E alla fine arriva un’esperienza shakespeariana di teatro online che vale la pena raccontare.
Ci voleva un artista di spessore per spostare il nuovo fenomeno in una dimensione di pensiero e performance.
Con la versione Zoom del suo “I, Cinna (The Poet)” diretto da Naomi Wirthner per il londinese Unicorn Theatre, Tim Crouch arriva ad esplorare questo nuovo territorio con intensità, grazia e, fatalmente, poesia.
Non la solita schermata piena di volti, irriflesse azioni e indomabili parole che schiacciano l’intenzionalità di “connettersi” in tempi di isolamento in una ansiogena sequela di rumore e noia.
La scelta di Crouch è semplice proprio perché pensata: lo incontriamo in scena in modalità webinar esattamente come in un teatro “normale”.
La visione ampia, non solo il volto, tradiscono uno studio specifico su come giocare il ruolo di attore fra piani lunghi e corti, senza dimenticare gli oggetti di scena: una scrivania, un computer – collegamento perpetuo con il mondo di fuori -, una stanza sigillata, una giacca, un bollitore, uno smartphone. Ma, soprattutto, carta e penna.
Sì, perché il cuore di questo spettacolo sono le parole. E’ possibile accedere nella sala virtuale una mezz’ora prima e lo si vedrà litigare con un taccuino vuoto sul quale le parole non riescono ad aderire. Per aiutarlo ci vuole un pubblico. E il pubblico arriva. Prima di iniziare lui legge tutti i nomi degli attendee e spiega in che modo stabilirà una connessione con la virtuale quarta parete, fino al momento in cui, solo alla fine (e questo è un dettaglio non di poco conto), sarà possibile renderla più diretta, e trasformare i presenti in participants. Solo alla fine. Ed è il momento che lui preferisce.
Questo script – il quinto della serie “I, Shakespeare” che include “I, Malvolio”, “I, Banquo”, “I, Caliban”, “I, Peaseblossom”, ed originariamente commissionato dalla RSC nel 2012 per Jude Owusu – eradica dal “Julius Caesar” un personaggio marginale dal destino infausto.
Già ripreso da Crouch stesso in qualità di attore oltre che autore lo scorso febbraio, Justin Audibert, direttore artistico della sala londinese che lo produce, anche in questo caso ha finito con il persuaderlo ad allestirne questa nuova versione.
Concepito per un solo performer, il brillante copione offre a Crouch l’opportunità di emergere per maestria narrativa, non così comune nel panorama britannico, e capacità dialogica, specialmente con i più giovani nella virtual audience. E’ a loro infatti che chiede di alzare la mano virtuale ed interagire, in pochi essenziali momenti, attraverso la modalità Q&A.
Una riflessione sul valore della vita, ne esplora il peso specifico fra due morti: quella del dictator, letteralmente “colui che detta le parole”, portatore di una corona di re in seno ad una repubblica che non riesce a decollare (né allora né ora né ovunque) e quella del Cinna sbagliato, non il cospiratore, ma il poeta. Ucciso due volte: nella carne e nella sua proprietà di pensatore del bello e del giusto. Le sue parole soffocate dalla folla che lo chiama ‘fuori’ perché non può e non vuole “vivere tra parentesi”. Una eco quasi incredibile con la attualità che forse contribuisce all’intensità del prodotto.
Tutto, in questa esperienza di interazione teatrale che Crouch allestisce, ha lo scopo di attivare, e con ciò tenere in vita, il Cinna reale e quello simbolico, l’abilità poetica che abita ognuno di noi. Un ‘poetare’ che genera ‘filosofare’ in maniera come più semplice non si può.
Inizia con parole piccole: parole schiave di altre parole, continua con le parole che esistono già (le parole di sostanza: le cose), e poi le parole che danno significato ad altre parole (gli aggettivi), e ancora le parole che non esistevano fino a che non abbiamo dato loro un nome.
In questa “repubblica delle parole” inizia la riflessione. Per cosa daresti la tua vita? Per cosa uccideresti? Consegna queste due domande al pubblico, concedendo il tempo di riflettere e condividere. Soprattutto ai più piccoli. La matrice del teatrare di Crouch è proprio la prossimità con il pubblico e paradossalmente questa si stabilisce qui in maniera ancora più pertinente, nonostante la distanza reale.
Gli intermezzi documentali (immagini di turbolenza sociale che preannuncia la caduta del re), previsti su fondale nel teatro vero, in questa sede si integrano con la performance, e contribuiscono a dare respiro a questo video in diretta. Sono certo da ringraziare gli dei di internet, particolarmente clementi nella replica di cui narriamo, per non avere permesso alcuna bad connection.
La notizia della morte di Cesare arriva in TV dopo la riflessione sulla vita e il suo peso specifico, e non può che stravolgere l’innaturale presente claustrofobico di Cinna, chiamato dalla sua stessa vocazione di poeta ad uscire nel mondo per poter poetare, giacché non v’è poetare senza uscita nel mondo.
Have you ever felt like that? Like brackets.
(I’m in brackets to real life.)
Do you understand? Brackets
Ed è così che va incontro alla sua morte per causa di omonimia. Sarà il pubblico ad onorarne l’atto, attraverso le parole riflesse e l’azione che si è appena manifestata, con una poesia intima ma comune da redarre in un silenzio di cinque minuti che porta vicini (anche se lontani e invisibili) uno all’altro.
Il congedo e la gratitudine arrivano dal fantasma di Cinna. E poi il sipario.
Il momento più emozionante è anche per noi quello che Crouch stesso preferisce. Quando le luci si accendono in sala, per così dire, e si esce dalla modalità webinar per entrare silenziosamente, solo per qualche garbato minuto, in quella meeting.
Salutarsi con la mano, sorridersi, riconoscersi sembrano essere un reciproco dono che ogni partecipante consegna, come attestazione di presenza e di intimità condivisa prima di ritornare, ciascuno, nella propria repubblica.
“In scena” fino al 22 luglio.
I, Cinna (The Poet)
di e con Tim Crouch
diretto da Naomi Wirthner
video e luci Will Monks
suono Owen Crouch
designer LiLy Arnold
consulenza digitale Matt Humphrey e John Schwab per CurtainCall
produzione Unicorn Theatre
durata: 1h 20’
Visto live online su Zoom in modalità webinar il 14 luglio 2020