A chiudere la settimana di spettacoli delle rassegna veneziana “Teatro in tempo di crisi” è stato “Il ragazzo dell’ultimo banco” di Juan Mayorga, curato dal regista Adriano Iurissevich.
E a proposito di crisi, calza a pennello il testo dell’autore contemporaneo attualmente tra i più rappresentati in Spagna e all’estero, che fa dell’ultima fila “il posto migliore: vedi tutti e nessuno ti vede”.
I protagonisti della storia sono Claudio, allievo diciassettenne, e Giordano (interpretato dallo stesso Iurissevich), suo insegnante di lettere. In un crescendo di legami e ruoli affettivi, il maestro – da figura rigida e accademica – passerà a quella di lettore incuriosito dai temi del ragazzo, fino a sostituirne la figura del padre assente. Contemporaneamente Claudio, stanco del suo disagio economico e sociale, saprà integrarsi nella famiglia dell’amico Max, ricca e borghese, osservandola prima con invidioso disprezzo, per poi arrivare a farne parte, notte e giorno.
È attraverso lo stereotipo della famiglia arricchita e del ragazzo emarginato che Mayorga riesce a fare di una storia apparentemente banale strumento di critica sociale, cadenzando la vicenda con battute ironiche e taglienti.
Ma parallelamente a questo piano ce n’è un altro più intimo, che ruota attorno ai bisogni di un ragazzo in piena crisi adolescenziale. Sarà grazie alla scoperta del piacere di scrivere che Claudio riuscirà a costruire un suo mondo, diverso da quello in cui vive, cercando l’affetto di un maestro/padre e di una madre, quella di Max, che nonostante il suo “inconfondibile odore di donna di classe media” diverrà oggetto dei suoi desideri.
In un testo che vuole farsi portavoce di denunce, rimangono ambigui i protagonisti. Il “maestro ideale” da prendere a modello degenera sempre più in uno scrittore mancato, che cerca con frustrazione d’imbrigliare il supposto talento dell’allievo. L’allievo, d’altro canto, da “ragazzo dell’ultimo banco”, silenzioso e attento osservatore della distorta società, ne diventa preda, assumendo tratti maniacali poco rassicuranti. Così, quelli che avrebbero dovuto essere personaggi “malati”, si rivelano inermi pedine mosse dalla fantasia del ragazzo e dal suo maestro-complice. Regista e aiuto-regista, insomma.
Risolta con un buon escamotage è la scenografia, curata da Gaia Dolcetta, che ospitando insieme sul palco tutti gli ambienti, evita cambi scena e interruzioni, grazie anche all’uso delle luci ben studiate da Alessandro Scarpa. Una soluzione scenica funzionale alla regia: lo spazio quasi interamente occupato da arredi ed oggetti limita l’azione dei personaggi, obbligando fermi immagine cinematografici che aiutano a rendere visibili i salti temporali della narrazione. La staticità dei personaggi, “bloccati” tra le scene, permette allo spettatore di carpire le sfumature del testo, che risulterebbe altrimenti un po’ noioso.
Ad affiancare Iurissevich è Francesca D’Este, nel ruolo di Giovanna, moglie e fidata consigliera, per un duetto matrimoniale che riporta alla mente la coppia Vianello/Mondaini, tra le sgridate amorevoli di lui e i divertenti isterismi di lei. Giovane il cast di attori, composto anche da Alessio Bobbo, Mario Pola, Giulio Canestrelli e Francesca Bindelli, che riescono a destreggiarsi agilmente in un testo di certo non semplice.
Far emergere la crisi della nostra società, a partire dai banchi di scuola, è forse il migliore inizio per provare a cambiarla. Nonostante i temi da scrivere e correggere siano ancora tanti.
Il ragazzo dell’ultimo banco
di Juan Mayorga
con: Adriano Iurissevich, Francesca D’Este, Francesca Bindelli, Giulio Canestrelli, Alessio Bobbo, Mario Pola
luci: Alessandro Scarpa
scene e costumi: Gaia Dolcetta
regia: Adriano Iurissevich
una produzione Veneziainscena, Questa Nave
durata: 2 h
applausi del pubblico: 1′ 47”
Visto a Marghera (VE), Teatro Aurora, il 24 aprile 2010