Per chi scrivo? Cosa scrivo? Dove scrivo?
Per chi scrive un critico oggi? Per chi scriveva ieri?
Perché porsi una domanda? Perché non darsi una risposta?
Se scrivo una risposta, domani rimarrà la stessa? Se rispondo ad una domanda oggi, domani rimarrà la stessa? Domani risponderò allo stesso modo?
Una risposta è aperta? Una domanda è aperta?
Una domanda ieri, oggi e domani, sarà presente?
Una risposta ieri, oggi e domani, sarà presente?
A chi faccio la mia domanda? A chi sono in grado di rispondere?
Tu che mi stai leggendo, ti domandi chi scrive e se colui che scrive lo fa per te?
Per chi devo scrivere? Per tutti o per chi so che mi leggerà?
Parlare di oggi e parlare del teatro di oggi non è semplice, perché oggi il teatro forse non c’è. Va cercato, trovato, forse lo abbiamo perso?
Spesso sembra di vedere tanti corridori che fanno stretching, che guardano altri corridori gareggiare, ma riescono a emozionarsi come un tifoso, senza pensare allo stile della corsa?
Sono uno spettatore reale, affidabile, se so che ti vedrò con occhi di chi fa il tuo mestiere?
Se uno spettatore reale non esiste, il teatro non esiste?
Tra chi guarda ci sono anche i critici, che in alcuni casi fanno anche i teatranti, in altri casi comunque si sentono parte della comunità, sorseggiano spritz con i teatranti, sorridono, ci vanno a mangiare la pizza in piazza e poi li guardano. E ne possono scrivere?
Può scriverne chi conosce più i miei gusti al ristorante che il mio percorso artistico? Ha più senso che il critico scriva del mio lavoro o delle mie viscere?
Spesso i critici scrivono su riviste online specializzate, come questa, come sto facendo ora io. Se scrivo per una rivista specializzata del settore, mi leggeranno anche quelli che a teatro non si avvicinano?
Per chi devo scrivere? Per tutti o per chi so che mi leggerà?
La stessa domanda se la pone (o dovrebbe) l’artista: per chi faccio il mio spettacolo? Per tutti o per chi so che mi guarderà?
Ma spesso critico e artista se non si pongono la domanda, indirettamente scrivono, parlano, urlano e danzano: lo fanno comunque per un pubblico che conoscono?
Si rischia seriamente, restringendo il campo del pubblico (di lettori e scrittori, di artisti e spettatori) che il gusto si appiattisca e si uniformi? E perciò anche il gusto di chi si rivolge a questo pubblico rischia di fare lo stesso?
Come faccio a trovare una strada nuova, se la cartina si restringe sempre più?
A volte la mappa si restringe così tanto che viene voglia di andare all’avventura: stracci la cartina o la metti in tasca?
Hai voglia di perderti? Puoi ritrovare la strada giusta se non ti perdi? E se non sai di esserti perso? E se non tenti di perderti?
Se so che, parlandoti, quello che dico ti piacerà e lo condividerai, e soprattutto forse già lo sai, mi può interessare parlarti? E a te perché interessa ascoltarmi?
La sfida da oggi in poi è perdermi e far perdere chi mi legge. Sarà un buon passo per ritrovare una via, non per forza quella giusta, magari una che non sapevamo esistesse.
La nuova rubrica del Troll. Incostantemente su queste pagine, da questa stagione. Visioni, domande e riflessioni da chi il teatro lo vive da dentro e da fuori.