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Il destino di Kohlhaas nella voce di Marco Baliani

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Marco Baliani (immagine: zmphoto.it)

Marco Baliani fa rivivere, attraverso le parole, il racconto di un allevatore di cavalli vissuto nella Germania del ‘500.
Felice della propria vita al punto da sembrargli che Dio stesso aleggi tra i suoi possedimenti, finisce per cadere vittima della prepotenza di nobili e fato. Così, dopo una lunga serie di peripezie, viene privato di gran parte degli averi e della stessa moglie.
Per ottenere finalmente giustizia diventa egli stesso giustiziere. Ma Kohlhaas non è uomo nato per la vendetta o il sangue e, dopo aver vinto numerose battaglie, riscopre – grazie ad un eremita – la bontà che ancora palpita nel suo cuore. Desideroso di una giustizia che non lo premia per il suo pentimento, morirà sulla forca, portando con sé il segreto del destino del Principe di Sassonia che, tra i suoi più acerrimi nemici, rimane però l’unico disposto a salvarlo pur di venire a conoscenza della sua sorte.

Un monologo affrontato interamente ‘da seduto’. La sedia è, infatti, l’unico elemento scenico che dà sostegno al Baliani sul palco. Non ci sono musiche né cambi di luci. Solo lui e la sua arte.

Arte di attore ‘consumato’, in grado di sfruttare ogni istante per dare colore, vitalità ed intensità al monologo, sia attraverso la grande mutevolezza della maschera facciale, sia con le numerose variazioni di tono del parlato. Notevole, per efficacia, il gesticolare di braccia, gambe e piedi, con cui provoca effetti da rumorista spesso inaspettati e, per questo, di un’incisività che contribuisce a ritmare il monologo. Un tempo mai uguale a se stesso ed assolutamente necessario a vivacizzare la scena condotta da un solo personaggio, tanto più che l’attore non si sblocca dalla posizione seduta assunta fin dall’inizio.

Il racconto di Kleist non viene proposto da Baliani con finalità di educare a qualsivoglia ideologia, bensì mira a rappresentare una situazione dalla quale ognuno potrà trarre le proprie personali considerazioni. Anche qui, come sempre, l’Uomo è più che mai un giocattolo nelle mani del destino. E, come scrive Thomas Hardy in Tess dei D’Urbervilles dopo che la protagonista è stata giustiziata, “A few minutes after the hour had struck something moved slowly up the staff… It was a black flag. ‘Justice’ was done, and the president of the Immortals… had ended his sport with Tess.”

KOHLHAAS
di Heinrich von Kleist
con Marco Baliani
durata: 1 h 10’
applausi del pubblico: 1′ 20”

Visto a Modena, Giardini Ducali, il 18 luglio 2008
Rassegna Oltre i Giardini


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