«Si vis pacem, para bellum». Fare la guerra per ottenere la pace è un tema non certo originale, ma ne “Il generale” di Emanuele Aldrovandi la questione si fa più complessa: non solo la guerra, in particolare quella d’invasione, è presentata nella sua assurdità come risposta al terrorismo, come strumento per ottenere la pace, ma anche il tema del potere, movente di molti conflitti, è scandagliato con acutezza. Il militarismo, il Sud del mondo al quale le grandi potenze mondiali possono guardare con saccenteria, sono gli strati superficiali da cui emerge una concezione dell’Illuminismo come male assoluto. Affiora anche il richiamo a una fede cui affidarsi contro la mediocrità della mente umana, fino alla rivelazione di un’idea tanto assurda quanto verosimile di percorso verso la pace, disseminato di violenza e morte.
“Il Generale”, presentato al Teatro Elfo Puccini di Milano (all’interno della rassegna di teatro contemporaneo “Nuove Storie” dedicata a “Potere, politica, passione”) tornerà in sala il 22 e 23 novembre al Teatro di Rifredi di Firenze.
Emanuele Aldrovandi fa ricorso a un’ironia acuta e amara, realizzando il ritratto di un personaggio surreale, bislacco, nel quale s’intravede in controluce una metafora universale delle dinamiche di potere.
Nella regia agile e tesa di Ciro Masella, anche protagonista in scena con Michele Di Giacomo e Marzia Gallo, si colgono gli echi della cultura militarista americana, con citazione musicale di “Full Metal Jacket” e di “Dottor Stranamore”, ma anche della cronaca internazione, con il richiamo alle torture perpetrate nel carcere di Abu Ghraib dai marine ai danni dei prigionieri, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. C’è un riferimento anche a “Il visconte dimezzato” di Italo Calvino. Una scrittura di scena colta e rigorosa, da cui emerge la potenza manipolatrice e affilata della parola.
Ciro Masella è un generale risoluto e determinato. Cinico e arrogante, è in realtà animato da intenzioni umanitarie: utilizzare la guerra per mandare alla morte i propri soldati, salvando i nemici in nome di un’utopica fratellanza mondiale. A far emergere le profonde contraddizioni del generale è però il tenente, interpretato da Michele Di Giacomo.
Se la prova di Masella è di una fisicità asciutta e di una prossemica rigorosa, e traccia il ritratto sfaccettato di un generale grottesco, il tenente interpretato da Michele Di Giacomo appare aderente ad un immaginario realistico seppur in alcuni momenti un po’ macchiettistico. Ingenuo e baldanzoso, il tenente incarna tutte le sfumature dell’uomo e del soldato fragile e facilmente manipolabile. Nella sua ironia si colgono echi della commedia all’italiana anni Sessanta.
A far da contraltare al generale, c’è anche la soldatessa, interpretata da Marzia Gallo, personaggio evocativo della banalità del male, con l’iniziale posa sorridente in un selfie col nemico catturato e ucciso, angoscioso richiamo a quanto accaduto realmente in Iraq.
Sorretto dalla potenza attoriale di Masella, “Il generale” è uno spettacolo in cui il realismo intreccia una vicenda al limite dell’assurdo. Degna di nota la scenografia curata da Federico Biancalani, esaltata dal disegno luci di Henry Banzi. Domina una grande installazione che riproduce una pianta tropicale stilizzata, così da rendere l’atmosfera esoticamente evocativa e suggerendo la collocazione della vicenda nel Sul del mondo, lì dove l’esercito a stelle e strisce esporta la democrazia con le armi.
In primo piano una semplice scrivania metallica, simbolo di un potere che in quanto tale non ha bisogno di altri orpelli per legittimarsi. Pochi gli oggetti di scena, tra i quali una emblematica pistola e una pianta curata con amore dallo stesso folle generale. Il telefono fucsia sulla scrivania rimanda al linguaggio pop dei protagonisti. Didascalico anche l’uso dei costumi, in particolare per la scelta dell’ultima divisa del protagonista: quella da generale napoleonico.
IL GENERALE
di Emanuele Aldrovandi
regia Ciro Masella
scena Federico Biancalani
costumi Micol J. Medda, Federico Biancalani, Ciro Masella
luci Henry Banzi
suoni Angelo Benedetti
con Ciro Masella, Michele Di Giacomo e Marzia Gallo
produzione Pupi e Fresedde-Centro Nazionale di Produzione Teatrale-Firenze, Uthopia, tra Cielo e Terra
durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Teatro Elfo Puccini, il 25 giugno 2019