Come può il teatro restituire l’incanto, la meraviglia, e quindi rendersi davvero esperienza affascinante? Sta forse nella sapienza e nella cura artigianali, più che nel ricorso alla tecnologia contemporanea, quell’alone magico e misterioso che dal palco dovrebbe invadere la platea. Nel teatro di figura è elemento più che mai ricercato. Non sempre raggiunto.
Ne è testimone, in questi giorni a Torino, la sperimentazione, insieme a molteplici tecniche e strumenti, portata in scena dal Festival Incanti. Che ha aperto nel buio di un debutto per sei giovani interpreti, alle prese con un brulicare davvero eterogeneo di oggetti (catini, bambole, ceste, scarpe, teschi…), più o meno in movimento, più o meno animati o simbolici, riemersi da vite precedenti divise tra quotidianità e curiosità.
Sono stati proprio gli oggetti, attraverso la costruzione di ‘storie’ individuali e collettive, e grazie a una passione trasmessa artigianalmente, i protagonisti dell’anteprima della XXXIII edizione di Incanti, il festival internazionale di teatro di figura dedicato quest’anno al rapporto con il cinema.
Esito del Progetto Incanti Produce, diretto in questa edizione da Agnès Limbos, il teatro d’oggetti è stato protagonista di un’anteprima di festival dallo sguardo internazionale, in cui tratti somatici, musiche e rumori, oggetti, lingue e retaggi culturali sono stati abilmente mescolati dall’ospite d’onore Limbos, “regina” di questa arte, attraverso un percorso laboratoriale svolto a Torino e che ha coinvolto sei giovani selezionati da diversi Paesi, non solo europei, con la partecipazione di Marco Intraia e (non in scena) della drammaturga Valentina Diana.
Il vero debutto di festival è stato poi segnato dai film d’animazione di Kihachiro Kawamoto e dagli spettacoli di due maestri della scena europea, l’inglese Stephen Mottram con “The Parachute” e Gigio Brunello con “La Grande Guerra del Sipario”.
“The Parachute” è diviso in due parti nettamente distinte: nella prima, più lunga e articolata, accompagnata dalla musica di Sebastian Castagna e costruita a partire dagli studi dello psicologo svedese Gunnar Johansson, Mottram utilizza, per creare il suo mondo luminosissimo e del tutto particolare, una semplice manciata di palline e di stecchetti bianchi, che risaltando nel buio assoluto ammaliano lo spettatore e al contempo giocano con il modo che ha il cervello di dare un senso alle forme.
Personaggi e situazioni che vengono creati su un minuscolo palcoscenico sembrano così provenire dal nulla, mentre le varie fasi della vita sono rappresentate attraverso una manipolazione sempre curata in ogni dettaglio, che crea stupore e meraviglia.
Eccezionale è poi la seconda parte dello spettacolo, concepita in tutt’altro modo: qui assistiamo al gioco di una semplicissima marionetta in rapporto a piccole maschere, che di volta in volta vengono utilizzate per creare momenti di sottile, ironica, poesia.
Finito l’affollamento di spettacoli che rimandavano alla commemorazione della Guerra del ‘15-‘18, Gigio Brunello, con l’inseparabile aiuto drammaturgico di Gyula Molnar, in “La Grande Guerra del Sipario”, atto unico per baracca e burattini, vuol offrire il proprio contributo nel ricordarci i milioni di morti che le guerre, di ieri e di oggi, lasciano sul terreno. E lo fa, naturalmente, mescolando sapientemente commozione ed ironia.
Ecco dunque che, per colpa della Morte, è stato rubato il sipario che accompagna ogni baracca che si rispetti. Come faranno i burattini Mario e Linda, insieme al loro inseparabile cagnolino Peluche, a rappresentare l’inedita storia di Filemone e Bauci, la coppia scelta dagli Dei come unica buona e giusta?
A qualcuno bisognerà pur dar la colpa del furto, ecco quindi che tutti i burattini, impossibilitati a rappresentare le loro storie, e capitanati da grande Coccodrillo, incolpano il popolo dei peluche.
La guerra, scandita dalle notizie di un vispo pollastrello, ha così inizio.
Tra i molti che muoiono ci sono i Grimm e Hansel, mentre Pollicino è disperso, come pure il cagnolino di Mario e Linda, Peluche, mentre nell’ospedale da campo i feriti vengono curati dall’infermiera Turchina e dal dottor Balanzone.
Dopo molte traversie, che Brunello narra anche al di fuori della baracca, aiutandosi con un leggio, a fine spettacolo ossia alla fine della guerra, davanti al sipario che la Morte ha restituito, su cui sono scolpiti i nomi dei morti di quell’inutile guerra, Mario e Linda finalmente potranno ben rappresentare, forse per l’ultima volta, la storia dei giusti, Filemone e Bauci, accogliendo nella loro casa Turchina con le spoglie di Pinocchio, che verrà sepolto in giardino.
Dal legno del ciliegio, con cui il famoso burattino è stato scolpito, nasceranno dei fiori rosa, all’ombra dei quali i due vecchi, accanto al fedele cane Peluche, potranno riposarsi dalle loro fatiche.
Ancora una volta il duo Brunello-Molnar crea burattini che vivono, pensano e soprattutto muoiono come esseri umani, ricordando anche a quelli che non lo sanno, o fingono di non saperlo, che il teatro di figura può essere un’arte totale potentissima, capace di parlare a tutti in modo originale e profondo.
La Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, nei primi due giorni di festival, ha accolto anche “Diaboliques” del gruppo spagnolo La cuentista, su ideazione e regia di Mariana Yáñez Rojo, creazione che in modo curioso intesse un raffinato gioco di incastri tra realtà e finzione, cinema e teatro, mettendo in scena un vero e proprio set cinematografico che intende parafrasare quello del capolavoro del 1955 di Henri-Georges Clouzot “Les diaboliques”.
Il film poneva al centro della trama il diabolico disegno criminoso di una coppia di amanti, Nicole e Michel, effettuato per disfarsi della moglie di lui, malata di cuore, direttrice di un collegio per ragazzi alla periferia di Parigi.
In scena vediamo snodarsi la vera e propria realizzazione delle scene principali del film, durante le quali si creano, tra il dispotico regista e le due attrici protagoniste, gli stessi meccanismi drammaturgici dell’opera di Clouzot, che in simbiosi porteranno, dopo diversi colpi di scena, alla morte, sia nel film che a teatro, della vittima predestinata.
Il curiosissimo spettacolo, apprezzato forse di più da chi conosceva il film di Clouzot, è ben condotto da una troupe affiatata di attori che si muovono con naturalezza tra macchinari, schermi, cineprese e riflettori, con l’intenzione dichiarata di trasmettere, tra realtà e finzione, una suspense che il pubblico in sala recepisce tra attesa, ironia e curiosità.
Abbiamo assistito anche alla quinta edizione del progetto “Cantiere”, che Incanti porta avanti alla ricerca di nuove compagnie di teatro di figura, dando una diversa tematica ogni anno su cui sperimentare: quest’anno il cinema è stato anche qui protagonista.
Abbiamo così visto esibirsi quattro giovani compagnie, con altrettanti brevi progetti in itinere, a contendersi un premio in denaro per la produzione e la partecipazione al festival “L’altro volto del Teatro” di Cagliari e IF OFF a Milano.
I progetti sono stati molto diversificati fra loro, di cui tre di discreta qualità, anche se ancora in via di definizione. Selezionati per questa edizione Parsec Teatro con “Il lago dei cigni”, “Mastroianni: dalla città delle fabbriche alla fabbrica dei sogni” di CO.H. Piattaforma Artistica, un affettuoso omaggio a Marcello Mastroianni e ai suoi anni vissuti a Torino, “Frankie” di Occhisulmondo, intrigante rivisitazione del cinema muto, e il vincitore, “Dans la Mer” del trio Archinucci-Sguerri-Signorini, viaggio multimediale nei misteri e nelle storie del mare, inteso come generatrice di vita.
Dopo il ritorno a Torino, ieri sera, di Marta Cuscunà con “Sorry, boys” (di cui vi racconteremo nei prossimi giorni), il festival prosegue fino a lunedì ancora con diversi appuntamenti. Fra tutti ricordiamo, stasera, lo spettacolo dei padroni di casa, “Naufragi”, di Controluce Teatro d’Ombre in abbinamento a “Il-lusions” e “Masks” di Puppet Theatre Art Department di Bialystok e Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Aleksander Zelwerowicz di Varsavia. Ma segnaliamo anche, domani pomeriggio alle 16,30 al Parco Culturale Le Serre di Grugliasco, “Sentieri d’innovazione: oltre la memoria delle tradizioni”, incontro aperto sulle tendenze del Teatro di Figura internazionale cui parteciperanno come ospiti Yasuko Senda, Annette Dabs, John McCormick e Giovanni Moretti.
Ancora spettacoli domani sera a Torino con Teatro delle Apparizioni in “Il tenace soldatino di piombo” da Hans Christian Andersen, e dalla Danimarca la presenza del Theatret Thalias Tjenere, con la prima nazionale di “Grand Illusions”, che torna all’età d’oro del cinema muto danese, con uno spettacolo in cui gli eroi sono eroi ma i cattivi non sono poi così cattivi.
Accoppiata Italia-estero anche per il 9 con gli spagnoli Ymedio Teatro in “SoloS” e di Stefano Giorgi con “Tempi burrascosi”.
Il festival chiude poi la mattina di lunedì 10 con una proposta per i più piccoli, “Fratelli applausi”, in cui un trio di uccelli per la prima volta si incontra nella stessa gabbia: il Teatro!