E’ un’aria diversa, rispetto agli ultimi anni, quella che ci accoglie a Polverigi, a Villa Nappi, la prestigiosa sede del festival, nel giorno di apertura. Si vede più animazione nei viottoli del parco, una maggiore organizzazione nell’accoglienza: l’entrata di Inteatro nel Consorzio Marche Teatro, di recente fondazione, probabilmente ha dato i suoi primi frutti.
C’è comunque un’aria un po’ ingessata per essere un festival dedicato al contemporaneo e alla ricerca, un certo stridore tra le proposte e il pubblico chiamato alla partecipazione.
La prima performance, “A string section” di Reckless Sleepers, ci porta nella chiesa del SS. Sacramento, unico residuo del monastero su cui venne in seguito edificata la Villa.
Cinque sedie per cinque donne, che si presentano vestite elegantemente di nero con in mano una sega. Si siedono compunte, condividendo la loro bellezza con il pubblico, immagini inquietanti da film horror nelle nostre menti.
Le seghe entrano in azione, andando a tagliare inesorabilmente gli zampi della sedia su cui sono sedute, in una lotta continua tra autodistruzione e autoconservazione. La sedia infatti non viene mai abbandonata, si crolla con lei, mantenendo la propria compostezza nella fatica del lavoro di taglio e nell’impassibilità nella perdita di equilibrio; si rimane Veneri compunte, sdraiate sulle proprie macerie.
Adatta alla performance è l’ambientazione nella chiesa, solido il pezzo nella sua coerenza, con una importante componente performativa che lo rende più adatto a un pubblico nomade, da incontrare per caso, che non a un pubblico seduto e schierato in forma tradizionale.
Si scende al Teatro della Luna per lo spettacolo di Oscar Gómez Mata “La casa di Eld”, ispirato alla omonima favola di Stevenson. Particolarità di questa messa in scena è il coinvolgimento di bambini e adolescenti del luogo, sul palco insieme agli attori della compagnia.
Agli attori è delegato il compito di raccontare la favola, ai bambini quello di smontare e poi ricostruire una struttura composta da canne intrecciate.
La schematicità della divisione dei compiti e del tempo scenico nuoce molto al ritmo dello spettacolo, allungandolo, rallentandolo, facendogli perdere mordente e poeticità. Così la potenza del momento in cui i bambini prendono la parola al microfono per enunciare i diversi modi in cui, nel XXI secolo, si può essere Jack (il protagonista della fiaba) si perde nella narrazione a tre voci della favola stessa, abbastanza scontata e usuale.
La parte finale, nuovamente affidata alla giovane troupe, nella lungaggine della costruzione della struttura non riesce a mantenere la forza concettuale dell’assunzione di responsabilità che l’atto di costruire contiene in sé.
Si risale in Villa per la prima prova coreografica di Giorgia Nardin.
Due danzatori, un ragazzo e una ragazza, sono già in scena, vestiti solo di una camicia, appollaiati su un unico piede.
C’è già un’aria di assenza, di indifferenza, sguardi che non si incontrano, gesti dimessi strappati alla quotidianità, compiuti con la rassegnazione che i gesti usuali contengono.
Continua a lungo la danza su un unico piede, avvicinandoli e allontanandoli. Finchè la camicia viene tolta, i corpi nudi entrano in contatto; gli avvinghiamenti che ne seguono mantengono l’inerzia del consueto, del sopportato per abitudine, la dolcezza malinconica del troppo conosciuto; il tempo continua ad essere lento, rarefatto, eppure il distacco risulta l’apice di un crescendo. Occhi ancora lontani, finché dalla gola del ragazzo nasce un canto che sorprende l’altra, strappandola per un attimo al mare di indifferenza, un lieve battito di ciglia, uno sguardo che si gira, niente di più.
Bella prima prova per questa giovanissima coreografa, che sorprende non tanto per la materia danzata quanto per l’atmosfera che sa creare e che dà significato ai gesti compiuti. Bravi anche gli interpreti a mantenersi in questa coerenza, a viverla e a rimandarcela.
A string section
coreografia: Leen Dewilde
drammaturgia: Mole Wetherell
con: Caroline d’Haese, Lisa Kendall, Orla Shine, Rachel Rimmer, Leen Dewilde
produzione: Reckless Sleepers
durata 35’
appalusi del pubblico: 30”
La casa di Eld
ideazione, scrittura, regia: Oscar Gómez Mata
con: Jean-Luc Farquet, Esperanza Lopez, Roberto Molo
e con: Maria Vittoria Busilacchi, Cecilia Carsughi, Malcom Castaneda, Denise Cesaretti, Veronica Concettoni, Carlo Defendi, Marzia Deodato, Filippo Alberto Fanesi, Mattia Guidi, Maria Chiara Lattanzi, Ester Gambini, Daniele Moresi, Ludovico Paladini, Atena Pierpaoli, Lorenzo Rozzi, Ines Solustri, Ambra Tiberi – coach Natascia Zanni, Anna Maria VItali
assistente alla regia: Bastien Semenzato
scenografia: Sylivie Kleiber
accessori: Hervé Jabveneau
realizzazione maschere: Isabelle Matter
responsabile tecnico e luci: Roberto Cafaggini
composizione musicale e creazione del suono: Andrés García
creazione video: Nico Baixas
regia suono: Christophe Bollondi e Xavier Weissbrodt
costumi: Isa Boucharlat assistita da Karine Dubois
responsabile produzione e amministrazione Barbara Giongo
diffusione internazionale: Miguel Acebes
coproduzione: Compagnia L’Alakran, St – Gervais Genève Le Théâtre e Bonlieu Scène Nationale d’Annecy (progetto PACT, in FEDER/INTERREG IV), TLH – Sierre, Arsenic – Lausanne, L’Hexagone – Scene nationale de Meylan, Théâtre Benno Besson – Yverdon-les-Bains con il sostegno di LAbel + Théâtre Romand
durata 1h 20’
applausi del pubblico: 1’
All dressed up with nowhere to go
di Giorgia Nardin
con: Marco D’Agostin, Sara Leghissa
processo di ricerca: Amy Bell, Marco D’Agostin, Sara Leghissa, Giorgia Nardin
editing musicale e ambienti sonori: Luca Scapellato
disegno luci: Matteo Fantoni
costumi: Edda Binotto
sviluppato come parte di: ChoreoRoam Europe 2012 CSC/Centro per la scena contemporanea Bassano del Grappa, the Place, Dansateliers, Paso a 2/Certamen coregrafico, Dance Week Festival.
sviluppato come parte di: B Project 2013 Jheronimus Bosch 500 Foundation, CSC Centro per la scena contemporanea Bassano del Grappa, Dance Umbrella, D.I.D. dance IDentity, La Briqueterie-Centre de developpement chorégraphique du Val de Marne, Dansateliers
Con il sostegno di CSC/Centro per la scena contemporanea – Bassano del Grappa, Graner/Mercant de les Flors – Barcellona, La piccionaia/I Carrara/Teatro Villa dei Leoni – Mira, La Conigliera – Resana, INTEATRO residenze – Polverigi, Teatro Fondamenta Nuove – Venezia, Associazione Arearea – Udine, Associazione culturale VAN
durata: 35’
applausi del pubblico: 1’