“Il paradosso è che proprio questo teatro oggi rischia la chiusura e paga il prezzo della sperimentazione, affannando dietro i costi di gestione, che di artistico non hanno nulla ma con cui ogni mese dobbiamo fare i conti”.
Era il 28 novembre 2011, e quasi tre anni esatti son passati. Su Klp si parlava già allora delle difficoltà delTeatro Sancarluccio di Napoli. E ad esporle era Egidio Mastronimico, all’epoca direttore. Dalla previsione di rischio al suo reale avvenimento trascorsero poi ancora quasi due anni sotto sfratto.
Nel settembre 2013 Mastronimico dichiarava a Il Mattino di Napoli la fine di quest’esperienza: “Il piccolo teatro è abbandonato al suo destino senza l’aiuto di nessun ente pubblico o imprenditore privato. Tra due martedì consegneremo le chiavi”.
Così, a seguito dello sfratto esecutivo, dopo quarantuno anni di attività, il teatro mise all’asta gli arredi, pezzi di storia di un luogo che aveva visto passare nomi comeTroisi, Moscato, Martone, Lo Cascio e tanti altri personaggi divenuti celebri.
Qualche mese dopo, a dicembre 2013, arrivava la notizia: il Sancarluccio riapre le porte e annuncia per il 25 dicembre una nuova stagione.
A prendere le redini dello storico teatro, ribattezzato Nuovo Sancarluccio, è Bruno Tabacchini, impresario teatrale e autore, che rileva lo spazio e lancia la nuova stagione, dal taglio decisamente diverso. Si punta sul comico e in cartellone si leggono tanti protagonisti del panorama napoletano, tra cui Vincenzo Salemme, Gea Martire, i Virtuosi di San Martino, Rosaria de Cicco… Secondo Tabacchini è un ritorno alle origini di questo piccolo teatro da un’ottantina di posti, a quella tradizione comica che ha visto passare di lì nomi come Benigni e Mastelloni.
E’ certo un bel cambio di rotta, che saluta il contemporaneo che Mastronimico aveva abbracciato per sterzare verso la tradizione comica partenopea. Per “pagare il prezzo della sperimentazione” bisogna fare i conti con la ‘popolarità’. Il popolo napoletano ha bisogno di ridere, distrarsi, alleggerirsi. E così, il nuovo teatro diretto da Tabacchini scende in campo con una linea più morbida e leggera. Spazio alla napoletanità, nel tentativo però di amalgamarla anche a laboratori e attività collaterali, con qualche spunto di riflessione.
E’ in quest’ottica che ieri si è aperto un ciclo d’incontri, “Teatro e psicoanalisi”, curato dalla psicologa-psicoterapeuta Alessia Pagliaro, appassionata di teatro sin da piccolissima. Forse in pochi lo sanno, introduce Pagliaro, ma «è stato Freud stesso a collegare la sua teoria psicoanalitica ai personaggi della tragedia greca per descrivere le dinamiche inconsce». Ed è sulla scia del padre della psicoanalisi che nasce la spinta a condurre il pubblico in una discussione post-spettacolo per stimolarlo a far emergere impressioni, emozioni e riflessioni suscitate da quanto visto in scena. Un modo di utilizzare il teatro non come mezzo per capire chi è il personaggio sul palco, ma per capire chi è colui che siede in platea.
Quattro gli incontri proposti, su altrettanti spettacoli, che «avranno come filo conduttore quattro concetti capisaldi della teoria psicoanalitica – prosegue la psicologa – Sublimazione, evoluzione, desiderio, identità».
Attraverso la leggerezza dei testi e il taglio ironico delle interpretazioni, gli spettatori saranno condotti in un dibattito goliardico e naturale, assicurano gli organizzatori.
Guidati da una psicoterapeuta giovane e sorridente (ben lontana dalla figura dell’analista anziano e distante) saranno invitati a riflettere su se stessi, “sfatando lo spauracchio del terapeuta distante e imbalsamato che ascolta il paziente sdraiato sul lettino”.
Ad aprire i dibattiti ieri sono state Nunzia Schiano e Miryam Lattanzio con «Femmène». Il 14 dicembre seguirà «Pop antico» con Massimo Andrei, nella veste di cuoco molecolare che riscopre il valore della tradizione, ancora una volta culinaria, per trasformarla e portarla verso un’ulteriore evoluzione.
Nel 2015, il 1° febbraio, sarà la volta di «Vulio», monologo con Gea Martire che tratterà il concetto del desiderio: sarà lo spunto per guidare gli spettatori a capire quali sono i loro desideri più inconsci, per liberarsi dell’io imposto dalla società e scoprire quello più profondo, nascosto in ognuno di noi.
Infine l’8 marzo «Almost famous – ovvero io e le donne», con Rosaria de Cicco, affronterà il tema dell’identità. Prendendo l’importanza che ha per un attore la propria stabilità mentale, si rifletterà su quanto sia vitale non perdere la propria identità personale tra le varie maschere che spesso indossiamo.
E a proposito di riflessioni, proprio nei giorni in cui a Roma è arrivato lo sfratto del Teatro Eliseo con l’annullamento dello spettacolo di Emma Dante, e alla luce di quanto accaduto al Sancarluccio – vicenda che inevitabilmente fa pensare all’Eliseo -, crediamo ormai non basti più fare appello alle istituzioni affinché scendano in campo per interventi reali all’interno del sistema teatrale italiano.
Da parte nostra, Klp cercherà di offrire maggiori spazi di riflessione attorno a quanto sta accadendo a Napoli e non solo, per denunciare situazioni ormai al collasso e raccogliendo testimonianze tra chi è da tempo nel settore e fatica a restarvi, o chi prova con difficoltà ad entrarvi. E partiremo proprio dal tornare ad ascoltare la voce di Egidio Mastronimico.