Lo studio sul mito di Medea è iniziato nel 2004 a Berlino, successivamente a due felici collaborazioni tra il quarantenne regista campano Antonio Latella e la performer e acrobata tedesca Nicole Kehrberger.
Il testo di Euripide, che attinge al mito tragico per eccellenza e dal 431 a.C. alimenta riscritture e reinterpretazioni, funge in realtà solo da pre-testo per questo appassionante ed appassionato studio, diviso in tre capitoli integrati fra loro eppure autonomi.
Il primo indaga il rapporto di coppia tra Medea e Giasone, il corteggiamento, la passione, il gioco erotico, il piacere, il dolore del parto, lo scontro e l’abbandono.
Tutto sembra convergere attorno al talamo nuziale: una struttura di letto matrimoniale in ferro battuto che viene montata e smontata fino all’ossessione e diventa alcova d’amore ma anche gabbia su cui arrampicarsi, ring, prigione.
Il secondo capitolo medita il passaggio di Medea da moglie-amante a madre e matricida. I due figli attraversano le varie fasi di crescita, dall’allattamento come cuccioli di animale, alla scoperta della sessualità e la perdita dell’innocenza, il forzato allontanamento reciproco, i giochi da grandi come il fare la guerra.
Il terzo capitolo affronta infine l’ascesa di Medea al divino, attesa in una sorta di camposanto di tutti i figli morti del mondo, tra cui anche i suoi, che agiscono ora tramite marionette.
“Studio su Medea” è uno spettacolo denso ed intenso, che mira ai sensi oscuri dello spettatore, impastato con il sudore e la carne nuda degli attori, e a volte imbarazzato proprio da queste nudità. Le azioni lampanti ed esplicite, il contatto disinibito fra la carne, gli umori degli interpreti.
Come sottolinea lo stesso regista, si tratta di “puro teatro di ricerca”: una ricerca nata da una vera e propria urgenza e che viene portata avanti da anni, rendendo l’allestimento un’opera in continua fase di riscrittura, per un “Lavorare sul tragico e sul verbo inteso come carne, come corpo”.
Questo presupposto si traduce in scena con una drammaturgia del corpo degli attori: un corpo che racconta, evoca, agisce ed esprime ben oltre la parola, qui ridotta al minimo, purificata, come fosse “s-letterarizzata” e resa universale. Una parola che a tratti assume la valenza di suono gutturale, preistorico, ancestrale; mentre altre diventa lingua del mondo, o ancora viene distillata nella semplice declamazione dell’alfabeto greco, fino a diventare il leit motiv sonoro dello spettacolo: la parola prima e necessaria.
Il resto è tutto in quei corpi nudi che sembrano animali, che agiscono lo spazio scenico tramite un rito capace di sacralizzare e dissacrare insieme.
STUDIO SU MEDEA
regia di Antonio Latella
con Nicole Kehrberger, Michele Andrei, Giuseppe Lanino, Emilio Vacca
elaborazione drammaturgica: Federico Bellini
musiche: Franco Visioli
luci: Giorgio Cervesi Ripa
costumi: Rosa Futuro e Tobias Marx
movimenti coreografici: Rosario Tedesco
durata: 3 h
applausi del pubblico: 3′ 43”
Visto ad Ancona, Teatro Sperimentale, il 9 maggio 2008
Bello questo parallelo con Chaliln… scusa… Chaplin.
Studio su Medea, di Antonio Latella è lo spettacolo teatrale più bello che io abbia mai visto. Emozione allo stato puro.
La scena con le marionette mi ha emozionato e commosso quasi quanto “Il Monello” di Chaliln.