Tfaddal: 40 anni di Franco Parenti visti da Amleto

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TfaddalPer i suoi quarant’anni, il Teatro Franco Parenti di Milano si concede un regalo di gran peso, che è prima di tutto un’importante responsabilità, sia come investimento produttivo, che come scelta artistica. Infatti, da stasera al 18 maggio, i festeggiamenti del 40° saranno affidati a 13 diversi “binocoli” su Amleto da parte di altrettanti gruppi e compagnie teatrali, protagonisti della scena contemporanea under 40, ossia più piccoli del teatro stesso.

Tfaddal, che in arabo significa “benvenuto”, è proprio il titolo di questo festival nato per accogliere chi non era ancora nato quel 13 gennaio 1973, quando il teatro milanese inaugurò la sua storia proprio con l’“Amleto” di Giovanni Testori.  
Tfaddal quindi si presenta come una novità, su più fronti, introdotti nel corso di una conferenza stampa dalle tre curatrici del festival: Claudia Cannella, Sara Chiappori e Natalia Di Iorio.

Prima di tutto, il principio alla base di Tfaddal: non una vetrina giovane di fine stagione, non un bando, non un concorso (e quindi nemmeno un premio, né una giuria popolare), ma un progetto ad hoc, un’opportunità per le giovani compagnie di entrare in una struttura produttiva importante e istituzionale, “vera”, attraverso mini produzioni, lavori che dovranno stare nei 30 minuti e che si alterneranno e ripeteranno in diverse serate.

Anche dal punto di vista artistico, Tfaddal è una scommessa e una responsabilità, perché alle compagnie è stata data la massima libertà di trattare un testo tanto intoccabile quanto abusato, temuto e affascinante, amato e odiato, ma che è, nel bene e nel male, nel dna di qualsiasi teatrante.

La maggiore novità di Tfaddal, quindi, saranno i 13 frammenti dell’opera shakespeariana: un Amleto “burlato”, tra Antonio Petito e il burlesque settecentesco, sarà “Hamlet travestie” di Punta Corsara; una favola di fantasmi raccontata da un padre al suo bambino sarà “L’Amleto della buonanotte” firmato Teatrodilina, con in scena Francesco Colella e un bimbo di 9 anni; Vincenzo Schino di Opera presenterà una performance attorno a un dettaglio anatomico ingrandito di Amleto in “XX, XY, primo studio nella tragedia di Amleto”; “Studio per A.” sarà l’assolo di danza di Zerogrammi che connetterà Amleto ad Alice, il mondo di uno e il paese delle meraviglie dell’altra; Ambra Senatore si metterà “A lato di Amleto” per capire cos’è, dopo averlo chiesto a “varie persone incrociate sulla via”; teatro di parola sarà invece quello diretto da Andrea Baracco che avrà due attori in scena per indagare “Amleto o dei passifalsi della ragione”; con “Cherchez la femme” un Amleto a tragedia avvenuta del Gruppo Nanou che seguirà le tracce di Ofelia; Musellamazzarelli, che – ammettono – non avrebbero mai fatto Amleto, porteranno in scena un 17enne nei panni del ragazzo che è diventato Amleto, protagonista della loro “Indagine su uno spettro al di sopra di ogni sospetto”; “Chiedetemi tutto ma non Amleto” della compagnia di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari porterà in scena personaggi da bar e incredibilmente sovrapponibili a quelli del testo shakespeariano.

Per la compagnia Monstera è un’atmosfera di noia da dopo-festa, ispirata da “Leonce e Lena”, a scatenare la reazione tra Shakespeare e Büchner; mentre CollettivO CineticO in “Amleto (primo studio)” affiderà parte della recitazione a un candidato attore, selezionato dal pubblico durante lo spettacolo, per agire sul concetto di sfida e duello; Teatro sotterraneo presenterà il primo studio di “Be Legend!”, al quale stavano già lavorando, un percorso sul tema della vocazione che coinvolgerà diversi bambini, scelti il giorno prima dello spettacolo in ogni città; “Pre-amleto” sarà il prequel scritto da Michele Santeramo e messo in scena da Veronica Cruciani, per immaginare il ragazzo prima che diventasse personaggio, con il padre vivo e la madre prima del tradimento.

Ogni sera, oltre a quatto o più spettacoli, ci sarà un incontro con due compagnie, saranno proiettati un video contributo del nostro Mario Bianchi sugli Amleti nel cinema e non solo, e, in varie postazioni del foyer, si potranno vedere le immagini di backstage e non, scattate da Andrea Messana e Fabio Bortot, i due fotografi della rassegna, mentre un gruppo di giovani critici testimonierà tutto attraverso un blog dedicato.
 

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