Debutterà stasera al Teatro La Fenice di Venezia, in occasione dei cinquant’anni dalla prima assoluta, “Intolleranza 1960” di Luigi Nono, aprendo la stagione lirica del nuovo anno. La prima rappresentazione assoluta avvenne alla Fenice il 13 aprile 1961.
Stavolta alla testa dell’orchestra e del coro ci sarà il direttore tedesco Lothar Zagrosek, specialista del repertorio del secondo Novecento.
L’opera rimarrà in scena fino al 5 febbraio; e l’anteprima di stasera (con inizio alle 19) sarà trasmessa in diretta su Radio3 Rai.
Sarà una produzione fuori dagli schemi della lirica tradizionale, sia sul fronte musicale che tematico, anche perché vedrà coinvolti nomi noti del teatro italiano “di supporto” a studenti universitari, in un lavoro corale di scambio reciproco. Grazie a questo gemellaggio, gli studenti della facoltà di Design e Arti dello Iuav di Venezia hanno infatti potuto partecipare all’intero sviluppo dell’opera, sino ad arrivare alla stesura di un fascicolo – edito dalla Marsilio nell’ambito delle celebrazioni del 50° anniversario della fondazione della casa editrice – contenente le varie proposte scenografiche e registiche emerse grazie all’aiuto dei tutor/professionisti.
Luigi Nono, compositore veneziano morto nel 1990, ha affiancato la sua arte a testi di stampo politico e sociale, ampliando il significato delle parole e rivestendole di una musica che, tra suoni grevi e leggeri, talvolta stridenti e frastornanti, dà a ciascuno strumento la possibilità di esprimersi: proprio come lui stesso avrebbe voluto fosse concesso ai torturati, ai processati e a tutte le vittime d’intolleranza della nostra società.
“Intolleranza 1960”, ideata e scritta dal 36enne Nono in soli tre mesi (su commissione di Mario Labroca, allora direttore della Biennale Musica), può essere letta come la storia di un emigrante che, dalle miniere di Marcinelle, torna nel Polesine alluvionato: una vicenda ricca di allusioni alla storia italiana degli anni Cinquanta, che ricorda da un’altra prospettiva i 150 anni dell’unità del Paese.
Abbiamo assistito per due settimane (dal 10 al 24 gennaio) alle prove dell’opera, come fossimo tornati in quegli anni, quando era il processo teatrale ad avere più importanza del risultato finale. E in effetti, poter vedere e contribuire alla scrittura di una formula magica spettacolare è un privilegio che si lascia apprezzare forse ancor più del gran debutto.
Siamo in platea, luci accese. Sul palco tre o quattro macchinisti arrampicati qua e là montano una gigantesca impalcatura d’acciaio a tre livelli; altri sono alle prese con due, altrettanto maestosi, ponti levatoi, neri e pesanti, governati da un meccanismo a motore e sorretti da spesse catene metalliche. Al di sotto del ponte, una vasca non molto profonda e per ora vuota, ma presto piena d’acqua: una piscina scavata nel palco, insomma.
Nel vedere una scenografia al montaggio, vengono in mente le possibilità di movimento degli attori: in questo caso si vorrebbe immaginarli tuffarsi nella vasca d’acqua dal ponte, alzato a mo’ di trampolino. Un’idea bizzarra che, per chi assisterà allo spettacolo, non verrà del tutto smentita.
Accanto a me c’è Alberto Nonnato, assistente alla scenografia, braccio destro della scenografa Margherita Palli (che Klp ha avuto il piacere di intervistare qualche mese fa) e tutor anche lui per l’occasione. Alberto svela in effetti che sì, “qualcuno” alla fine quella vasca la riempirà, mentre sui ponti in movimento cammineranno attori e comparse, con tanto di imbracature di sicurezza, fosforescenti durante le prove ma poi nascoste sotto salopette e tute da lavoro, con cui il costumista Gabriele Mayer vestirà cantanti, attori e figuranti, in perfetta linea con scene e ambientazioni.
Sul fronte musicale saranno presenti 90 orchestrali con relativi strumenti e 70 coristi. Tutti sul palco! O meglio, i 90 orchestrali distribuiti per categoria (archi, fiati e percussioni) sui tre livelli dell’impalcatura: 78 sui primi due piani – che visti da vicino sembrano tutt’altro che spaziosi – e al terzo livello solo 12, mentre i 70 elementi del coro nella buca d’orchestra, spazio prodotto dal genio di Wagner, dove grazie allo sprofondamento della fonte musicale al di sotto del palco si crea un effetto di mistero, accentuando la capacità di ascolto del pubblico.
La scelta registica di sistemare nel “golfo mistico” (così venne ribattezzato da Arturo Toscanini) un coro tanto numeroso crea un effetto sonoro ancor più incisivo: le voci si propagano nel teatro, come lamenti di spettri costretti a vagare sulle nostre teste.
Oltre a orchestrali e coristi, ci saranno sei cantanti, quattro attori e circa venti comparse (molte delle quali studenti Iuav), per un totale di 180 elementi in scena (senza contare il team dietro le quinte). Cifre che solo la lirica può permettersi. Nel dettaglio, il cast sarà formato dal tenore Stefan Vinke nel ruolo dell’emigrante, dal soprano Cornelia Horak in quello della sua compagna, dal mezzosoprano Julie Mellor in quello della donna, dal baritono Alessandro Paliaga in quello dell’algerino e dal basso Michael Leibundgut in quello del torturato. Gli attori Roberto Abbati, Stefano Moretti, Raffaele Esposito e Cristiano Nocera interpreteranno i ruoli dei quattro gendarmi, mentre Stacey Mastrian sarà la voce di soprano solo.
Assistere alle prove è istruttivo e interessante anche per gli imprevisti e i momenti di sorpresa. Ma non mancano neppure i – seppur brevi – momenti di panico: come la scivolata da un ponte in movimento di una comparsa, per fortuna senza subire alcun danno…
In attesa dell’inizio di una filata pomeridiana, tra chiacchiericci e risate delle comparse in pausa, improvvisamente cala il silenzio. Dal fondo della platea avanza un uomo non molto alto, dai capelli bianchi e folti. Un volto che non mi è nuovo: è quello di Luca Ronconi. Una sorta di leggenda per chi studia teatro, un mito moderno il cui nome rimbalza da un libro ad un’aula di lezione. Ora è qui, tra gli studenti, e si prepara con tranquillità a monitorare come procede l’opera per la quale lui e Franco Ripa di Meana hanno tutorato la regia.
Poco alla volta, dal fondo della platea, sfilano anche tutte le altre “firme” dello spettacolo: Margherita Palli, Walter Le Moli (stavolta non in veste di regista, ma di direttore del corso Iuav), Claudio Coloretti (light designer dell’opera e docente Iuav), Gabriele Mayer, Nuria Schönberg (moglie di Luigi Nono, nonché figlia del grande compositore dodecafonico Arnold) e Fortunato Ortombina, direttore artistico del teatro.
La sorpresa sta tutta qui: nell’osservare come questi grandi nomi (letti quasi sempre solo sui fogli di sala) con serenità lavorino e si confrontino tra loro e anche con gli studenti.
Vedere un mito della regia come Ronconi raccontare divertito aneddoti della sua vita a giovani che lo ascoltano ridendo con ammirazione, o condividere il commento di un altro noto regista su quanto debba essere difficile, per i cantanti, seguire una partitura orchestrale condensata, prima dell’assieme, in un solo pianoforte… è forse il miglior modo per godere non solo di un artista ma di un’intera arte.
Intolleranza 1960
azione scenica in due parti
da un’idea di Angelo Maria Ripellino
su testi di: Henri Alleg, Bertolt Brecht, Paul Eluard, Julius Fucík, Vladimir Majakovskij, Angelo Maria Ripellino e Jean-Paul Sartre
musica di Luigi Nono
prima rappresentazione assoluta: Venezia, Teatro La Fenice, 13 aprile 1961
personaggi e interpreti:
Un emigrante Stefan Vinke
La sua compagna Cornelia Horak
Una donna Julie Mellor
Un algerino Alessandro Paliaga
Un torturato Michael Leibundgut
Quattro gendarmi: Roberto Abbati, Stefano Moretti, Raffaele Esposito, Cristiano Nocera
Voce di soprano solo Stacey Mastrian
maestro concertatore e direttore: Lothar Zagrosek
regia del suono: Alvise Vidolin
regia, scene, costumi e luci: Facoltà di Design e Arti IUAV di Venezia, Performing Arts – Corso di Laurea magistrale in Teatro e Arti visive, Laboratorio di Teatro musicale Teatro La Fenice / Iuav
coordinamento: Walter Le Moli, Claudio Longhi
tutors di regia, scene, costumi, luci: Luca Ronconi, Franco Ripa di Meana, Margherita Palli, Vera Marzot, Gabriele Mayer, Claudio Coloretti, Alberto Nonnato, Luca Stoppini
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro: Claudio Marino Moretti