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Inequilibrio 24. Sguardi estivi dal festival di Armunia

Nikita (photo: Guido Mencari)

Nikita (photo: Guido Mencari)

Francesca Sarteanesi, Fanny & Alexander, Dewey Dell, Teatro Dell’Elce fra i protagonisti dell’edizione diretta da Angela Fumarola

Da quasi due decenni Inequilibrio Festival, a Castiglioncello, è per noi un appuntamento teatrale estivo irrinunciabile. Siamo dunque stati ospiti anche quest’anno, per tre giorni, della ventisettesima edizione della kermesse, che si è tenuta dal 27 giugno al 6 luglio con oltre 50 eventi dedicati a teatro, danza e performance con annessi workshop, tavole rotonde, dibattiti, mostre, incontri, concerti e attività collaterali.
Inequilibrio è curato dalla Fondazione Armunia, con la direzione artistica di Angela Fumarola e il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Rosignano Marittimo. Dieci giorni di spettacoli, che si sono tenuti come ogni volta tra il Castello Pasquini, sede storica e centro vitale della manifestazione, e i diversi altri spazi di Rosignano Marittimo e Vada.

La danza, uno degli interessi specifici di Angela Fumarola, è sempre stata meritatamente uno dei cardini della programmazione del festival. Nei giorni della nostra presenza a Inequilibro ne abbiamo avuto una bella prova con due performance assolutamente diverse tra loro: “Aquitrini”, coreografia e danza di Marta Bellu su musiche di Donato Epiro, e una coraggiosissima versione dovuta a Dewey Dell de “Le sacre du printemps”, pietra miliare della letteratura musicale di Igor Strawinsky del 1913, che fu capace di rompere tutti gli schemi musicali del suo tempo e non solo quelli. Coraggiosissima perché Dewey Dell, qui in scena con soli cinque performer, si confronta degnamente con una coreografia che ha fatto letteralmente tremare i polsi a compagini ben più numerose e agguerrite.

Agata Castellucci, Teodora Castellucci, Alberto “Mix” Galluzzi, NastyDen e Francesca Siracusa, su coreografia di Teodora Castellucci, riescono in modo fantasmagorico a reinventare un mondo ancestrale popolato da creature misteriose che, in una vera e propria caverna, lasciano tracce di segno divino. L’energia e la trasformazione dei loro corpi, l’utilizzo di semplici accorgimenti multicolori che invadono la scena e si confrontano con la forza delle suggestioni della musica riescono a restituire ad un pubblico eterogeneo di tutte le età il mistero della primavera evocato dal compositore russo.

Marta Bellu, invece, in “Aquitrini” è capace di creare, con i suoi movimenti studiatissimi e la presenza di oggetti rifrangenti, un mondo acquatico di grande suggestione, un luogo di incontro tra acqua e terra.
Insieme alla danza concorrono alla riuscita dello spettacolo la musica di Donato Epiro, le luci cangianti, i fumi rossastri che rimandano a una misteriosa palude in un compendio coreografico efficace ed espressivo.

Il teatro è stato invece dominato dall’interesse per il nuovo lavoro di Francesca Sarteanesi, scritto con Tommaso Cheli. Sarteanesi, dopo il successo di “Sergio”, è tornata in scena con Alessia Spinelli in “Nikita”.
Dietro una balaustra scintillante di paillettes creata da Rebecca Ihle e Lorenzo Cianchi, e realizzata da Alessandro Ratti, Nikita è una giostraia che si racconta, mentre Nadia le acconcia pazientemente le unghie dei piedi. Sembra essere una donna libera, una sorta di sacerdotessa che ci racconta con accurata sfrontatezza della sua vita, delle sue avventure amorose, perfino di quella notte con Julio Iglesias, dissertando anche sul potere emotivo della ruota panoramica che di solito osserva da lontano dietro la sua piccola cassa. Lo fa con un pizzico di ostentata superiorità nei confronti della povera Nadia, che deve giocoforza ascoltarla, supina, intenta al suo servizievole lavoro, con solamente, alla fine, un suo piccolo, meschino, scatto di orgoglio.
Mescolando riverberi beckettiani ad altri felliniani, Sarteanesi ci regala, tra sogno e realtà, fra “sono e vorrei essere”, un nuovo ritratto di donna di particolare e profonda evidenza.

Il giovanissimo Claudio Larena, che conoscevamo già per l’ottimo “Calcinacci”, ha presentato “Lena” nel quale, tessendo un omaggio alle altalene che piano piano invadono la scena, realizza con il loro medesimo andare e venire un puzzle di situazioni che si incastrano tra loro per narrarci (forse) di una nascita e di una morte, con l’invito a lasciarci andare alla vita, gustandone sia le bellezze che le privazioni.

La compagna fiorentina Teatro dell’Elce, nel piccolo spazio della Sala del ricamo, ancora in forma di primo studio, mostra al pubblico “L’anello che non tiene” di Marco Di Costanzo, che in scena con Stefano Parigi propone allo spettatore in forma di lettura un serrato dialogo, definito dal suo autore “cyber-platonico”: una acuta dissertazione sulla vera essenza della realtà nell’era digitale che stiamo vivendo. Il dialogo è quello tra un giudice, chiamato a pronunciarsi su un presunto reato commesso nel metaverso, e il filosofo #socrates, proveniente da un web clandestino di assistenza filosofica.

Curiosamente il festival ha dedicato ad ora tarda, nello spazio all’aperto dell’Anfiteatro del Castello Pasquini, delle performance dedicate ai bambini. Qua la giocoleria è stata al centro del virtuosismo del Circo Gibbon, mentre Chiara Lagani di Fanny & Alexander è tornata sul suo amatissimo cavallo di battaglia, “Il mago di Oz” di Frank Baum, di cui ha tradotto tutti i 13 libri per I Millenni di Einaudi. Con le illustrazioni di Mara Cerri, nel paesaggio sonoro creato da Mirto Baliani, l’artista ci ha introdotto letteralmente in mondi fantastici di Baum, non raccontati nel libro capostipite, di cui non conoscevamo l’esistenza: uno spasso per grandi e piccoli di surreale magica consistenza.
Ma il gruppo ravennate, a Inequilibrio, ha proposto anche “Manson“, un suggestivo dialogo tra il pubblico e Charles Manson, il mandante dell’efferato eccidio di Cielo Drive, in cui furono assassinati Sharon Tate e quattro suoi amici.
Con straordinaria presenza attorale Andrea Argentieri risponde alle domande preordinate degli spettatori, mostrando in tutta evidenza la follia che lo pervade e il senso di rivincita verso una società che lo ha respinto in modo univoco.

Il festival ci ha donato insomma suggestioni teatrali molto diverse tra loro, che proseguono ancora con una mostra fotografica, “La vie d’artiste”, dedicata al grande coreografo belga Micha Van Hoecke, morto proprio a Castiglioncello due anni fa, che si è aperta il 21 luglio e proseguirà fino al 28 al Castello Pasquini.

Nella fotogallery che vi proponiamo, realizzata da Guido Mencari, immagini dagli spettacoli di Magdaclan Circo “2984”, Francesca Sarteanesi in “Nikita”, Fanny & Alexander con “Manson” e Kenji Shinohe “K(-A-)O”.

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