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Il Principino di Nirchio e Signorile, breve cronaca familiare dal Sud

Vito Signorile ne Il Principino

Vito Signorile ne Il Principino

Dopo essersi misurato felicemente nell’impersonare il poeta statunitense Charles Bukowski in “Blue Bird Bukowski” per la regia di Licia Lanera, Vito Signorile, monumento inossidabile del teatro barese, attore, regista e direttore artistico dei Teatri di Bari, si è gettato a capofitto in una nuova eccellente prova d’attore ne “Il Principino”, guidato dalla regia di Damiano Nirchio, che ne scrive anche il testo, ispirato al “Piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, “breve cronaca familiare da un trivani vista ciminiere”, questo il sottotitolo, a cui abbiamo assistito al Nuovo Teatro Abeliano.

La vicenda raccontata dallo spettacolo si svolge in modo significativo nel giugno millenovecentottantuno, negli stessi giorni in cui l’Italia intera si fermò davanti alla televisione con il fiato sospeso per la sorte del piccolo Alfredino Rampi, caduto in un pozzo a Vermicino.
Siamo in un modesto appartamento nella periferia-dormitorio di una grande città del Sud, forse Bari.
Ma fuori dalla finestra, prima ancora del mare e del bianco accecante della Puglia, c’è la Cementifera Fibronit che emana un sentore di morte, una sabbia che si deposita su tutte le stanze del piccolo appartamento. Qui vive un vecchio signore, ormai segnato dall’alzheimer, perennemente davanti a una tivù sempre accesa, preso da una malattia che gli confonde lo spazio e il tempo, lasciandogli qualche breve interstizio di lucidità. Vive solo, di tanto in tanto la pietosa figlia dei vicini compare per aiutarlo nelle faccende domestiche.
Quand’ecco che ad un certo punto ricompare, dopo parecchio tempo dall’ultima volta, suo figlio, che se n’è andato al Nord per rifarsi una vita, per sfuggire da quella realtà così inerte e terribile, iroso verso un padre che non ha voluto salvare la madre malata, preferendo comprare una piccola casa; e illuso – con il trasferimento – di poter aspirare ad una condizione economica migliore, come del resto era sogno comune di molta povera gente in passato.
Per l’anziano il figlio rimane comunque l’eroe del libro che sta leggendo, una specie di principino a cui chiedere, come nel capolavoro dello scrittore francese, di disegnargli una pecora. Alla fine arriverà in scena un bambino vero (Gabriele Milillo) ad illuminare tutto il buio che ci ha accompagnato nello spettacolo.

Ma in questo lavoro c’è troppa carne al fuoco; i riverberi narrativi del “Piccolo Principe” spesso faticano ad incunearsi in una drammaturgia già ricca di molte problematiche. Anche la scenografia si nutre di troppi segni, con i mobili coperti di polvere posizionati su piccole superfici rotonde che rimandano similmente ai pianeti del romanzo e nel medesimo tempo ai pozzi artesiani di Vermicino, dove Alfredino sprofondò.
Rimane comunque, a fine spettacolo, negli occhi e nel cuore, la desolazione della piccola stanza con i ricordi di un piccolo, grande uomo che combatte contro una malattia inesorabile e contro le ombre del passato, consapevole di aver amato quel figlio sino in fondo.
Anna de Giorgio e Danilo Giuva affiancano lodevolmente Vito Signorile, che ancora una volta concede una prova d’attore vibrante e piena di pathos che lo consacra attore a tutto tondo, meritevole degli applausi scroscianti che lo accompagnano a fine replica.

IL PRINCIPINO – breve cronaca familiare da un trivani vista ciminiere
con Vito Signorile, Anna de Giorgio, Danilo Giuva
drammaturgia e regia Damiano F. Nirchio
Teatri di Bari – Gruppo Abeliano – progetto Senza Piume

Visto a Bari, Nuovo Teatro Abeliano, il 5 aprile 2019

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