L’intervista. Binasco e Paiato fra le confessioni intime di Natalia Ginzburg

L'intervista
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I tre protagonisti de ‘L’intervista’

Il “teatro delle chiacchiere” di Natalia Ginzburg torna in scena per la seconda volta con Valerio Binasco.
Dopo “Ti ho sposato per allegria”, allestito nel 2004, il regista ed attore torna a confrontarsi con le storie minimaliste della drammaturga. Lo fa attraverso “L’intervista”, una delle sue opere più note ed apprezzate, facendosi accompagnare in questo viaggio di scena da una interprete carismatica e di grande sensibilità, Maria Paiato.

Per chi non conoscesse la Ginzburg va subito detto che il titolo non deve fuorviare. Anche se suggerisce atmosfere da intrigo poliziesco cariche di suspance, forse evocate dalla ricca filmografia americana con titoli analoghi, non bisogna crearsi false aspettative perché, semmai, il teatro della Ginzburg è esattamente il contrario: non succede un bel niente.

Così scriveva, nel luglio del 1989, la drammaturga a proposito di quest’opera: “Da un po’ di tempo avevo l’idea di fare una commedia dove una persona, uomo o donna, arrivava in una casa per intervistare qualcuno […] però l’intervista era una sorta di intervista fantasma, e reale era soltanto il rapporto che si creava fra quella donna e quell’uomo, l’intimità casuale e involontaria che nasceva fra loro […]. Avevo in testa il luogo, una casa di campagna piuttosto vecchia, cadente e in disordine […] Non ho voluto per nulla illuminare il mondo del giornalismo di oggi, ma piuttosto volevo che apparisse in qualche modo l’Italia di oggi, dove tutto si dissipa e muore e ciò che resta è il desiderio confuso di mettere in salvo qualcosa che è stato bello e nobile, qualcosa che è degno di sopravvivere alla dissipazione e alla distruzione”.

L’intervista del titolo, dunque, è solo il pretesto per raccontare l’incontro casuale tra quest’uomo – l’intervistatore, un giornalista di testate fallimentari – e la donna, moglie dell’intervistato, o meglio di colui che il protagonista avrebbe voluto intervistare poiché, di fatto, questo incontro non avverrà mai nonostante i tentativi perpetrati nel corso degli anni.
Un pretesto che accende la miccia della reciproca confessione, con un brulichio di dialoghi srotolati mentre si aspetta seduti in poltrona, seduti e basta, seduti ancora, perché tanto quando si aspetta non si fa altro.

Eppure c’è una delicatezza autentica nello scorgere poco alla volta l’incontro, sempre più intimo, di queste due anime, di come pur sfiorandosi appena si riconoscono le reciproche infelicità, le aspettative, le possibilità, prima che queste diventino fragili per poi sfumare nell’infelicità. Ma anche l’infelicità e le disillusioni vanno raccontate. Ed è quello che si troveranno a fare via via i due protagonisti nella serie dei loro incontri, l’ultimo dei quali – il terzo – avverrà dieci anni dopo il primo e otto dopo il secondo.

Valerio Binasco è un regista di grande sensibilità, intesa in senso pratico però, capace di catturare senza troppi cervellismi e macchinosità, ma piuttosto in maniera empatica, le note e i colori di una vicenda e i personaggi che la animano. E, soprattutto, è un regista che sale sul palco per raccontare effettivamente una storia, senza perdere mai di vista cosa e come nel modo più lucido, autentico ed efficace.
Uno spettacolo onesto e delicato capace di restituire in modo sincero, senza artifici e peripezie, non solo il testo, ma anche la poesia del teatro della Ginzburg, coi suoi personaggi distratti, strampalati ed inconcludenti, le storie esili, non agite ma chiacchierate, raccontate (anche troppo) seduti in poltrona. E nelle parole dei personaggi, dove tutto è “già stato” o “speriamo che sarà”.

 L’INTERVISTA
di: Natalia Ginzburg
di e con: Valerio Binasco
con: Maria Paiato e Azzurra Antonacci
scene: Antonio Panzuto
costumi: Sandra Cardini
luci: Pasquale Mari
regista collaboratore: Nicoletta Robello

durata: 1h 40′
applausi del pubblico: 2′ 30”

Visto a Maiolati Spontini (AN), Teatro G. Spontini, il 29 marzo 2009 

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