Come due ‘vanitas’, termine utilizzato nell’accezione antica con cui si designavano i vasi teschio in cui venivano posti dei fiori per catturare un’assenza, i disegni dell’artista francese Serge Ouaknine e la ricostruzione filmica del “Principe costante”, realizzata da Ferruccio Marotti, tentano di fermare, di far materializzare un soffio.
Se il teatro è di per sé un’arte effimera che si dà nel momento stesso della rappresentazione per poi dissolversi, parlare o scrivere di teatro non può avvenire che sotto forma di una rievocazione; rimangono tuttavia palpabili delle tracce, e sono proprio delle tracce che questa mostra tenta di ripercorrere e di offrire al pubblico.
Grotowski riteneva che il suo metodo di lavoro e di formazione dell’attore, nonché i risultati raggiunti attraverso l’applicazione di questo metodo, fossero intraducibili in qualsiasi altro linguaggio, rispondendo, appunto, solo al linguaggio autonomo del teatro. Ancora più sorprendente è allora il fatto che egli abbia riconosciuto ai disegni di Ouaknine la capacità di aver colto in qualche modo una parte di questa essenza intraducibile.
Si tratta di 87 disegni riuniti in una striscia di carta lunga 13 metri in cui sono fermate, in pochi decisi tratti di carboncino, le sequenze fondamentali del “Principe costante”, che Ouaknine ha individuato durante le prove dello spettacolo e ricostruito in una vera e propria partitura.
Questa striscia è ora visibile all’interno dello spazio appena inaugurato delle Scuderie della Casa dei Teatri, e viene esposta in una singolare interazione con la riproduzione filmica del “Principe costante”. Il filmato, proiettato ininterrottamente all’interno della sala, se non coglie l’unicità irripetibile dello spettacolo, appare tuttavia in grado di dare un’idea di quello che potesse essere. Questo difficile compito è stato raggiunto grazie alla cura di Marotti e di altri collaboratori, che hanno sovrapposto una registrazione audio, “rubata” dallo stesso Marotti durante una rappresentazione al festival dei due Mondi di Spoleto nel 1967, ad un girato muto conservato negli archivi del Teatr Laboratorium. Il sincrono non è stato eseguito sulle parole degli attori, ma sul loro respiro, ricostruito o ritrovato anche grazie alla presenza dello stesso Cieslak durante il periodo di lavorazione romana del filmato.
Il “geroglifico di un soffio” dunque è anche ciò che si è inseguito, mostrando quanto questa citazione di Artaud ben si adatti a fare da titolo a questa bellissima mostra, ricca di documenti fondamentali sul Teatr Laboratorium. Ricordiamo fra le altre cose la presenza, al di là della partitura di disegni, di molti altri schizzi di lavoro dell’artista Ouaknine estremamente indicativi del processo di training svolto a Wroclaw, realizzati per la maggior parte durante le prove per la ripresa di “Akropolis” e dell’ultimo spettacolo di Grotowski, “Apocalypsis cum figuris”.
Orario: fino al 31 marzo ore 10-17. Dal 1° aprile ore 10- 19 dal martedì alla domenica. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Rassegna video il giovedì.