Site icon Krapp’s Last Post

Il Modigliani di Gipo Gurrado, concept album in movimento

Modì (photo: Laila Pozzo)

Modì (photo: Laila Pozzo)

Un musical alternativo che rinnega i modelli americani e si tuffa nelle atmosfere bohémien di una Parigi tra vino e socialismo, con gli echi mesti di una Belle Époque dismessa.
Un lavoro atipico, dodici artisti, dodici canzoni. Dodici quadri, per raccontare l’ultimo inverno di Amedeo Modigliani, artista maledetto dal temperamento eccentrico e dall’indole malinconica.

Che idea bislacca quella di Gipo Gurrado, regista, attore, compositore, anima sonora di Comteatro e Quelli di Grock: raccontare un pittore attraverso la musica. Sarebbe stato possibile il contrario?
Parlare di Modì, e non mostrare neppure uno dei dipinti che l’hanno reso celebre. Pennellate di plettro, grumi di note. Un ensemble coeso. Eppure il “Modì” che abbiamo visto in scena a MTM Teatro Leonardo di Milano con gli Odemà (Enrico Ballardini, Giulia D’imperio, Davide Gorla) più Federica Bognetti, Lucia Invernizzi, Chiara Muscato, Ilaria Pastore, Daniele Turconi, è opera essenziale, affatto irriducibile ai modelli a stelle e strisce che viaggiano da “Grease” a “Sister Act”. Niente orpelli o costumi appariscenti; niente coreografie da kolossal né scenografie pompose.

Questo concept album in movimento usa le canzoni in modo teatrale. Di Modigliani tratteggia soprattutto la persona. La breve vita di Modì fu misera e tormentata; le sue opere, svendute sotto l’assillo del bisogno, raggiunsero prezzi altissimi solo dopo la sua morte per tubercolosi, nell’ospedale della Charité di Parigi, il 24 gennaio 1924. Il giorno dopo, la sua compagna Jeanne, incinta di nove mesi, si tolse la vita gettandosi dalla finestra. L’epilogo shakespeariano è il climax della pièce.

Le coreografie di questo lavoro nostalgicamente brioso sono disegnate anche dai costumi e dalla scena sfumata, da vecchia foto ingiallita. Gurrado dipinge l’intimità domestica (rappresentata da un talamo coniugale a sinistra del palco) e, in una specie di montaggio in parallelo, un esterno popolato e vivace.
I protagonisti sono presentati in maniera essenziale. La quotidianità svela l’umanità dei protagonisti. Piccole miserie, e quel senso di precarietà interiore, sospeso nell’aria, così affine alla condizione esistenziale degli artisti dei nostri tempi.

Paesaggi di luce (disegnati da Monica Gorla) tra alba e crepuscolo. Aleggia un che di leggero. Tracce d’umorismo provano a smorzare i toni elegiaci all’esistenza. La musica evoca la poetica di Modì, ritmi lineari di taglio modernissimo.

Gurrado articola timbriche, melodie e armonie. Il segno trasfigura l’immagine secondo una sequenza musicale di curve intensa e smaltata, con accordi istintivi e tuttavia audaci. La ritmica del suono è nitida. Alle chitarre e al contrabbasso, suonati dallo stesso Gurrado, si uniscono il violoncello di Saverio Gliozzi, il pianoforte di Mell Marcone, la batteria di Mauro Sansone.

Il team degli attori è scelto in base alla capacità di essere interpreti canori. Eppure tutti cantano senza cantare. Il pubblico dimentica che sta assistendo a un musical. Recitazione e musica sono impasto ibrido. Parole e brani musicali si confondono. L’intreccio capita come qualcosa di accidentale, in antitesi a quanto si vede nei musical tradizionali, e negli stessi lavori di Grock, dove l’atto del cantare viene esibito ed enfatizzato, e spesso è affidato a un cast senza particolare talento musicale.

Qui, invece, il corpo e la voce procedono a tratti su binari paralleli, senza ridondanze didascaliche. La sfida di Gurrado e del cast è di sfruttare il coinvolgimento emotivo che solo la musica riesce a dare, senza cadere nello stereotipo dell’esibizione fine a sé stessa.
Gli attori (Ballardini in testa, finalmente valorizzato nel suo ruolo naturale) incarnano alla perfezione questo stile, riuscendo a trattare artisticamente argomenti normalmente lontani dal background del musical.

MODÌ. L’ULTIMO INVERNO DI AMEDEO MODIGLIANI
autore, regia e musiche Gipo Gurrado
con Enrico Ballardini (Amedeo Modigliani), Federica Bognetti (Eugénie Garsin; un modella), Giulia D’Imperio (Kiki de Montparnasse), Davide Gorla (Léopold Zborowski), Lucia Invernizzi (una modella), Chiara Muscato (Jeanne Hébuterne), Ilaria Pastore (Laura Garsin; una modella), Daniele Turconi (Maurice Utrillo)
chitarre e contrabbasso Gipo Gurrado
pianoforte Mell Morcone
violoncello Saverio Gliozzi
batteria Mauro Sansone
assistente alla regia Elena Scalet
luci Monica Gorla
scene e costumi Stefania Coretti, Maria de Marco, Vittoria Papaleo
movimenti scenici Lia Courrier
audio Gabriele Simoni (Indiehub)

durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 4’ 30”

Visto a Milano, Teatro Leonardo, il 14 aprile 2016

Exit mobile version