Site icon Krapp’s Last Post

Grip: Fattoria Vittadini e la ricerca del vero sé

Photo: Alberto Sansone

Photo: Alberto Sansone

È un site-specific la performance “Grip” che Fattoria Vittadini, nell’ambito degli eventi per festeggiare il proprio decennale, ha messo in scena a Milano in collaborazione con Zona K.

La replica cui assistiamo si svolge in un assolato pomeriggio in un appartamento del quartiere Isola. Un luogo piccolo, una casa abitata: tutto è fatto apposta per costringere gli spettatori a sfiorarsi, interagire, palesarsi. Il teatro in appartamento ha un sapore conviviale. Di solito si chiude con una cena o un aperitivo. L’evento in sé è un pretesto. Amare il teatro vuol dire entrare, attraverso l’arte, in un tessuto di relazioni e autenticità, in fuga dalla finzione.

Siamo una ventina di spettatori riuniti nel cortile di una palazzina anni Settanta. Saliamo in ascensore fino al settimo piano, a gruppi di quattro-cinque. La città atomizza. Qui ritroviamo il senso dell’unità e dell’appartenenza a una comunità, anche da perfetti sconosciuti. Incontri ravvicinati: si riduce la distanza d’anime e cervelli. L’arte diventa rito. L’ascensore è anche allegoria.

Sul pianerottolo lo spazio si assottiglia. L’interazione si dispiega. Anche il titolo della performance si chiarisce. In ambito automobilistico “grip” esprime l’aderenza degli pneumatici al manto stradale, il che consente la tenuta di strada.
Qui testiamo aderenza e tenuta delle nostre vite. Ci misuriamo con la nostra capacità di fare attrito con le vite degli altri. Grippiamo le nostre essenze di reduci della routine metropolitana, che ci assorbe e snatura. Proviamo invece a deragliare dai nostri assilli, dai mille impegni settimanali.

Se nella Formula Uno occorre un giro di ricognizione per scaldare le gomme – così da evitare incidenti alla prima curva o alla prima accelerata – qui, come in una gara bagnata, procediamo lenti dietro la safety car.
È Alex McCabe, performer di origini scozzesi a fare da battistrada in questo particolare warm-up. Sgranchiamo braccia e gambe, mani e piedi. Aggrottiamo e distendiamo le dita a una a una. Incontriamo la nostra corporeità spesso bistrattata e reietta. La possediamo, proviamo ad abitarla. Non è che ci scaldiamo, a dire il vero. Ma almeno percepiamo il freddo delle nostre esistenze. Non è tanto, però è qualcosa.
“È un incontro di mani quest’amore”, cantava Zucchero. Le mani sono bussole per la nostra esplorazione, rivolta a noi stessi e alle nostre consuetudini. Le mani sono anche impatto con la nostra dimensione interiore, che si schiude all’inconscio e si apre al prossimo.

Entriamo nell’appartamento. Ci confrontiamo con Riccardo Olivier, l’altro performer, figura storica di Fattoria Vittadini. Un violino e un telo di carta completano la scenografia. “Samarcanda” di Vecchioni, i cui accordi e le cui parole sono abbozzati dagli attori, è refrain simbolico e paradossale di chi s’illude di sfuggire alla sorte nefasta e invece ci sbatte contro. McCabe e Olivier riproducono, attraverso i loro corpi, nuovi intrecci e nuove modalità d’equilibrio.

Pennarelli, torce e luci finiscono nelle mani di noi spettatori, inglobati nel soggetto drammaturgico, in un indistinto che ci rende protagonisti del gioco scenico. Le immagini del videoartista Alberto Sansone proiettano in una dimensione frenetica, dominata dalla velocità che tutto assorbe e travolge. Il grip dell’archetto sul violino si fa errabondo. Uno scroscio di pioggia ci ricorda le nostre fragilità.
“Grip” è un gioco di specchi essenziale ma illuminante. Dove finiscono le nostre angosce, là inizia l’incontro. Non possiamo eludere gli impegni, né accantonare lo stress. Ma vale la pena (ogni tanto, per un poco) di riconoscere il nostro punto di saturazione e di assaporare il piacere della convivialità. Per ritagliarci una parentesi dove siamo padroni delle nostre scelte.

G R I P
Fattoria Vittadini
in collaborazione con Zona K
di e con Riccardo Olivier e Alex McCabe
con la collaborazione del videoartista Alberto Sansone
e della set/costume designer Maddalena Oriani

durata: 50’
applausi del pubblico: 1’ 50”

Visto a Milano, casa privata, l’8 ottobre 2017

Exit mobile version