Arianna Scommegna e Ambra Angiolini in uno spettacolo che parla di bullismo e relazioni tra adolescenti e adulti
Ti accorgi che c’è la guerra anche a teatro. Te la porti dentro. E se anche volessi metterla da parte per quell’ora e passa dello spettacolo, il suono di una sirena ti ferisce proprio mentre calano le luci in sala.
Segue un messaggio audio: «Quella che avete appena sentito è una sirena d’allarme, ma ad essa non farà seguito nessun colpo di cannone, nessuno strepito di mitragliatrice, nessuna esplosione di bombe, perché si tratta di un suono registrato, di un suono finto. Purtroppo, quello vero è tornato a risuonare in molte città abitate da donne, uomini e bambini che fino a ieri andavano a teatro, al cinema o a un concerto, proprio come noi stasera. Abbiamo deciso di introdurre lo spettacolo che sta per cominciare con questo suono per dire che il mondo del teatro italiano non è indifferente alla tragedia che si sta consumando in queste ore, che ripudia la guerra e che si stringe con commozione e solidarietà al dolore delle vittime».
Identificarsi. A questo serve il teatro. La proposta della sirena, nata da Andrea De Rosa, direttore di TPE – Teatro Piemonte Europa, è stata accolta anche da Andrée Ruth Shammah del Teatro Franco Parenti di Milano, dove va in scena “Il nodo”, testo del 2013 di Johnna Adams (traduzione di Vincenzo Manna ed Edward Fortes), regia di Serena Sinigaglia.
Quello in scena tra le due attrici Ambra Angiolini e Arianna Scommegna è un altro conflitto, psicologico e verbale, senza soluzione di colpi, che tiene con il fiato sospeso e lascia una sensazione di gelo sulla pelle e nell’anima.
“Il nodo” è l’incontro tra una madre in lutto e un’insegnante di prima media. A colpire è anche la scenografia di Maria Spazzi: il pavimento sfasato, rigonfiato, a formare una collinetta su cui sono sistemati banchi di un verde asettico. Un’aula senza cattedra e senza pareti, ma avvolta da un buio spettrale. Quello che va in scena è un dramma dell’inquietudine e del dolore. Ti senti sempre in bilico, sempre sul punto di precipitare.
Trepidazione, pathos, suspense. Al centro il caso di Gidion, dodicenne sacrificato al bullismo, all’innocente cattiveria dei coetanei. O forse è stato egli stesso carnefice, al centro della contesa tra le due donne.
“Il nodo” è un’escalation di rivelazioni agghiaccianti. Corryn (Angiolini), la madre di Gidion, si presenta a un appuntamento fissato da qualche tempo a scuola dopo una sospensione comminata al figlio. Eppure Heather, l’insegnante (Scommegna), rimane di sasso. A esasperare gli animi c’è poi l’assenza della preside, che ha preso un giorno di ferie. Corryn ed Heather cercano di dare un significato a una scelta di Gidion che non vi riveliamo. Esse sono spalle al muro, costrette a fare i conti con i rispettivi sensi di colpa.
Heather è colpevole di aver incrociato il disagio di Gidion e di non averlo capito. Aggredita dagli alunni, dalla solitudine e dalla vita, cerca di nascondere il proprio senso d’inadeguatezza dietro la maschera della deontologia professionale.
Ancora più cupa e irredimibile è la solitudine di Corryn, impotente di fronte alla difficoltà di crescere un figlio senza nessuno su cui contare. Il modo aggressivo con cui affronta l’insegnante assume toni parossistici.
La pièce ha l’andamento di un match di boxe. Corryn mette alle corde Heather, ma non per questo è al riparo dai ganci dell’avversaria. Si sconfina ripetutamente nel giallo e nel noir. Il ritmo è incalzante. Avvertiamo una sensazione di asfissia e schiacciamento, dilatata da un perenne tic-tac d’orologio che, come un metronomo, scandisce un tempo sospeso. Sul finale il bandolo si dipana, ma i nodi essenziali restano irrisolti.
Le due donne sono con le spalle al muro. Il dialogo è un duello senza soluzione di colpi. Tutta la vicenda – tremenda, irreparabile – arriva allo spettatore come un pugno nello stomaco.
“Il nodo” ci inchioda poiché scandaglia l’area grigia delle relazioni insegnante-studente e genitore-figlio. Infierisce anche sulle falle del sistema scolastico e della questione della libertà di espressione. Pone domande complesse: la preadolescenza è l’età dell’innocenza, oppure rappresenta la perdita dell’innocenza? Fino a che punto si può riconoscere libertà d’espressione a un bambino? Esprimere in un testo contenuti violenti, truculenti, è uno sfogo letterario oppure è il viatico a una violenza da agire? O magari è indice di un disagio che va intercettato, accolto, elaborato? Dove entra in gioco la responsabilità dell’insegnante quando le parole dette o scritte da un alunno sono di una brutalità tale da indurre a un provvedimento disciplinare?
Sono tanti i dilemmi toccati da questo potente dramma. Alcuni vengono sviscerati e approfonditi, altri appena sfiorati. Tra le due donne è una battaglia di assertività e personalità. È un climax d’irruenza. Le difese cadono. Entrambe le contendenti credono di avere ragione. Entrambe si sentono colpevoli. Entrambe sono costrette a fare i conti con una vita dura. Il sottotesto dello spettacolo è l’inadeguatezza degli adulti a proteggere i propri ragazzi, l’incapacità di garantire la loro libertà di crescere.
Colpisce la prova di due interpreti dal retroterra così differente. Arianna Scommegna, attrice di scuola tra le più profonde della scena italiana, è un’insegnante sconvolta. La sua è una tristezza straziante. Eppure difende strenuamente le proprie azioni.
Ambra Angiolini è tra le rare attrici capaci di spaziare dalla musica leggera alla televisione, al cinema, al teatro. Qui è una docente universitaria dal pensiero libero, dallo spirito indipendente. Ambedue oscillano tra aggressività e vulnerabilità, mentre la storia vira verso direzioni imprevedibili.
Su un banco campeggia un nodo gordiano, simbolo di un’unione da tenere o allontanare. L’immagine del taglio del nodo si riferisce alla via più veloce e al di fuori delle regole per ottenere uno scopo prefissato.
“Il nodo” è un dramma avvincente ed esplosivo che aspira alla catarsi senza poterla mai pienamente raggiungere. Non fornisce una soluzione plausibile per nessuna delle due donne.
È difficile anche per chi lavora nella scuola stabilire quanto questa pièce sia attendibile. Certo a tratti pare esasperata, fin troppo cupa e raggelante. Eppure, scritta da Johnna Adams nel 2013, appare veritiera ed efficace proprio nella nostra epoca, con due anni di pandemia che hanno sgretolato le certezze dei ragazzi. E ora, ad accentuare le loro fragilità, si aggiunge il nodo gordiano della guerra. Sta di fatto che sono raddoppiati tra i ragazzi i casi di depressione e autolesionismo, fino al suicidio. Sono anche in aumento i fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
“Il nodo”, con la sua ricca drammaturgia interpretata in modo credibile da due bravissime attrici, ben dirette da Serena Sinigaglia, richiama gli insegnanti all’essenza più alta del loro compito. Davanti a sé essi non hanno una classe, ma tante facce da guardare negli occhi a una a una. Senza nascondersi dietro la scusa che non sono psicologi. Perché basta essere donne, uomini, per accorgersi della sofferenza che vela lo sguardo di un altro essere umano.
Prossime repliche a Ferrara (11-13 marzo), Tortona (14 marzo), Cuneo (15 marzo), Saluzzo (16 marzo), Vercelli (17 marzo) e Bologna (18-20 marzo).
IL NODO
con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna
di Johnna Adams
traduzione di Vincenzo Manna e Edward Fortes
con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna
regia Serena Sinigaglia
scene Maria Spazzi
costumi Erika Carretta
light designer Roberta Faiolo
musiche Mauro Di Maggio e Federica Luna Vincenti
aiuto regia Gabriele Scotti
produzione Società per Attori e Goldenart Production
durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 4 marzo 2022