Hamlet in Sussex. Picnic in smoking all’opera house di Glyndebourne

Horatio / Jacques Imbrailo
Horatio / Jacques Imbrailo

La surreale ‘esperienza Glyndebourne’ inizia alla stazione di Lewes, East Sussex.
Signore in abito lungo e signori in smoking arrivano da London Victoria con il treno delle 14.47 carichi di vivande da picnic. Composti ed eleganti raggiungono la flottiglia di pulmini bianchi. L’ultima corsa per raggiungere l’opera house è alle 15 anche se lo spettacolo inizia alle 17. Il disteso ma strategico anticipo occorre per individuare l’ubicazione perfetta nel grande parco antistante la casa della famiglia Christie.

Lo shock culturale all’arrivo è notevole. Si entra in una dimensione forse ancora più ‘quintessenzialmente britannica’ di Ascot: le pecore al pascolo e le ‘downs’, all’orizzonte oltre il laghetto, le sculture contemporanee oltre il roseto, e il pubblico che fruisce di questa location privata in un modo aristocraticamente pubblico. L’insieme produce un effetto idìllico e romantico. La storia, d’altra parte, è una storia d’amore. Quella fra John Christie e Audrey Mildmay – facoltoso lui, soprano lei – e, come regalo, una sala per concerti. Dal 1934 punto di incontro per opera lovers.

L'opera house Glyndebourne, a un'ora da Londra, ospita il Glyndebourne Festival dal 1934.
L’opera house Glyndebourne, a un’ora da Londra, ospita il Glyndebourne Festival dal 1934.

L’occasione che ci porta qui è la prima mondiale di “Hamlet”, presentata al festival in otto repliche e on screen, nei cinema britannici e sul web, il 6 luglio. Un’opera nuova in due atti del compositore australiano Brett Dean, libretto del canadese Matthew Jocelyn, per la regia di Neil Armfield, accolta con entusiasmo dai giornali d’oltreManica.

L’adattamento shakespeariano decide di entrare nel plot dal banchetto festivo per le odiate nozze dopo il funerale, alla presenza del cast per intero. Tutti in abito lungo e smoking, a produrre quell’effetto ‘mirroring’ che forse è essenziale per farsi intrappolare da una familiarità che la musica atonale avrà cura di alterare. Il che accade quasi immediatamente dopo il preludio dominato da un reiterato “…or not to be”.

La assenza di melodia, nelle mani del direttore russo Vladimir Jurowski, è coordinata in maniera quasi hitchcokiana, con l’ausilio di strumenti non convenzionali (affidati alla London Philharmonic Orchestra) pensati per l’acustica specifica della sala e parte del coro posizionata fra gli orchestrali.
E la sensazione di pericolo ‘aumenta di volume’ fino al momento del dolore acuto, quello in cui il cuore di Ofelia si spezza. E si sente. “I loved you not”.
Straordinaria interprete, la soprano Barbara Hannigan attraversa la performance come una installazione indipendente, quasi danzatrice contemporanea nel secondo atto — forse per la contaminazione artistica dell’autore con la pittrice Heather Betts.

Le alte pareti bianche scelte da Armfield risuonano come una citazione, ormai manualistica, dell’Amleto austro-ungarico di Sir Branagh. Quello interpretato dal tenore Allan Clayton, però, non è in uniforme, ma emerge dalla corte in maniera pop, forse addirittura punk, probabilmente a suo agio nella Brighton anni ’80 più che in qualsiasi Elsinore. E sicuramente si sente a casa quando il palazzo si apre, letteralmente, per la scena del teatro-nel-teatro che accade in un backstage improvvisato da qualche parte a Broadway.

Irresistibilmente comici — da un punto di vista musicale — Rosencranz e Guildenstern, quasi da operetta. Iconico e memorabile il basso John Tomlinson, in tutte e tre le sue interpretazioni: quella del fantasma, in un abbraccio preedipico che altera il frammento della trama così come la conosciamo — e che qui tiene conto anche del First Quarto; il capocomico, circondato da una troupe di attori-tenori e alla presenza cameo di un fisarmonicista (James Crabb); e il becchino — nel momento teatralmente più alto, in cui lo spazio scenico si apre completamente e la terra restituisce il teschio di Yorick. “The readiness is all…”.

Hamlet
opera in due atti di Brett Dean
Libretto di Matthew Jocelyn
Direttore Vladimir Jurowski
Regista Neil Armfield
con:
Allan Clayton
Sarah Connolly
Barbara Hannigan
Rod Gilfry
Kim Begley
John Tomlinson
Jacques Imbrailo
David Butt Philip
Rupert Enticknap
Christopher Lowrey
London Philharmonic Orchestra
The Glyndebourne Chorus

Visto al Glyndebourne Festival, Opera House, il 21 giugno 2017
Prima mondiale

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