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Inteatro 2024: da Agrupación Señor Serrano a Forced Entertainment per la 45^ edizione del festival

Hammamturgia (ph: Giulia Di Vitantonio)

Hammamturgia (ph: Giulia Di Vitantonio)

L’Intelligenza Artificiale al centro dell’indagine di sempre più artisti, diventando strumento stesso della creazione

Inteatro Festival è arrivato alla sua 45^ edizione. Ha accompagnato generazioni di autori, teatranti, appassionati, alle volte esaltandoli con le sue proposte e aprendo scenari di possibilità, altre volte deludendoli per la troppa concettualità e la disorganizzazione; ha insomma avuto alti e bassi, e ha proposto soluzioni alternative cercando di reinventarsi e di riuscire a resistere alle difficoltà.

La somma di cariche di Velia Papa, direttrice artistica sia del festival che di Marche Teatro, ne ha segnato una nuova vita permettendo una programmazione condivisa tra Ancona e Polverigi, la sua sede di elezione. Ora che il rapporto lavorativo di Velia Papa con il TRIC anconetano è terminato aspettiamo con curiosità ma anche apprensione il volgere degli eventi.

In questa doppia logistica che ha caratterizzato la programmazione degli ultimi anni è proprio il Teatro delle Muse a ospitare “Una Isla”, della compagnia spagnola Agrupación Señor Serrano, vincitrice del Leone d’Argento alla Biennale Venezia 2015.
Lo spettacolo ruota intorno al concetto di “io” e “noi”, e di come l’uno possa diventare l’altro, nella tolleranza, nell’accettazione, nella contaminazione. Questa esplorazione è affidata a un dialogo che compare proiettato sullo sfondo della scena tra due conversatori, un interlocutore umano e una intelligenza artificiale, dialogo che – pur sembrando realizzato live – è in realtà il riassunto di due anni di studio e scrittura drammaturgica con diverse intelligenze artificiali.

Ribaltando la riflessione sviluppata da film e libri quali “Blade Runner”, “2001 Odissea nello spazio” e “Matrix”, solo per citarne alcuni, l’AI non è più essa stessa oggetto di riflessione ma diventa strumento di creazione dello spettacolo che stiamo vedendo. Le domande dell’interlocutore umano infatti stimolano l’AI a dare risposte che dapprima forniscono il tema su cui costruire lo spettacolo, e poi ne suggeriscono lo svolgimento.
Quello che viene detto in chat prende vita sul palco grazie a modalità ed effetti speciali offerti dalle nuove tecnologie, dalla Realtà Aumentata alle proiezioni su ventola olografica 3D fino a un coro di voci sintetiche.
Si parte da un’isola, luogo già simbolico di isolamento e autosufficienza, che poi diventa un arcipelago, cioè tanti “io” lontani e separati. Questo mondo però sta per essere distrutto. L’unica possibilità di sopravvivenza è la collaborazione, la creazione di un “noi” tra una donna vestita di bianco, che continuerà per tutto lo spettacolo una sua forma di training costituita da una unica lunga sequenza di movimento, e di volta in volta altri gruppi, ognuno caratterizzato da una modalità specifica di movimento: giocatori di rugby, allenatori di fitness, sportivi energici. Si muovono vorticosamente, accompagnati da una musica sparata ad alto volume, dentro una bolla creata da un telo di plastica trasparente in cui la donna in bianco prova ad entrare per un’interazione che però non genera frutti. Tornerà solitaria alla sua sequenza chiudendo a ogni interazione. La bolla si frantuma, i gruppi restano distanti, il finale è aperto, così come resta senza una reale condivisione il dialogo tra i due interlocutori: l’umano fisso nelle sue convinzioni, l’intelligenza artificiale schiava del suo algoritmo che non conosce e riconosce emotività.

Sabato il festival torna nella sua sede storica, Villa Nappi di Polverigi. Nel cortile assistiamo alla prima italiana di “Hammamturgia” della Societat Doctor Alonso.
Quattro performer in scena. Interagiscono tra di loro e con varie tipologie di teli pesanti, leggeri, leggerissimi, trasparenti e opachi, bianchi e colorati, alzandoli, piegandoli, distendendoli, facendosi attraversare o inglobandoli nel proprio costume, lasciandoli volare liberi di creare le proprie volute nel vento. Compiti eseguiti con il distacco necessario a far sì che sia solo quello che accade a “raccontare”, senza nessun aggancio emotivo o intenzionale. Uniche due isole di calore una cornamusa riempita d’aria, non suonata ma strizzata in mugoli, lamenti che la performer riprende con la sua voce e un tentativo di dipingere una parte della scena su una tela che rimanda amplificati e disturbanti i tratti tracciati dalla pittrice, travolta però da un telo nero minaccioso agito da altre due performer che le impediscono di portare a termine la sua opera. Coerente nella sua struttura drammaturgia, il lavoro però non stupisce e non emoziona.

Ci si sposta di pochi passi per assistere ad “Atoms for peace” di Annalì Rainoldi. Già vista lo scorso anno in assolo, presenta per questa edizione un trio che nulla aggiunge di nuovo agli innumerevoli trii che la danza ha prodotto nel corso della sua storia. Avvicinamenti, avvicendamenti, attrazione, repulsione, contaminazioni questa volta prese in prestito dall’osservazione e dalla riflessione sui comportamenti degli atomi e delle molecole. Nessuna innovazione né dal punto di vista concettuale né da quello della materia danzata.

Con lo staff alle calcagna che ci sollecita a muoverci senza lasciare il respiro che serve per transitare da una visione all’altra, utile e necessario per riflessioni e confronti, correndo per il conosciuto sentiero che collega la Villa al Teatro della Luna, ci ritroviamo seduti per assistere a “Signal to noise”, esclusiva italiana della compagnia inglese Forced Entertainment.
Anche per questo spettacolo è stata utilizzata l’intelligenza artificiale, la cui voce interpreta un testo delirante in cui lunghe ripetizione della stessa frase si alternano a spezzoni di monologhi interiori, a battute incompiute, a estemporanee interviste, a bollettini meteorologici.
I sei interpreti in scena (Robin Arthur, Seke Chimutengwende, Richard Lowdon, Claire Marshall, Cathy Naden e Terry O’Connor) doppiano le voci registrate a volte con molta accuratezza, a volte con noncuranza, diventando essi stessi casse di risonanza di voci altrui. In questo parlato confuso, i sei performer si cambiano continuamente abito, parrucche diventando altro da sé, spostano i mobili e gli oggetti di scena creando, distruggendo e ricreando ambienti diversi, compiendo gesti della quotidianità inutili o anch’essi ripetitivi fino all’ossessione, in uno straniamento sempre più affastellato tra realtà e finzione. Faticosa l’ora e mezzo di spettacolo. Svelato il meccanismo drammaturgico, in mancanza di alternanze ritmiche si cade nella noia e quasi nel fastidio. Un piacevole riscatto arriva nel finale: per congedarsi viene riutilizzata lo stessa modalità di frasi di saluto ripetute innumerevoli volte, cosicché il respiro di sollievo per essere finalmente fuori da tanto disturbante caos si tramuta in una risata liberatoria e complice da parte del pubblico.

UNA ISLA
una creazione di Agrupación Señor Serrano
regia e drammaturgia Àlex Serrano e Pau Palacios
assistente alla drammaturgia e alla regia Carlota Grau
interpreti Carlota Grau, Lia Vohlgemuth, Sara Montalvão, Bartosz Ostrowski, Andrea Baldassarri, Tony Flego, Riccardo Socionovo, Iole La Sala, Anna Schizzarotto Negroni, Diletta Brancatelli, Eleonora Greco, Dana Lozada e Bianca Latini
interprete olografico Eva Torróntegui
scenografia e costumi Xesca Salvà
disegno luci Cube.bz
musica Nico Roig
video olografici David Negrão
morphing video Boris Ramírez
programmazione video David Muñiz
autrice e performer Camille Latron
intelligenze artificiali utilizzate durante il processo di creazione GPT-3, Bloom, DALL-E, Stable Diffusion, Midjourney e FILM
coordinamento della produzione Barbara Bloin
produzione esecutiva Paula S. Viteri
direzione Art Republic
produttori GREC Festival de Barcelona, Câmara Municipal de Setúbal, Rota Clandestina, Festival Internacional de Teatro de Expressão Iberica (FITEI), Centro Cultural CondeDuque, Laboratorio de las Artes de Valladolid (LAVA), CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli-Venezia Giulia, TPE / Festival delle Colline Torinesi, SPRING Festival, Feikes Huis, Departament de Cultura de la Generalitat.
in collaborazione con Ajuntament de Terrassa e con Fabra i Coats Fàbrica de creació de Barcelona

durata 1h
applausi del pubblico: 1’ 40”

 


HAMMAMTURGIA

drammaturgia Tomàs Aragay y Sofia Asencio
direzione scenica Tomàs Aragay
creazione e interpretazione Sofia Asencio, Beatriz Lobo, Ana Cortés, Kidows Kim
consulenza per lo spazio scenico Cube.bz y Serrucho
disegno luci Cube.bz
spazio sonoro Maties Palau
design e realizzazione costumi Jorge Dutor
macchinista Celina Chavat
comunicazione Sofia Asencio
distribuzione Alessandra Simeoni
produzione esecutiva Imma Bové
con la coproduzione di Le Grütli, Centre de production et de difusión des Arts Vivants, Teatre Nacional de Catalunya, La Mutant, espai d’Arts Vives, Auditorio de Tenerife, Azkunazentroa.
in collaborazione con ICEC, Institut Català de les Empreses Culturals, INAEM, Instituto Nacional de las Artes Escénicas y de la Música, Institut Ramon Llull.

durata 40’
applausi 1’

 


ATOMS FOR PEACE

concept e coreografia Annalì Rainoldi
danzatrici Erika Crivellari, Eleonora Gambini, Annalì Rainoldi
musiche Fabio Malizia
con il sostegno di Inteatro Villa Nappi

durata 25’
applausi del pubblico: 1’

 


SIGNAL TO NOISE

regia Tim Etchells
ideato e interpretato da Robin Arthur, Seke Chimutengwende, Richard Lowdon, Claire Marshall, Cathy Naden e Terry O’Connor
drammaturgia Tyrone Huggins
disegno luci Nigel Edwards
testo Tim Etchells
musica e suono Tim Etchells
design Richard Lowdon
direzione di produzione Jim Harrison
responsabile tecnico della tournée Alex Fernandes
Forced Entertainment

durata 1h 30’
applausi del pubblico: 1’

 


Visti ad Ancona e Polverigi, Teatro delle Muse, Teatro della Luna, Parco e Cortile di Villa Nappi, nell’ambito di Inteatro festival 2024

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