Il teatro in Italia. Pochi soldi per pochi?

money and theatre

money and theatreQuesta è una riflessione estemporanea e lacunosa, consideriamola l’esternazione di un profano, privo delle competenze e dell’esperienza sufficienti per entrare seriamente nel merito delle cifre o discorrere delle necessità economiche del teatro italiano. Questa è una riflessione fondata principalmente su sensazioni che, mi auguro, verranno smentite… dai fatti?

Più o meno tutti siamo a conoscenza della drammatica situazione economica della cultura italiana e, in particolar modo, dello spettacolo dal vivo. Più o meno tutti attendiamo preoccupati quelli che saranno gli indirizzi e i drastici esiti della riduzione costi minacciata dalla prossima finanziaria.
In un contesto come quello attuale, i sempre più ambiti e risicati contributi istituzionali alle attività artistiche e, nello specifico, a quelle teatrali, si rivelano un elemento imprescindibile per la sopravvivenza di strutture voluminose ed organizzate come i Teatri Stabili.

Solo per dare un’idea delle dimensioni del problema, la Fondazione Teatro Stabile di Torino ha “trionfalmente” chiuso il bilancio 2007 con un utile netto di 10.993 euro. Si tratta di un ottimo risultato se confrontato con gli oltre 100.000 euro di disavanzo dichiarati dalla Fondazione Emilia Romagna Teatro, altro esempio preso a caso. A supporto di queste cifre, o meglio, ad aggravarle, consideriamo che entrambi gli enti ricevono rispettivamente un contributo ministeriale annuo di due e un milione di euro circa. Lo scenario assume dunque toni impressionanti, oltre che pericolosi: che fine farebbero i due Stabili appena citati senza finanziamenti pubblici?

Scendiamo più in basso ed avviciniamoci alle realtà locali: lunedì abbiamo segnalato il bando da 300.000 euro con cui Sistema Teatro Torino sosterrà le nuove produzioni teatrali piemontesi.
Il secondo interrogativo, più che all’importo complessivo dei contributi, si rivolge alla politica di redistribuzione degli stessi. La “mia sensazione” persistente è che i fondi finiscano sempre (o quasi) per essere indirizzati verso pochi e mirati referenti: 300.000 euro possono essere pochi se pensiamo ad una città come Torino che ha investito milioni di euro nelle “fameliche” iniziative del Progetto Domani (le “Ronconiadi”) ma appaiono troppi, o meglio, mal distribuiti, se li rapportiamo all’esiguo numero di progetti a cui verranno destinati da STT: quattro.  
Esiste, non solo a Torino ma in tutta Italia, un vastissimo movimento teatrale e creativo assolutamente ignoto ai più, costretto a muoversi ai confini tra dilettantismo, amatorialità e semi-professionismo. Con politiche di autofinanziamento ricche di passione (e frustrazione, tanta è l’invisibilità dei progetti che si concretizzano in poche sparute repliche senza lasciar tracce). Che ne facciamo di questi? E’ giusto che vengano tagliati fuori perchè meno meritevoli? O forse il denaro a disposizione è così esiguo che basta a malapena per garantire l’ormai acquisito tenore di vita di pochi a scapito di molti altri?

Klp se lo domanda e lo chiede anche ai suoi lettori attraverso il sondaggio del mese.

Infine, qualche link per chi vuole approfondire l’argomento:

I contributi 2008 del MiBAC

La Finanziaria per la Cultura 2008

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