“La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare”. A sostenerlo è l’ormai celebre Jep Gambardella, protagonista de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino.
Lo stesso pensiero deve aver attraversato la mente di Renata Ciaravino durante la progettazione e la stesura di “Idiota”, spettacolo di cui è drammaturga e interprete: un monologo dalle ambizioni intime e ironiche, delicate e brutali, che cerca di mescolare la profondità di sentimenti quali l’amore materno, la depressione, la nostalgia, con gli istinti più bassi dell’uomo. Per ricordarci che il tempo passa, e chissà quante volte abbiamo rimandato la possibilità di cambiare la nostra vita per essere felici.
A ispirare questa riflessione sull’esistenza è un evento autobiografico: la morte della nonna dell’autrice. Il dolore è occasione per riflettere sul tempo perduto, passato a vivere seguendo mode e sovrastrutture, cercando di compiacere il mondo e dimenticando sé stessi.
Il racconto è un’alternanza di piani temporali. La protagonista inizia la narrazione dalla propria giovinezza, dal fidanzamento con Marco, giovane avvocato della Milano bene che, in preda ad un giovanile istinto rivoluzionario, parte per l’America Latina. Dopo i troppi viaggi intercontinentali, la relazione finisce: la distanza non è solo geografica.
Si viaggia quindi a ritroso, per arrivare ai ricordi di un’infanzia tutt’altro che serena: la condizione di figlia naturale, il rapporto inquieto con la sorellastra, un esercito di zii e zie non sempre esemplari. In quel marasma, una sola certezza: l’amore incondizionato di nonna Alfonsina.
Il funerale diventa allora l’occasione per rendersi conto della fragilità della vita umana, per scoprire sentimenti capaci di resistere a tutti gli urti della vita.
L’esistenza di Renata Ciavarino si snoda nella Milano tra fine anni Settanta e inizio Ottanta, sullo sfondo di una bizzarra periferia operaia.
Così, tra le note pop del periodo, viene narrato con ironia il tradimento coniugale di una casalinga sposata con un autista Atm, che cede alla passione effimera verso il cantante Umberto Balsamo. E con la stessa vivacità prende vita il racconto di una giovane donna della periferia milanese che, rimasta vedova e con molti debiti, brevetta una singolare crema antirughe grazie alla quale si risolleverà economicamente.
E’ un elenco tutto sommato rapido quello che elenca le fasi della giovinezza e l’ingresso nel mondo adulto della protagonista, connotato per lo più come un luogo abitato da impietosi giudici della vita lavorativa, economica e sentimentale della Ciaravino. È una platea che lancia segnali velati di dissenso, ispiratrice di quel senso di inadeguatezza da cui nel presente l’autrice tenta di liberarsi.
Ed ecco che con un salto temporale si arriva al presente, ai nostri giorni, all’invasione dei social nelle nostre vite. Ecco che la comicità della protagonista passa in rassegna alcune abitudini cristallizzate tra gli internauti: scrivere post e stati su Facebook scambiando la vita reale con quella virtuale; avventurarsi in battaglie politiche, sociali, ambientali, ma dietro il filtro di una tastiera.
I racconti sono impreziositi dai video di Elio Longato, che amplificano gli stati d’animo del racconto drammaturgico. Anche le luci di Carlo Compare scandiscono la narrazione, aggiungono colore a un monologo fin troppo vivido.
In “Idiota” si riconoscono gli elementi drammaturgici e registici di “Potevo essere io”, scritto sempre da Ciaravino ma interpretato da Arianna Scommegna: stessa componente autobiografica, stessa periferia metropolitana e stessa ambientazione storica. Un medesimo background culturale supportato da proiezioni di video e brani di musica leggera italiana.
Renata Ciaravino interpreta sé stessa in modo semplice, a volte eccessivamente pop, scatenando risate, coinvolgendo il pubblico, ma senza andare in profondità.
“Idiota”, pur con nobili motivazioni drammaturgiche, non approfondisce la dimensione esistenziale e rimane ancorato all’elemento autobiografico. Condotto su toni a tratti frivoli e scanzonati, il monologo marca la propria natura di stand up comedy. Si sente tuttavia la mancanza di un maggiore scavo introspettivo in un lavoro che, regalando troppo pochi – quasi impercettibili – frammenti al dramma, relega in una dimensione marginale la riflessione sulla condizione umana. La fragilità dell’uomo contemporaneo, la precarietà dell’esistenza, l’impalpabilità della vita materiale rimangono in superficie a scandire un ironico discorso autobiografico.
IDIOTA
di e con Renata Ciaravino
video Elvio Longato
luci Carlo Compare
regia Renata Ciaravino, Carlo Compare, Elvio Longato
produzione Dionisi
con il sostegno di Aia taumastica-Torre dell’Acquedotto | Linguaggi Creativi, Milano
Spettacolo selezione Visionari Kilowatt Festival 2016
durata: 55’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Teatro della Contraddizione, il 23 ottobre 2016