Il Vento da Sud-Est di Pasolini, dal Mali a Messina

I quattro cugini del Mali che hanno partecipato al progetto (photo: Paolo Galletta)
I quattro cugini del Mali che hanno partecipato al progetto (photo: Paolo Galletta)

Mentre da stamattina ci arrivano da ‪Bamako, capitale del Mali,‬ nuove cronache del terrore, vi vogliamo raccontare oggi una storia diversa, che ha per protagonisti anche quattro giovani cugini arrivati proprio dal ‪‎Mali‬, ospiti del centro per minori migranti “Ahmed” di ‪Messina‬.

Un ospite indesiderato e inaspettato bussa alla porta della casa di una famiglia borghese. Il suo arrivo sconvolge completamente il nucleo familiare.

Trae spunto da “Teorema” di Pier Paolo Pasolini (di cui abbiamo commemorato il 40° anno della morte con l’intervista a Stefano Casi), film del 1968 poi divenuto romanzo, il progetto teatrale guidato dall’attore e regista messinese Angelo Campolo, prodotto da DAFTeatro dell’Esatta Fantasia di Giuseppe Ministeri, in collaborazione col Teatro Vittorio Emanuele, che si articolerà in tre tappe. La prima ha debuttato nei giorni scorsi al ridotto del Teatro di Messina.

“Vento da Sud-Est” porta sulla scena un vento che soffia forte e giunge alle sponde dell’Europa, un vento carico di speranze e disperazione, sogni e paure. Messina, città divenuta negli ultimi anni uno dei porti di approdo dei tanti migranti che attraversano il canale di Sicilia in cerca di un futuro, si è trasformata in luogo concreto di sperimentazione d’una integrazione positiva, fattiva, possibile, che passa attraverso incontro, dialogo, confronto, partecipazione e si sviluppa sul terreno fertile della scena teatrale.

Perché in “Vento da Sud-Est”, con la regia dello stesso Campolo e la collaborazione drammaturgica di Simone Corso, l’aitante e affascinante ospite pasoliniano di “Teorema” si trasforma in uno straniero che fugge dalla guerra, attraversa il deserto, il mare aperto rischiando la vita e arriva sull’uscio di casa d’una tranquilla e sicura famiglia borghese, la cui porta è cinta da acuminate staccionate bianche, chiedendo di essere accolto.

Così il romanzo di Pasolini diventa occasione per raccontare e discutere di un tema oggi centrale nel dibattito politico e sociale: l’immigrazione.
Con il cast formato da sei giovani under 30 (Patrizia Ajello, Luca D’arrigo, Giuliano Romeo, Claudia Laganà, Antonio Vitarelli, Michele Falica), selezionati a settembre sulla scorta di un partecipato bando, in scena anche un gruppo di giovani migranti, ospiti del centro per minori migranti “Ahmed”, grazie ad un percorso coordinato e curato da Clelia Marano e Alessandro Russo.
Sul palco quattro giovani cugini del Mali: Gotta Juan, Dembele Ousmane, Dawara Moussa Yaya, Camara Mohammud e Bella Aigbedion Glorynittes, nigeriana, ad aiutarli; dietro le quinte Fasasi Sunday.

«Nella poesia ‘Profezia’, Pasolini scrive che soffia «un vento che cambia corso, nel cielo. Soffia ora forse dall’Africa»: da queste frasi i migranti si rivolgono direttamente all’intellettuale friulano, interrogandosi sulla loro esistenza e condizione, interrogando gli altri e sé stessi su cosa significhi essere diversi e stranieri in questo mondo. Abbiamo avuto il privilegio di vivere un’esperienza unica, forse irripetibile – spiega il regista Angelo Campolo, riflettendo sul percorso compiuto da settembre a novembre insieme al gruppo di giovani attori – Nel fare questo viaggio difficile attraverso un autore importante qual è Pasolini, abbiamo capito che questa poteva essere l’occasione di confrontarci con gli ospiti che ci stanno attraversando: loro vengono dall’Africa e da tutto il mondo e arrivano qui con un bagaglio incredibile di dolore e speranza. La sfida che ci siamo proposti di portare avanti era un viaggio “aperto” ad ogni possibile incontro, come quello con i ragazzi del centro “Ahmed”».

Prima corpo e gesto, poi sono arrivate anche le parole: «Lo spunto – ricorda Angelo Campolo – è stato un passo di “Una stagione all’inferno” di Rimbaud, letto in francese, lingua ufficiale del Mali: “Per le strade, nelle notti d’inverno, senza dimora, senza abiti, senza pane, al mattino avevo lo sguardo così perso e un aspetto così smorto che quelli che ho incontrato forse non mi hanno visto”, parole che hanno smosso in alcuni di loro la voglia di provare a scrivere. Così sono arrivati i racconti di Jean e Ousmane, letti a bassa voce, ascoltati a fatica dagli altri ragazzi in cerchio, perché è difficile dire, ricapitolare, fissare nella memoria e rivivere esperienze confuse e indicibili nella vita di questi diciassettenni che hanno attraversato un intero continente. E il traguardo dov’è? “Quando sarò felice mi fermerò, lì dove sarò felice sarà il posto in cui vorrò stare”, dice uno di loro».

In “Vento da Sud-Est” Pasolini è dentro e fuori, è nelle magliette indossate dai due narratori che, microfono sulla bocca, cercano di tracciare i contorni di una storia che si sviluppa da un lato dando spazio ai corpi e alle parole dei ragazzi del Mali e dall’altra svelando tutte le storture della società contemporanea.

Le parole e gli interrogativi di Pasolini risuonano in una drammaturgia che lascia aperte allo spettatore le domande più generiche e, allo stesso tempo, importanti: dalla fenomenologia delle famiglie-tipo italiane, alla religione, fino all’economia e alla politica, con un linguaggio che attraversa la fiaba, la retorica, toccando anche l’inchiesta giornalistica.

«Provo a raccontare la trama di “Teorema” di Pasolini, come fosse una fiaba – aggiunge il regista – uno straniero senza nome, un ospite che bussa alla porta e magicamente migliora la vita della famiglia che lo accoglie. Al suo addio, però, la famiglia è invasa da un dolore devastante che spinge il padre ad abbandonare tutto e fuggire nel deserto».

Lo stesso deserto che i quattro giovani, costretti a diventare uomini troppo presto, hanno attraversato per giungere in una terra che spesso li fa sentire “esclusi”, “stranieri” nel senso di estranei. Ancora oggi esclusi, come lo erano quaranta anni fa, dal grande banchetto di un consumismo vorace e materialistico, visto talvolta però come unico approdo possibile per sfuggire alla disperazione del deserto, alla guerra ed alla violenza di regimi totalitari di cui si fanno testimoni, con i loro corpi, i loro gesti, il racconto, carico di triste e profonda ironia del viaggio, tra foto da utilizzare nei social e hashtag ricorrenti, che ne stigmatizzano la sorte: “#destinato a morire”.

Sulla scena si consuma una dicotomia. Da una parte una famiglia borghese – i Banks, padre, madre e due figli adolescenti – che svela sin da subito tutte le sue ferite e i suoi dolori interni; dall’altra quattro ragazzi africani che si avvicinano alla parole di Pasolini con semplicità e talvolta necessità, e mostrano sulla scena la forza dei loro corpi eleganti e statuari, la potenza delle loro intenzioni chiare nonostante la differenza linguistica, la capacità di smorzare con semplicità pregiudizi e “comizi di ordinario, becero, banale, pericoloso, razzismo” che troppo spesso, oggi, popolano i mass media.

Il risultato è una narrazione intensa, che mescola con mirabile delicatezza e potenza la vibrante carica scenica dei corpi neri, di bianco vestiti, alla disperazione della famiglia Banks, incapace e timorosa nell’aprire la porta.
Religiosità ostentata, perfezione di facciata, dipendenza da farmaci sono solo alcune delle crepe di una famiglia imperfetta e dolente. A svelare questo gioco al massacro che si consuma quotidiano l’arrivo di una bambinaia di colore, la giovane Bella Aigbedion Glorynittes: lei, un po’ come Mary Poppins, in maniera non convenzionale, porrà il nucleo familiare di fronte ai suoi drammi, ai suoi interrogativi, senza dispensare risposte consolatorie ma scardinando le barriere dell’indifferenza.

Vento da Sud-Est
regia: Angelo Campolo
drammaturgia: Angelo Campolo e Simone Corso
movimenti Scenici: Sarah Lanza
scene e Costumi: Giulia Drogo
progetto video: Danilo Currò
con: Patrizia Ajello, Luca D’Arrigo, Bella Aigbedion Glorynittes, Michele Falica, Antonio Vitarelli, Claudia Laganà, Giuliano Romeo, Gotta Juan, Dembele Ousmane, Dawara Moussa Yaya, Camara Mohammud e l’aiuto amichevole di Fasasi Sunday
Ringraziamenti a Clelia Marano e Alessandro Russo
“Progetto Parola Pasolini”
Produzione DAF-Teatro dell’Esatta Fantasia con la collaborazione del Teatro di Messina

durata: 1h 10’

Visto a Messina, Sala Laudamo, il 6 novembre 2015

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