano Ricci
movimenti: Marco Angelilli
con: Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori, Anna Terio
assistente regia: Elisa Menchicchi
produzione: ricci/forte in collaborazione con Teatro Pubblico Pugliese_benvenuti
durata: 1h 20′

Visto a Roma, Teatro India, il 31 marzo 2011

21 Comments

  1. says: Davide

    cit.
    “il carattere maiuscolo
    secondo me, i tre quarti dei commenti sono stati scritti da una sola persona fisica, che si diverte a cambiare nick. che coincidenza, sottolineare l’importanza di alcune parole usando il carattere maiuscolo!
    che gente minuscola.

    mic ”

    Michele…che Dio t’aiuti…

  2. says: Benedetta d' Onofrio

    Siete stati immensi anche con tre divine del teatro “classico”, Bonaiuto, Cescon e Bergamasco, nella mise en espace fatta per Radio 3 a cui ho assistito. Siete riusciti a trasformare un tetro studio Rai in un assolato e angosciante campo di mais.

  3. says: Marco Edulio

    francamente ogni volta che leggo argomentazioni che invece di illustrare l’arte di Ricci /Forte, trattano l’argomento come un campo di battaglia tra detrattori e fan-atici mi lascia sempre tanto amaro in bocca. Probabilmente in Italia l’arte è oramai una cosa talmente tanto rara che quando la si incontra spaventa ed allora ecco piovere illazioni o teorie sul come e perchè accade che ogni loro spettacolo fa sold out svilendo il tutto come se fosse merito solo di una accurata manovra pubblicitaria o un evento rock senza guardare minimamente a quello che i loro spettacoli danno. (o a volte non danno) . Faccio ammenda, io non sono bravo ad usare le parole e non ho nemmeno voglia di stare a scervellarmi nel descrivere perchè io vado a teatro a vedere le loro cose,o gettarmi nell’analisi di Grimmless che per la sua peculiare sfaccettatura è paradossale analizzare. So solo che quandovedo l’arte la so riconoscere. Ho l’occhio allenato da troppo tempo ed egoisticamente parlando vado ai loro spettacoli perchè amo assaporarmi tutto quello che mi danno. Grimmless fortunatamente non è uguale a Macadamia, non è uguale a Pinter’s e non ci incastra con Troia’s discount e sarebbe stato un danno se ciò non fosse accaduto. Non capisco il livore di chi scrive… tutti i commenti sono stati fatti dalla stessa persona usando nick diversi……. secondo te Ricci / Forte hanno bisogno di questo? non mi pare proprio, nulla cambia se c’è un commento entusiasta o una critica negativa……. ma l’arte spaventa… la storia dell’arte è piena di detrattori, ma i detrattori spariscono come polvere e l’arte è sempre sopravvissuta….. e resterà anche stavolta. E quella di Ricci / Forte non ha bisogno di me o di altri….. vive di luce propria……. nolente o volente…. ed ogni volta è di un colore diverso, magari non è il proprio preferito ma ogni colore ha una sua inconfondibile bellezza ed unicità. Ed in Italia purtroppo c’è sempre tanto grigio. Sarebbe ora che di simili focolai di entusiasmo ne nascano almeno altri mille.

  4. says: Fulvio

    Citazioni a gogò che mi hanno esaltato ed attori eccezionali per uno spettacolo straordinariamente rock!

  5. says: Savinio

    “L’intellettuale deve assecondare la propria intelligenza, esercitandola in modo critico, mettendosi contro, apparendo un disagio, un tradimento. Tradire significa assecondare l’intelligenza, ovvero essere imprevedibili”.

  6. says: marco

    Abbiamo due autori che sanno riempire i teatri con spettacoli innovativi , emozionanti, sapienti e il pubblico che accorre entusiasta ad assistervi viene tacciato di fanatismo. Perchè fanatici ? Perchè sanno entusiasmarsi e commuoversi fino alle lacrime di fronte a rappresentazioni che toccano tutte le corde dell’emotività? Perchè c’è chi è disposto a viaggiare per raggiungere teatri lontani dove si rappresenta l’opera non ancora vista? Bene, se tutto ciò è fanatismo, ben venga. E ben vengano autori come Ricci/ Forte che sanno conquistarsi un pubblico tanto attento e interessato. Un pubblico tralaltro assolutamente eterogeo per fasce d’età, estrazione sociale, cultura. Giovani che scoprono il teatro e se ne appassionano, signori e signore che con cognizione ed esperienza sanno valutare criticamente, pubblico colto e attento, pubblico curioso e viscerale, pubblico di ogni genere.. anche sessuale. E adesso voglio muovere una considerazione decisamente critica verso chi vuol tacciare il teatro di R/F come quasi esclusivamente gay a tematiche gay e per i gay. Nelle opere dei due autori ci sono omosessuali, eterosessuali, nonsessuali, polisessuali forse.. ed è giusto così perchè sul palcoscenico viene rappresentata la vita e in questa ci sono/ siamo tutti nessuno escluso. Se si parla d’amore lo si fa rappresentandolo in tutte le sue espressioni e sfaccettature e lo stesso accade per qualunque tematica venga trattata.
    GRIMMLESS è un altro capitolo di un’ opera che iniziata si andrà a compiere chissà quando, forse mai. Ciò che di Grimmless ci rimanda ad altri lavori non è ripetitività, è piuttosto un voler esprimere questa continuità , il legame che esiste e unisce un’opera all’altra. Ogni opera di R/F ha però caratteristiche proprie, contenuti sempre diversi, offre visioni del mondo mai rappresentare e lo fa con stile mai ripetitivo anche se con i tratti che caratterizzano l’autorialità e la rendono distintiva.. Grimmless è ruvido nella sua lucidità, violento e a tratti quasi minimale, scarno. Coinvolge e colpisce al cuore e alla testa ma lascia meno spazio all’empatia e all’identificazione, c’è meno coinvolgimento emotivo ma ciò non va considerato un limite o un difetto. Credo sia una scelta ben precisa degli autori che hanno fatto centro, indubbiamente, ancora una volta.
    Sosteniamo autori come questi, che portano alta la bandiera del teatro contemporaneo italiano lottando controcorrente nel mare del piattume culturale che ci sommerge. Questo non è fanatismo e neppure orgoglio gay. Tutto ciò è amore per l ‘ arte e stima per chi sa proporla a così alti livelli.

  7. says: Fan Cazzista

    Gianfranco Capitta (letto su Il Manifesto di ieri 24/04/2011) è di tutt’altro avviso rispetto all’opinione offerta dal signor Pacini. Non perché elogi l’ultimo lavoro di Ricci/Forte (ne parla davvero molto bene!) ma perché ne restituisce un’esplorazione critica profonda e accurata, alimentata da riflessioni ponderate intorno alla sintassi visiva, performativa, drammaturgica e morale del gruppo. Una manna nutriente per lettori-minatori.
    Bisognerebbe istituire il punteggio con le stelline anche per i commentatori degli spettacoli.
    Bisognerebbe interrogarsi su dove stia andando la Critica, se sia il pezzo del signor Capitta che quello del signor Pacini vengono etichettati con lo stesso nome: recensione.

    Uno spettatore attento (se poi vi è più comodo chiamarmi fan raccontatevi pure la vostra fiaba).

  8. says: FABRIZIA B.

    CARI RICCI/FORTE,

    OGNI VOSTRO SPETTACOLO O PERFORMANCE E’ UN EVENTO MEMORABILE CHE SCUOTE GLI ANIMI E PRODUCE SCINTILLE DI CONSENSI IN TUTTA L’ITALIA.
    CON SIMONE PACINI SONO D’ACCORDO SOLO SU UN PUNTO: E’ ORMAI RISAPUTO CHE STATE FACENDO CREPARE DALLA BILE PIU’ DI UNA PERSONA O COMPAGNIA GIA’ AFFERMATA.
    SIETE GENIALI ANCHE IN QUESTO.
    FATEVENE UNA RAGIONE.

    VOSTRA
    FABRIZIA

  9. says: michele

    secondo me, i tre quarti dei commenti sono stati scritti da una sola persona fisica, che si diverte a cambiare nick. che coincidenza, sottolineare l’importanza di alcune parole usando il carattere maiuscolo!
    che gente minuscola.

    mic

  10. says: ALLEGRA

    ms, io sono una fanatica non di ricci forte….ma della verità e sopratutto della ricerca della verità…
    questione complicata e sopratutto ricca di asperità…
    se vuol dire essere fanatici credere all’idea del teatro e dell’arte come ricerca della verità e di senso attraverso l’amplificazione e l’esaltazione della vita, della morte…allora devo ammettere che si, io sono non solo una fanatica ma un’esaltata….e vengo giudicata tale solo perchè questa è davvero un’epoca di passioni tristi!
    allegra

  11. says: Marilena

    io non ho parole per la stupidità del commento riguardo ai fan-atici.
    innanzitutto come ti permetti di dire una cosa del genere. non sono un’attrice, ma una semplice parrucchiera che ama il teatro…! sono romana e da anni seguo il teatro. ho frequentato vari teatri e visto milioni di cose. da teatro di prosa , ricerca, danza…insomma sono una persona curiosa.
    ma quando ho visto Macadamia al Belli per la prima volta sono rimasta folgorata…! finalmente un dono al pubblico…Ah non sono neanche omossesuale, ma etero..! lo sottolineo perchè qualche poveretto con poca DIGNITA’ , potrebbe insinuare che sono rimasta folgorata da Macadamia perchè parla di omossesualità…!
    dopo aver visto Macadamia ho visto tutti gli altri spettacoli e sono stata sempre più convinta della grandezza di questi due artisti. loro si che hanno capito cosa muove della gente comune ad uscire di casa e andare a teatro…!!! RIESCONO A PARLARE DI TUTTI NOI!!! SEMPRE!!!
    E commuoversi con Anna Gualdo mentre “scaglia mele” in Grimmless è stata un’esperienza pazzesca per me!
    invece di puntare sempre il dito, cari critici, abbiate la decenza di accettare che c’è gente che fa Arte per i comuni mortali e non solo per gli addetti ai lavori..e smettetela di pensare che solo le cose incomprensibili sono fighe…e se ogni tanto arriva qualche regista che fa parlare i suoi attori come gli uomini parlano nella vita, bisogna riconoscergli il merito!
    e se ci sono persone come Ricci Forte che fanno sold out bisogna solo rallegrarsene…!!! il TEATRO E’ MORTO…E LORO GLI STANNO RIDANDO OSSIGENO!!!
    Marilena

  12. says: Mr. Kappa

    E’ così triste vedere che è considerato fanatismo ciò che è incontro, empatia, sensibilità e confronto con l’arte. Sinceramente non posso non leggere della malizia in una recensione che non sarebbe nemmeno degna di chiamarsi tale. La malizia sta nel leggere l’omologazione e la spersonalizzazione di un pubblico che, invece, come è evidente, ha fame di essere messo in difficoltà dal messaggio del teatro di Ricci/Forte per poterlo poi sviluppare INDIVIDUALMENTE E PERSONALMENTE dopo esserne stato pervaso. Non siamo in televisone signori, siamo a teatro. costa fatica e soldi e se la gente ci va non è solo un merito o un fenomeno come il signor Pacini vorrebbe farci intendere, ma ne va esaltato il potere EVERSIVO E COMUNICATIVO.
    Questa “critica” mi sembra frutto di una visione superficiale di Grimmless e questo per due motivi:
    in primo luogo parte dal presupposto che ci sia un’aspettativa verso lo spettacolo. aspettativa disattesa? ne consegfue che Ricci/Forte si ripetono e giocano sulla loro cifra stilistica.
    E’ o no, mi chiedo, triste questa lettura? Mi domando come si possa vedere uno spettacolo, una performance, un concerto, qualunque espressione artistica essendo condizionati da un’aspettativa che equivale AL NULLA, poichè è qualcosa che in effetti non esiste. Come si può godere di qualcosa se non ci si dà la libertà di poterci cadere? Ai miei occhi non può essere credibile un commento (questa non la considero una critica ma al massimo un commento) che non parte dalla realtà dei fatti ma da un’aspettativa disattesa. Ogni spettacolo di Ricci /Forte, peraltro, si compone come qualcosa di singolare e distaccato dai precedenti. In Grimmless personalmente sono rimasto molto affascinato dal lavoro che gli attori hanno fatto mettendosi in gioco come artisti, e quindi e soprattutto come persone. E’ stato molto bello che venissero nominati i loro veri nomi in scena. è stato un ponte tra me spettatore e performance artistica che mi ha dato la libertà di sentire molto vicina l’esperienza che vivevano loro sul palco.
    In secondo luogo trovo che questo commento allo spettacolo sia deviato da un preconcetto (che come l’aspettativa equivale concretamente al nulla) rispetto all’omologazione del pubblico con un esplicito riferimento alla realtà queer a cui parrebbe rivolgersi il lavoro di Ricci/Forte. E’ del tutto fuori luogo questo concetto sia perchè in Grimmless non c’è alcun riferimento all’omosessualità, sia perchè, BEN PIU’ GRAVE, ghettizza velatamente un’espressione artistica di un grandissimo valore sottendendo a mio avviso anche ad un’idea molto pericolosa. un’idea che va combattuta e che vede un pubblico, che seppur folto, è comunque una comunità a sè stante, una comunità di diversi. L’ARTE, è LIBERA, non fa parte di una lobby.
    Pacini, abbia pazienza, prima di scrivere rifletta meglio. Lo spettacolo è legittimo che non piaccia, ma sarebbe importante parlare dello spettacolo, non di aspettative e di fenomeni di pubblico gay. Quello che ha scritto per quanto mi riguarda è imbarazzante. la gente è più intelligente di quanto lei crede. Glielo assicuro.
    Io sono uno spettatore pagante da più di 15 anni e sono un fanatico dell’arte, mi permetta, di nessun altro.

  13. says: Davide

    Veramente ricca di senso la dichiarazione di MS! Interessante comprendere esattamente cosa stia insinuando nei confronti di chi si trova ad essere uno spettatore soddisfatto come me. Saremo quindi dei fanatici esaltati, degli spettatori approssimativi che ignorano le dinamiche di estetica dell’arte o dei mercenari assoldati dalla cospirazione ricci/forte? Siamo davvero alla deriva del buon senso. Ennesima triste dimostrazione, ai limiti della tenerezza, di un popolino piccolo e rabbioso.

  14. says: Antonio Martiradonna

    Parlando di fanatismo, come nel caso di Ricci/Forte, si scade subito in una grossolana approsimazione: è come dare dell’imbecille al pubblico che paga un biglietto e sceglie di vedere uno spettacolo piuttosto che un altro. Forse va riconsiderato quello che invece accade in palco, magari rivolgendo riflessioni più approfondite al senso visionario e poetico agganciato al tempo presente che gli autori (al di là delle platee gremite di giovani e adulti che esultano e applaudono fino a scorticarsi le mani, come solo ad un concerto rock succede e non si era mai visto a teatro finora) continuano a portare avanti con rara e luminosa coerenza.

  15. says: ALLEGRA

    BENE,
    desidero dire solo una cosa: se non avete la profondità mentale e spirituale di cogliere la stratificazione di sensi e immagini che si “staccano” moltiplicandosi dal lavoro di ricci forte e dei loro attori è un problema credo da imputarsi a forme preconcette e distillate in calici snob e perbenisti.
    LE FAVOLE …. sono quelle che ci raccontiamo tutti durante la nostra triste e spesso opaca esistenza … accecati da riflettori come falene soccombiamo all’ennesimo cambio di canale o frequenza radio… o a tratti all’ennesimo cambio di abito e di identità… LE FAVOLE … non hanno mai un lieto fine e se ce l’hanno spesso è la deriva di mille e mille delitti .. piccoli omicidi e suicidi vissuti nell’anima e nel corpo…
    LE FAVOLE sono quelle che tenate di raccontarci anche voi giornalisti e critici miopi che rigurgitano parole per un eccesso di dolci e ammazza caffè postprandiali…
    io di voi ne faccio volentieri a meno e spero di poter assaporare invece emozioni e riflessioni donate da chi lavora per esaltare la vita e la morte fino al punto di riuscire a farci vivere la nostra miseria e contemporaneamente la possibilità di poter immaginare e un modo diverso di PROCEDERE.
    allegra.

  16. says: Davide

    Non so spiegarmi il perchè, ma appaiono sistematicamente ambigui e un tantino tristi, al limite del grottesco, l’accanimento e la malizia che vengono rivolti alla compagnia ricci/forte nel momento in cui si voglia criticare negativamente un loro lavoro. Soprattutto mi rattrista SEMPRE il facilissimo e compiaciuto appunto goffamente intellettuale e stancamente intellettualoide che mostra un atteggiamento ben più “pop” della tanto iconica definizione che sovente viene adoperata per etichettarli. Se c’è una cosa che mi invade di desolazione molto più del brutto teatro autistico e inutile, che sbandiera un valore “impegnato” solo perchè incomunicabile e autoreferenziale, è la posizione baronesca della critica che foraggia e avvalora un’artisticità da salotto che fa sì che questo mestiere (ormai nemmeno più considerabile tale) diventi sempre più un’onanistica “smanettata” per degli chicchissimi addetti ai lavori. E anche un poco singolare che un critico venga a domandare “dove siano le favole in questo spettacolo che celebra la loro fine” quando mi sembra evidente e quasi didascalicamente inutile dover stare a precisare il semplice pretesto del topos favolistico per far emergere con un abile slittamento linguistico qualcosa che della favola ne è solo l’archetipo perturbante del reale, come spiega anche ampiamente Propp nella sua celeberrima analisi morfologica. Ecco che allora torna facebook che viene a sostituire le selve oscure in cui l’uomo si perde per mai più ritrovarsi o per rinascere continuamente in un disperato bisogno autopoietico. Forse è giusto in questo il rimando ai “falsi miti” del contemporaneo di cui è pervaso Grimmless, per il resto incredibilmente depurato da qualsiasi patinatura ipercontemporanea se non nella sua qualità di innesto PERFETTO nel quotidiano, forse perchè attento a marcare e a far splendere un disagio così radicalmente nuovo, così ancora disorientante e facocitante per noi-sempre-giovani che viviamo in un mondo che è infinitamente più antico del nostro esistere. Ed ecco che Grimmless al contrario di Macadamia si fa meno dirompente, meno “shockante” (bah!) ma più cupo e austero, più maturo anche nella mancanza di rivelazione assegnata alla parola che lascia spazio proprio a quei tableau, immagini di una frontiera dell’inconscio.

    ricci/forte funzionano. E non c’è critica a riguardo che tenga. Perchè, dalla loro, hanno un dato, giustamente sottolineato, che decreta un valore insostituibile: il seguito di pubblico. E poco importa se tutta farina del loro sacco, se solo imputabile al valore (per me innegabile anche qualora si presentasse acerbo, come sottolinea il primo utente in critica) dei loro lavori o se anche merito del lavoro di promozione. Il lavoro artistico deve avere necessariamente un mercato, deve essere vendibile e DEVE ESSERE venduto per poter parlare alla massa, deve diventare un prodotto necessario, altrimenti che si tagli il FUS fino allo svenamento, perchè sarebbe allora giusto e sacrosanto svelare l’inutilità di un mestiere che è inversamente proporzionale all’indispensabilità e che se auspica di ritornare anche solo lontanamente al suo significato primigenio di incontro sociale e catartico della coscienza collettiva, non può permettersi assolutamente di rimanere nell’ordine del provinciale e della dedizione monastica. Non in un’epoca dominata da leggi di mercato snervanti e irriducibili. Sarebbe un atteggiamento anacronistico e borghesotto. Parliamo di stretegie pubblicitarie per i loro lavori, eppure ci sorbiamo operazioni quali il Romeo e Giulietta di Binasco inneggiando al capolavoro, popolino che non siamo altro, divisi tra l’isostituibile necessità all’INTRATTENIMENTO e al tempo stesso un atteggiamento intellectual chic. Il pubblico di ricci/forte fa valige e si muove, migra in altre città per incontrarli, per confrontarsi con loro, per riempire le loro sale con l’entusiasmo di chi sente di aver fatto un percorso per 2 ore assieme, con la loro emotività e anche con il loro disprezzo, a volte. E questo è fondamentale, è un dato che porta con se un significato ben oltre le papirate di parole che possiamo stare quì a spendere e spandere. Volente o nolente il pubblico posa con mesi di anticipo, anche solo nell’attesa, il culo su 300 poltrone e attende che il teatro finalmente parli loro. Tutto il resto, come l’accennata strizzatina d’occhio alla comunita LGBT che in Grimmless mi chiedo veramente dove sia situata, messa in questi termini condisce il tutto anche di una maliziosa sfumatura assurdamente omofobica, continuando a posizionare questa COMUNITA’ come una lobby di DIVERSI a cui sembrerebbe dedicata questa operazione di mercato, quasi fossero contagiati da un metodo di discernimento e critica differente dalla COMUNITA’ eterosessuale. E’ una vergogna insistere su queste argomentazioni per smontare un progetto che ha come unica colpa quella di affermarsi lì dove molti nomi, anche autorevolissimi, non riescono a mettere radice.

  17. says: Lilly

    credo che una recensione del genere non abbia alcun fondamento di verità…
    i critici alle volte dovrebbero assistere ad uno spettacolo bruciando la loro squallida divisa da critici…
    partecipare ad un viaggio e salire su una nave insieme agli attori…!
    in questo spettacolo Stefano Ricci e Gianni Forte dimostrano una maturità e una sensibiltà pazzesche! non credo affatto che si ripetano e non c’è nessuna rendita rispetto agli spettacoli precedenti. I LORO SPETTACOLI SONO DEGLI EVENTI UNICI!
    ci troviamo dinnanzi ad un lavoro che mette a nudo le anime degli attori e che con umiltà la mostrano al pubblico. delle storie che riescono a diventare universali e che pongono lo spettatore in uno stato di riflessione rispetto alla propria vita e rispetto a quello che gli sta intorno…
    uno spettacolo che ti tiene in apnea per tutto il tempo e che alla fine ti riporta a galla colmo di emozioni e di ricchezza interiore…! gli attori riescono a prendere per mano gli spettatori e a farli viaggiare insieme a loro…! i testi sono pura poesia e ciò che riescono a sviluppare sono una serie di immagini che ti portano in un mondo da cui non vorresti più andare via…! ma ci vogliamo rendere conto della grandezza di questi due artisti? o siamo bravi solo a giudicare in un modo che porta con sè solo tanta invidia?
    ci troviamo davanti a due autori, registi, che riescono a far diventare del materiale che nasce da improvvisazioni degli attori in spettacoli meravigliosi…! spettacoli che tutti vogliono vedere perchè finalmente c’è qualcuno come loro che non si compiace di fare teatro, come diverse compagnie di ricerca e non fanno continuamente, ma che si mette a servizio del pubblico…! ho visto persone piene di vita entrare all’ India per vedere Grimmless…emozionate e consapevoli di andare ad assistere ad un evento che le avrebbe cambiate…! e infatti alla fine dello spettacolo c’era un pubblico entusiasta che applaudeva, piangeva, rideva, che insomma si sentiva parte di quella famiglia…! Ricci Forte non si ripetono nei loro spettacoli, non vivono di rendita e non si fermano alle trovate geniali…vanno oltre e si evolvono insieme alla vita! ed è questa la loro forza! e se riempiono i teatri probabilmente è perchè c’è gente che crede ancora che ci sia un motivo per andare a teatro!
    invece che scrivere recensioni così superficiali bisognerebbe apprezzare chi ancora i teatri li riempie…! e se ci sono spettacoli con solo 20 persone è perchè la gente è stanca di regalare il proprio tempo e i propri soldi a chi non fa altro che sparare toni a caso compiacendosi della propria bella voce e dei ricchi costumi che indossano…!

  18. says: MARCO

    Non sono affatto d’accordo sulle osservazioni personali del signor Pacini in merito allo spettacolo in questione. Ho trovato Grimmless un’indagine molto accurata, poetica e devastante: decisamente più doloroso e soffocante dei lavori precedenti. Non trovo nemmeno accenti lgbt, fondanti invece nella ricerca svolta su Dennis Cooper e Macadamia Nut Brittle.

    In sostanza lo trovo, questo di Grimmless, un approdo molto maturo e necessario. Fermarsi solo all’elenco delle trovate sceniche geniali, ai rimandi abusati di un contemporaneo per natura abusato, agli aspetti più evidenti della confezione restituiscono, a mio parere, uno sguardo privo di profondità del recensore.

  19. says: Antonella Questa

    Grazie di aver sottolineato questo rapporto artista/pubblico, di cui così poco si parla e si fa quasi finta di non considerare…. Invece è proprio il pubblico che fa il successo dell’artista, proprio in contrasto con i vari FUS-dipendenti da 20 spettatori a replica!

  20. says: AG

    uno spettacolo che, a mio parere, manca di vera riflessione, quella che dovrebbe precedere la trattazione di qualsiasi argomento (soprattutto se di spessore e profondamente radicato nel presente, se vuol essere di critica, di analisi)
    uno spettacolo forse realizzato in fetta, quasi improvvisato, che fa sperare ci sia un poi, una crescita, una rielaorazione…

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