In stato di grazia: lo sguardo di Francesca Merli sull’arcipelago disabilità

In stato di grazia (ph: Soheil Raheli)
In stato di grazia (ph: Soheil Raheli)

E’ ispirata a “Pinocchio” di Collodi la coproduzione di Campo Teatrale e Teatro Franco Parenti con bambini diversamente abili

È una favola contemporanea “In stato di grazia”, spettacolo di ragazzi con e senza disabilità ideato e diretto da Francesca Merli, autrice anche della drammaturgia in collaborazione con Lia Gallo e Laura Serena.

Lo spettacolo è andato in scena al Teatro Franco Parenti di Milano, che l’ha coprodotto con Campo Teatrale.
Ispirato al “Pinocchio” di Collodi, “In stato di grazia” è l’esito raffinato di un laboratorio tenuto a Campo Teatrale fra il novembre 2021 e l’aprile 2022. Eravamo ancora nel mezzo della tempesta Covid. Ma già dal ventre del pescecane si scorgeva la luna.
Qui la luna sono i protagonisti del lavoro, bambini disabili e non disabili tra i 9 e i 15 anni, alle prese con vari momenti di vita vissuta, dal concepimento alla gravidanza, dalla diagnosi al parto. Poi la vita scolastica, le reazioni emotive che si sedimentano, crescono, debordano, fino alla scoperta dell’amicizia, dell’amore, della sessualità. Sullo sfondo, i genitori di questi protagonisti in erba: le loro ansie e trepidazioni, le loro reazioni, speranze e paure proiettate verso un futuro nebuloso, quando i figli dovranno proseguire senza di loro il viaggio della vita.

Sulla scena, ceppi di legno come sedili. I protagonisti sono otto bambini: Emma Busetti, Raffaele Capelli, Tiago Tapia Gomez, Artur Gussoni, Chiara Giorgina Jaurigue, Lorenzo Morone, Matilde Parodi, Carlotta Santoro. Con loro, due adulti (Laura Serena e Giacomo Martini), nel ruolo di guide concrete e fatate.

Francesca Biffi disegna costumi nero-verdi per i piccoli attori, maglietta e pantaloncini, con colletto bianco increspato a gorgiera. Fa eccezione Her Majesty Chiara Giorgina Jaurigue, principessina in veli rosa confetto, ballerina diafana refrattaria ai rumori, falena ultraterrena che rapisce con la sua danza ovattata, tra le nebbie del “Valzer Sentimentale” di Tchaikovsky.

Il linguaggio del cinema incontra quello del teatro e delle arti performative. È un continuo rimbalzo tra attori sul palco e immagini video di genitori che si raccontano, ognuno con la propria verità e la propria impotenza, la propria fragilità e resilienza. Ogni parola uno slancio, tra paure e sogni. Sopra tutto, un sentimento puro per i figli, capace di abbattere gli steccati della disabilità. Bravi Stefano Colonna e Francesca Merli, uno autore, l’altra regista dei video, a carpire da quei visi ogni singola emozione.
L’amore come rivoluzione O rivelazione: «Questa creatura ha tutto di me. I geni buoni e quelli cattivi. Quelli cattivi speravo di non darglieli. Quelli cattivi un genitore li vuole sempre eliminare. Ma poi, perché cattivi? Chi lo dice? La genetica?».

Poi ci sono i bambini con l’essenzialità dei gesti e delle parole, a volte disarticolate. C’è il loro essere gruppo coeso sulla scena, senza inganni né artifici. C’è la loro forza spontanea, la capacità di giocare e di trasformare il limite in energia. Non è retorica se diciamo che la sindrome di down, i disturbi dell’attenzione dell’iperattività, il disturbo oppositivo provocatorio, l’autismo, il ritardo cognitivo, qui diventano arte e sublimazione poetica. Le patologie e i disturbi della voce danno vita a filastrocche, guaiti buffi, grammelot strampalati e doppiaggi esilaranti.

La scena è luogo stregato. Fa piazza pulita di discriminazioni e intolleranze: quelle di una scuola mai pienamente inclusiva, dove il sostegno è spesso affidato a insegnanti senza specializzazione o competenze; quelle di una società che ha paura della diversità; quelle di uno Stato che non sempre presta, a chi ne ha bisogno, l’aiuto che promette in campagna elettorale.

Il teatro è spazio di condivisione e integrazione. Valorizza le differenze. Questi attori portano sul palco la loro freschezza naif. Fallibili, dunque perfetti. Genuini e claudicanti, quindi provetti teatranti. Hanno una forza raddoppiata rispetto agli attori cui siamo abituati. Hanno una capacità unica di rendere respiri e sentimenti. Soprattutto, non hanno filtri. Il risultato è dirompente.

Gli adulti si mettono al loro servizio. Laura Serena e Giacomo Martini avviano la pièce e la sostengono. Creano i binari su cui si muove il carrozzone scenico. Sono la cornice di un lavoro in cui i piccoli riecheggiano tutti insieme il tormentato percorso della crescita. I bambini sono otto sfaccettature di Pinocchio. Invece i grandi, quelli in presenza e i genitori in video, sono i punti cardinali dell’universo pedagogico: Geppetto e Mangiafoco, la Fata dai capelli turchini, il grillo parlante, il giudice. Sono riferimenti fragili e robusti, dubbiosi e risoluti, di una galassia educativa lanciata verso la vita e dedita alla cura, malgrado mille sfide da superare.

Un’invasione di palline azzurre anticipa lo scroscio degli applausi. Teatro integrato e di comunità. Arte civile, che lascia nello spettatore una tempesta di domande. E un senso di magia, dilatata dalle musiche di Federica Furlani.

IN STATO DI GRAZIA
Favola inchiesta ispirata a Pinocchio interpretata da otto bambini con e senza disabilità
regia e ideazione Francesca Merli
drammaturgia Francesca Merli con la collaborazione di Lia Gallo e Laura Serena
con Giacomo Martini e Laura Serena, Emma Busetti, Raffaele Capelli, Tiago Tapia Gomez, Artur Gussoni, Chiara Giorgina Jaurigue, Lorenzo Morone, Matilde Parodi, Carlotta Santoro
riprese video e montaggio Stefano Colonna
regia video Francesca Merli
musiche Federica Furlani
costumi e oggetti scenici Francesca Biffi
produzione Campo Teatrale / Teatro Franco Parenti
con il contributo di Fondazione di Comunità Milano
rassegna La nuova scena a cura di Natalia Di Iorio

Visto a Milano, Teatro Franco Parenti, il 13 dicembre 2023

Tags from the story
0 replies on “In stato di grazia: lo sguardo di Francesca Merli sull’arcipelago disabilità”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *