Heretico. La tensione al sacro de Leviedelfool

Photo: Manuela Giusto
Photo: Manuela Giusto

Il folle è colui che ci aiuta a sostenere la nostra presunzione di integrità. A questo penso dopo aver visto “Heretico – dopo questo apparente nulla” de Leviedelfool (Isabella Rotolo e Simone Perinelli). Un pensiero che vagava fin dalla visione, in successione ravvicinata, dei loro “Made in China” e “Requiem for Pinocchio”; dopo che era avvenuto il contatto, l’innamoramento, il riconoscersi in carne e sangue con la loro folgorante e umana follia; il loro scendere in campo, senza nulla risparmiarsi, a inclemente giudizio della vita, facendosene beffa: caduti a terra per risalire ancora.

E ne hanno prese ultimamente di batoste, Leviedelfool, non ultima la chiusura e poi riapertura di un festival, Orizzonti di Chiusi, che doveva essere tra i principali finanziatori del loro nuovo spettacolo, e che invece ha cancellato tutto quello che apparteneva alla direzione di Andrea Cigni, per realizzare un’edizione che è stata chiamata #Humana. Ma, umanamente parlando, i lavoratori coinvolti e lasciati per strada avrebbero forse trovato un altro sottotitolo…

“Nel 1600 circa senza cannocchiale aveva visto l’infinito, e voi gli avete bruciato gli occhi… Posso essere ancora un po’ incazzato per questo?”. Simone Perinelli è al microfono, immerso nei fumi che salgono, insieme alla musica emotivamente esatta di Massimiliano Setti; la Madonna incarnata da Claudia Marsicano illumina la scena.

Il lavoro compiuto da Leviedelfool con “Heretico” è maturo, umano e urgente perché cerca di dare priorità all’esistere, di elencarne la (dis)grazia e di onorarne la tensione al sacro.
Sì, di onorarla, in quel sacro rito del teatro. Per farlo è stato strutturato in sette capitoli: 1. Se non lo capisci allora è sacro; 2. La leggerezza nelle gambe; 3. Brucia, pensiero, brucia; 4. Vi do la mia pace; 5. Intanto le nuvole; 6. Le balene e la fine del mondo; 7. Non fare caso all’uomo dietro la tenda.

Uniti dallo squillo delle trombe dell’Apocalisse, dall’eco del Leviatano, iniziano con l’acuto delle risa della Marsicano, trattenute a stento mentre cita la Genesi. Per divenire Madonna sul piedistallo (mossa da Daniele Turconi, che compare da dietro di lei, dolorante).
Mentre quei fumi salgono, Perinelli come una rock star urla le motivazioni dialettiche di questo Heretico: (di)mostrare le logiche “contraddittorie e blasfeme” di questo Sacro confezionato dall’Uomo, e ritrovarne le ragioni.

Ogni quadro ha i suoi protagonisti, sintagma esplicativo di quei titoli: l’adolescente Elisa Capecchi che non vuole peccare, ma che cadrà in tentazione, perdendo il globo rosso con cui danza e che le sfugge verso l’alto; Teresa Luce, Perinelli in tutù, che avrebbe voluto più leggerezza nelle gambe; i papa boys (Marsicano e Turconi) che citano la Bibbia, alla ricerca di bellezza, ma trovano distruzione, e attaccano gli omosessuali; il mussulmano a cui non è permesso toccare il crocifisso perché è “cosa nostra”; la vittima di pedofilia; fino alla comparsa del Fool…

Normalmente solo in scena, dopo aver sperimentato la compagnia della Marsicano nel vibrante “Made in China”, Simone Perinelli, anche alla drammaturgia e regia, si ritrova a dirigere, conversare, danzare con una coralità inevitabile e necessaria.

Oltre alla Marsicano, gli altri due tasselli fondamentali, ognuno parte virtuosa di questo organismo, sono la danzatrice Elisa Capecchi, e Daniele Turconi, attore di FrigoProduzioni, in cui gravita anche la Marsicano. Entrambi con nette capacità di mimo, che nel caso di Elisa Capecchi vengono esaltate negli assoli e nel dialogo a distanza con Perinelli, che entra ed esce fuori sincrono, fondendo la sua sfasatura temporale con lo scorrere dell’azione corale, dandoci prove maiuscole di verità attoriale e umana, fino all’acuto generoso di incarnare fino in fondo, rivelandone le sembianze in scena, il fool, il buffone.

“L’uomo non ha limiti, e quando se ne renderà conto, sarà libero anche qui, in questo mondo” asseriva Giordano Bruno, qui motore dell’opera e protagonista di “Brucia, pensiero, brucia”.
“E tu quando ti sposi? A maggio. Che bello…”, pronuncia Perinelli/Bruno, poco prima di perdersi nei fumi del rogo, invocando futuro.

Scorrono i sette quadri, che galleggiano e vengono (s)colpiti da suoni e musiche di Setti e dal disegno luci di Fabio Giommarelli, che ha ideato anche i pochi, essenziali elementi di scena, dove si dà voce al nostro luogo comune, alla nostra ignoranza, alla nostra ipocrisia.

“Dopo questo apparente nulla, me ne starò in una stanza di un ospedale” pronuncia il fool in scena, inseguendo i suoi ricordi, il nostro tempo. “Il bambino nella foto in corridoio che ride, che poi sarei io lontano nel tempo, il bambino nella foto che ride, a cui vorrei dire scusa: forse da me ti aspettavi di più. Allora è colpa mia, ma se è colpa mia, è anche un po’ colpa…”.

“Il gioco sarà sempre quello: cercare un gatto nero che non c’è e trovarlo…”.
Attendono tutti insieme, sguardo in su, e con loro anche noi, che qualcosa succeda, che quel sacro si riveli, che le parole di Artaud, tanto caro a Leviedelfool (quel “Io rinnego il battesimo e la messa. Non esiste atto umano che, a un livello erotico interiore, sia più nocivo della discesa sugli altari del sedicente Gesù Cristo”, da “Per farla finita col giudizio di Dio”) sia purificato dall’atto “divino” del teatro, qui luogo di lotta, come ha ricordato Turconi in un incontro al Festival Inequilibrio di Castiglioncello; per esigere quella (r)esistenza che dobbiamo a quel bambino, per smettere di chiedergli scusa.

Qualcosa succede sul finale, il mistero del sacro si rivela. Questo apparente nulla può terminare, e avere finalmente inizio l’infinito reale.

HERETICO – dopo questo apparente nulla
Drammaturgia e Regia Simone Perinelli
Con Claudia Marsicano, Elisa Capecchi, Daniele Turconi e Simone Perinelli
Aiuto Regia e consulenza artistica Isabella Rotolo
Musiche originali Massimiliano Setti
Disegno luci e scene Fabio Giommarelli
Progetto Audio e Tecnico del suono Niccolò Menegazzo
Costumi Labárt Design
Foto Manuela Giusto
In coproduzione con Fabbrica Europa, Armunia, Triangolo Scaleno Teatro / Teatri di Vetro, Gli Scarti / FuoriLuogo
e con il sostegno di Pim OFF, Straligut Teatro, Teatro Era – CSRT, NTC Nuovo Teatro delle Commedie
un ringraziamento per la disponibilità e i suggerimenti a Roberto Castello

Visto al Castello Pasquini, Castiglioncello, il 28 giugno 2017

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