Quest’anno la sensazione è stata di un’apertura ancora maggiore all’estero e alle diverse anime della Svizzera.
E’ il primo dei festival della primavera-estate che seguiamo con costanza. I motivi sono diversi: in primis l’attenzione del festival alla pluralità di linguaggi, dal teatro tradizionale, alla narrazione, al teatro ragazzi.
Il secondo motivo è che è il più internazionale dei festival nell’area di lingua italiana, visto che si svolge in Svizzera, e che guarda anche alle produzioni franco-tedesche.
Terzo motivo è l’essere una delle poche iniziative rivolte a programmatori ed operatori dell’ambito teatrale senza però perdere di vista il pubblico ticinese che, nel corso degli anni, ha dimostrato una particolare affezione verso la manifestazione.
Per la 6^ edizione di Incontriteatrali, svoltasi dal 14 al 18 aprile scorso tra Lugano, Chiasso, Mendrisio e Manno, ai 17 spettacoli in programma, provenienti dalle diverse regioni linguistiche della Svizzera oltre che da Italia, Belgio e Argentina, la giuria ha scelto di affiancare alcune iniziative collaterali, per una manifestazione sempre più di importanza internazionale. L’intento: trasformare il territorio ticinese in un crocevia teatrale capace di accogliere una pluralità di linguaggi e stili, con 17 titoli divisi in “Sezione nuove generazioni” e “Sezione adulti”, oltre all’aggiunta di un evento speciale e numerosi progetti collaterali.
Iniziato il 14 aprile con la nuova produzione di Ferruccio Cainero “Guerrieri dell’arcobaleno”, il festival è continuato con le giornate del 15 e 16 dedicate al teatro per le nuove generazioni, con il ritorno del Teatro del Piccione di Genova (già vincitore del concorso L’AltroFestival nello scorso mese di ottobre), la divertente rilettura della storia di Heidi degli zurighesi Kolypan, in Ticino dopo oltre 150 repliche in Svizzera e all’estero. Poi il gruppo belga Projekt Eden che combina da anni teatro, danza, canto e musica elettroacustica live.
Il 17 e 18 aprile è stata poi la volta della sezione dedicata al pubblico adulto, con una particolare attenzione ai linguaggi del contemporaneo e a produzioni che lavorano al confine tra diversi ambiti espressivi, con alcuni dei più interessanti nomi della scena svizzera d’oltralpe: a partire dalla Compagnie Drift con l’assurdo e divertente “Black Peter – no concert”: immaginate se tre uomini dell’età di un genitore maturo iniziassero a costruire oggetti elettronici con avanzi di asciugacapelli, pezzi di tagliaerbe e ogni altra diavoleria elettronica, e iniziassero a farci musica elettronica alla Kraftwerk. Un bel concerto.
Per passare poi a OONA project e la coreografa Marisa Godoy con il loro recente “Please”; fino al bel “Nuages dans les Rouages” di Baobab Théâtre e finendo con lo svizzero-francese Yan Duyvendak, che con la performance “Made in Paradise” riflette sul conflitto di civiltà e sui temi dell’alterità, e su cui vi proporremo un focus più avanti, visto che il progetto sarà ospite a Polverigi. Accanto ad essi la giovane formazione emergente ticinese Progetto Brockenhaus, artefice di una fruttifera collaborazione con Sosta Palmizi e già ospite l’anno scorso a Castiglioncello per Armunia 2009.
Fuori dal tempo, fra paure e sfide, buio e luci, realtà e magia, il viaggio per uno spettatore alla volta nell’universo psicomagico del gruppo milanese LIS, con “Semi di carta”; la visionarietà dell’installazione “Bios Unlimited” di OHT; e la ricerca della Compagnia del Tratto di cui vi abbiamo parlato nei giorni del festival.
Grazie alla collaborazione con l’Ufficio cultura del Comune di Chiasso, i programmatori presenti al festival hanno inoltre avuto la possibilità di assistere allo spettacolo “Hidden” di Carolyn Carlson, inserito nel cartellone di Chiasso Danza e proposto come evento speciale per gli ospiti di Incontriteatrali.
Il clima non è particolarmente clemente, e la natura un po’ si accanisce: il vulcano neozelandese fa saltare l’ultimo spettacolo in programma, perché la compagnia non ha potuto prendere il volo dall’Argentina. Anche il teatro paga dazio alle forze invincibili, al magma che il pianeta porta dentro, e ci costringe alla memoria del sottosuolo.