Al festival Attraversamenti multipli di Roma una versione site specific della coreografia debuttata lo scorso anno
Solo pochi metri dietro di lui, l’acquedotto del Parco di Tor Fiscale: Nicola Galli sta in scena a torso nudo, accucciato come un dio in attesa, con una maschera sul volto.
Quella porta che insisteva sulla scena del suo “Il mondo altrove” nella versione con quattro danzatori, debuttata l’anno scorso a Polverigi, si trova ora “impetrata” in uno dei ripetuti archi romani del parco, per la versione site specific della stessa produzione.
Se la distanza, la penombra rapidamente crescente ce ne permettono la lettura, la maschera sembra avere la tessitura di un palinsesto, una griglia su cui sono applicate pietre scure ma rilucenti (c’è dell’oro?) e sembra avere un doppio paio d’occhi più chiari.
La scena è appunto il parco, la luce sta lentamente calando, così la canicola spaventosa della primavera del più esplicito global warming.
Un dio piccolo, dalla maschera incaica, è dunque al primo sguardo Galli, a onta del fisico poderoso di ex ginnasta che continuamente riconfigura in equilibri diversi, in un percorso coreografico pieno non nell’elevazione e nel balzo ma nella sequenza interrogativa dei rapporti tra arti, busto, capo, di un suo virtuosismo, di un linguaggio personale ma carico di memorie.
Quegli equilibri che ricerca nel passo accucciato, nel gesto del braccio proteso, la teatralità curiosa, scimmiesca con cui afferra nove oggetti in terra (sassi? enormi pepite testimoni di un’eredità divina? idoli essi stessi?) lo fanno sembrare ora un satiro in azione nel territorio di confine che sta tra la civiltà e la natura intatta, i sobborghi, ora un Arlecchino, anche quello mezzo scimmia mezzo uomo, ora appunto un dio precipitato. In ogni caso, la duplicità della natura è il suo tratto distintivo.
Il cerchio led attorno a cui opera la sua sistemazione dei nove oggetti, forse sacri, è illuminato nel contorno, e l’ingresso in tale spazio, dalla forma simbolica per eccellenza, segna un momento drammaturgico di svolta del lavoro. Un lavoro andato in scena per Attraversamenti Multipli, lo storico festival ormai ventunenne curato da Margine Operativo (Alessandra Ferraro e Pako Graziani), itinerante da sempre, che si sparpaglia tra il quartiere romano del Quadraro, il parco di Tor Fiscale che ne segna il confine occidentale, e la cittadina reatina di Toffia, nei weekend di giugno. Un programma, quest’anno, particolarmente stimolante, che mette insieme i nomi più interessanti di teatro, circo, danza e musica (Roberto Latini, Spellbound, Lacasadargilla, Francesco Leineri, Salvo Lombardo, Carlo Massari, Daniele Ninarello…).
Il “rito” teatrale prefabbricato messo in scena per un pubblico che si limita a guardare, il luogo comune del gesto esteriore, la paccottiglia, la riproduzione di una dimensione che non è possibile ridurre a procedura ma solo sperare di evocare, il misticismo confuso ed esornativo sono, in “Il mondo altrove”, rischi prontamente sventati.
Galli opera con sicurezza sia drammaturgica che coreografica, tanto che, con naturalezza – e con una certa dose di quell’erotismo libresco che avvicina le sue scelte a quelle dei padri, quasi conterranei, della cesenate Socìetas – non adotta un generico sottofondo musicale etnico, fumoso, né si arrende al puro silenzio, ma adotta le complesse, ansimanti sonorità del Giacinto Scelsi orchestrale (potrebbe trattarsi dei “Quattro pezzi” su una sola nota), con il loro andamento immobile di ricerca insistita sopra un punto, verticale come una goccia che debba farsi strada.
Così, nella scia del lucidissimo “De rerum natura” su Ligeti, Penderecki e Xenakis, coreografato per la Compagnia Junior del Balletto della Toscana, Galli riesce con onestà, senza ruffianate né smargiassate, a operare un affondo sul limite dell’uomo e della natura grazie al gancio di una scelta musicale colta, traduzione di un gesto culturale proteso a tutti gli “altrove” possibili, esente da superficiali mascheramenti, da rimasticamenti e automatismi. La musica lo mette alla prova (riuscita) di una restituzione dall’interno del processo del rito, in un corpo più di una volta tentato dall’atto sconsiderato di penetrare esso stesso nella terra, avvitandosi sulla sua superficie, come spinto dalla ricorrenza, dalla persistenza delle note “senza trama” di Scelsi.
Il corpo, che ha calamitato su di sé immaginari classici (un giovane Teseo?), infine si confonde, ormai solo silhouette, con gli archi, oltre i quali le nuvole portano sfilacciati gli ultimi rimasugli del tramonto; ritorna alle nove reliquie, le compone in forma di scultura zen (in questa versione non restano altri riferimenti al Giappone del Nō, data la sparizione del pino tradizionale di sfondo, ricamato in filo d’oro su un velo). Su quei nove pezzi di roccia che scaricano sulla terra le loro masse, Nicola Galli si inerpica e trova quello che è forse l’ultimo equilibrio possibile, in un atto insieme di piana elevazione e raggiunta staticità, definitivo come una decima pietra.
Il mondo altrove: una storia notturna
produzione: TIR Danza, stereopsis
co-produzione: MARCHE TEATRO / Inteatro Festival, Oriente Occidente
coreografia, danza e costumi: Nicola Galli
residenze artistiche: DID Studio / Ariella Vidach, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave / Kilowatt), Oriente Occidente Studio_Passo Nord
con il supporto di: Festival Ammutinamenti / Cantieri Danza
durata: 35′
applausi del pubblico: 1’ 30’’
Visto a Roma, Parco di Torre del Fiscale, il 15 giugno 2022
Attraversamenti multipli