L’attesa per lo spettacolo “Interno familiare”, che ha debuttato alla Galleria Toledo di Napoli il 26 gennaio (in scena fino a domani) raccoglie critici, giornalisti, attori e addetti ai lavori di ambito napoletano nella piccola sala di questo storico teatro ai Quartieri Spagnoli.
Cinquanta minuti di monologo, o meglio di duplice monologo, in cui madre e figlia si scontrano sull’immaginario ring della tavola imbandita, in attesa dell’arrivo degli altri familiari.
Le festività natalizie sono momento fondamentale per ritrovare la famiglia riunita, ma non sempre il risultato è un successo; anzi, spesso emergono rancori, sofferenze, dolori sopiti che esplodono attorno a un pranzo o a una cena delle grandi occasioni.
Lo spettacolo propone argomenti già conosciuti: l’incomunicabilità familiare ma anche sociale, che spesso porta madre e figlia a scontrarsi su due fronti completamente opposti, rivendicando ragioni e motivazioni differenti in base all’età, al ruolo familiare e sociale, alla mentalità.
La madre che non riesce a comunicare con la figlia, l’unica che studia a Napoli e vive fuori casa, rifiutando la vita di provincia; l’unica che vuole emanciparsi e non sposarsi troppo giovane come i fratelli. Temi tipici nello scontro generazionale e culturale tra città e provincia: l’apparenza, le dicerie della gente, le regole, il rispetto.
Ma sarà la figlia a togliere il velo, rivelando la sua relazione con un uomo di città sposato che la mantiene da cinque anni. Una situazione di comodo sia per la figlia, che porta avanti studi e casa, sia per la madre, che potrà vantare una figlia laureata.
Un interno familiare di stampo fortissimamente ruccelliano, dalla lingua stabiese, la cui scelta viene spiegata così dalla stessa attrice e autrice Anita Mosca: «Il recupero e l’uso, nello spettacolo, di un linguaggio parlato, di un dialetto sporco e rotto, di provincia, privo di musicalità e rotondità, esaspera i toni del dialogo tra madre e figlia, calato in un iperrealismo cercato nell’essenzialità della scena e della scrittura».
Il confronto con Annibale Ruccello è inevitabile: lo sguardo attraverso serrature immaginarie per sbirciare le catastrofi private, il microcosmo che riflette il macrocosmo sociale, alcune frasi che ricordano le battute di Donna Clotilde nel “Ferdinando”, la scena e lo scontro madre-figlia che ricorda “Mamma. Piccole tragedie minimali”, altro lavoro del compianto autore stabiese, le figure maschili citate e mai presenti, il padre malato simbolo della decadenza familiare e della donna fedele al marito-padrone.
Un plauso alle attrici, che trasmettono emozioni e angosce delle protagoniste, tanto che il pubblico è portato ad immaginare che le due figure siano davvero legate da parentela. Gli spettatori appaiono come invitati immaginari a questa cena, capitati per caso in mezzo ad un amaro litigio, personale e familiare, come tante volte accade. Qui però non si recita, ci si toglie la maschera quotidianamente indossata nella vita definita “reale”.
Figlie, madri, padri, fratelli, ci ritroviamo un po’ tutti in questo spettacolo, coinvolti nel circolo vizioso dell’incomunicabilità. Fino a quando qualcuno puntualmente dice: “Accendi la televisione”.
“Interno familiare” è la prima tappa di una trilogia sulla famiglia che evolverà dal Sud Italia al mondo arabo e al Brasile. La compagnia Alqantara, Teatro Albatroz (Brasile), Teatro Al Manar (Giordania) e il Centro culturale di Nesfjbil (Palestina) lavoreranno infatti per i prossimi anni alla produzione di questo percorso teatrale.
INTERNO FAMILIARE
scritto e diretto da Anita Mosca
produzione: Compagnia Alqantara in collaborazione con il Teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo
interpreti: Tina Femiano, Anita Mosca
direzione attori: Carmen Femiano
assistente alla regia: Marinì Sabrina Fernando, Ilaria Olimpico
progetto sonoro: Bk Bostik
disegno luci ed elementi di scena: Ciro Di Matteo
durata: 50′
applausi del pubblico: 3’ 25’’
Visto a Napoli, Galleria Toledo, il 26 gennaio 2010