Il Presidente di Bernhard. Cerciello e l’ambizione (senza tempo) al potere

Cecilia Lupoli e Paolo Coletta
Cecilia Lupoli e Paolo Coletta
Cecilia Lupoli e Paolo Coletta (photo: Angelo Maggio)

Come può essere rappresentato il potere? Ce lo racconta Carlo Cerciello, regista e fondatore del Teatro Elicantropo di Napoli, che l’ha messo in scena servendosi del testo di Thomas Bernhard “Il Presidente – ovvero ambizione, odio e nient’altro”, debuttato alla XII edizione del festival Primavera dei Teatri.

Come potrebbe essere messo in scena il potere, ci si chiedeva. Attraverso i fatti, oppure attraverso la parola. E in questo caso la scelta è ricaduta sulla seconda ipotesi, dando voce a coloro che si trovano al vertice della piramide sociale.

È infatti proprio una struttura conico/piramidale – fulgida trovata dello scenografo Roberto Crea – a dominare la scena, al cui vertice troviamo la moglie del Presidente, che parla senza tregua del fallito attentato contro il marito, dove invece è rimasto ucciso il suo amato cane e un colonnello.

Dal flusso ininterrotto delle parole, condotto con abile maestria da Imma Villa vestita a lutto, emerge una società impregnata di maschilismo, fallocentrica, dove la donna è ridotta ad essere solo un oggetto (non più del desiderio).
A sua volta, la donna di potere, non potendo comandare, si limita a seviziare la domestica, vittima silenziosa che cova grande rabbia, costretta ad arrampicarsi lungo la piramide/gonna per offrire i suoi servizi.

Figura omologa alla governante è il figlio assente del Presidente, un anarchico, probabilmente l’autore dell’attentato. Due figure che, in silenzio, si preparano a reagire.

Nella seconda parte troviamo protagonista lui, il Presidente (Paolo Coletta), con l’amante. I due, in una stanza d’albergo, intrattengono una languida conversazione, completamente vestiti, all’interno di una vasca da bagno.
Districandosi tra frutti e ortaggi di gomma, il Presidente stordisce la sua attricetta con un monologo ruffiano e autoritario a cui lei assiste ammutolita, assecondando il volere del suo amante: non le interessa ribellarsi, ma solo diventare prima o poi qualcuno.

Il testo di Bernhard, del 1975, risulta terribilmente attuale, rappresentando la dissolutezza e l’idiozia di un potere depravato, ignorante, che appassisce tutto quel che tocca con mano. Le tre figure che gravitano attorno al Presidente e a sua moglie, compreso il figlio, incarnano tre caratteristiche comportamentali del popolo, tre modi di recepire questo tanto agognato potere.

Il regista sul finale decide di non mostrare il Presidente morto, ma affida alla domestica e all’attrice una dichiarazione della giornalista e terrorista tedesca Ulrike Meinhof sullo sfruttamento della donna nella società maschilista.

Rimane in bocca il sapore di una rappresentazione importante e attuale, ben orchestrata da Cerciello nonostante la difficoltà del testo, supportata da validi attori tra cui, repetita iuvant, Imma Villa, che ha letteralmente inchiodato gli spettatori alla poltrona col suo monologo dal ritmo sostenuto.

IL PRESIDENTE ovvero ambizione, odio e nient’altro

di Thomas Bernhard
regia: Carlo Cerciello
con: Paolo Coletta, Imma Villa, Paola Boccanfuso, Cecilia Lupoli
scene: Roberto Crea
costumi: Daniela Ciancio
musiche: Paolo Coletta
disegno luci: Cesare Accetta
durata: 1h 10′
applausi del pubblico: 2′ 05”

Visto a Napoli, Teatro Elicantropo, il 27 dicembre 2011

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