Portare Ionesco a teatro è sempre una sfida. Ancora di più quando lo si fa in occasione di un ritorno post (forse) pandemico.
“Io ne esco” è un interessante e riuscito esperimento della CompagniaGenoveseBeltramo. Siamo andati a vederlo a Torino, loro storica sede, nello spazio del CAP10100 di corso Moncalieri che, di recente, ha aperto le porte alla compagnia dopo la chiusura, forzata dal Covid, dello spazio Opi, che gestivano da dieci anni. Qui prenderà vita un progetto di teatro, cinema e formazione che si svolgerà nell’estate.
I protagonisti dello spettacolo sono due donne e tre uomini. Mentre il pubblico viene fatto accomodare in sala uno degli attori è seduto sotto il palco, sguardo perso nel vuoto e cappio intorno al collo.
Entrando gli spettatori vengono invitati a scattarsi delle fotografie con lui nelle posizioni in cui vogliono e a postarle poi sui social. Qualcuno accetta la sfida e dalla platea l’impressione è quella di trovarsi all’ingresso di qualche palazzo reale importante, con i turisti che si fanno le foto con le guardie immobili, spesso prendendole in giro. L’atmosfera resterà la stessa per tutta la durata della performance, in un altalenarsi di comico contrapposto sempre all’inquietante.
Lo spettacolo inizia con il resto della compagnia che arriva dal fondo e trascina l’apatico compagno in una danza sfrenata, intro di un lavoro giocato per intero su ritmi sostenuti, giochi fisici, canzoni, musica, mini e acrobazie. Il brainstorming apparentemente incontrollato dei testi di Ionesco trova corpo in una banda di assurdi performer che prestano senza alcuna riserva la loro fisicità e vocalità alla “causa”.
E così “Rinoceronti” si mescola a “Il Re Muore”, mentre alle spalle della compagnia un enorme trampolino occupa per intero la scena e diventerà oggetto di sperimentazioni fisiche e psichiche in un’affannoso tentativo di volo.
Ma chi sono questi personaggi di bianco vestiti che realmente si “agitano sulla scena”? E’ questo il tarlo che resta nella mente di chi guarda incuriosito e stupito. Intanto un bambino in prima fila si diverte e ride nel vedere quello che ha tutta l’aria di essere, in fin dei conti, ciò che deve essere, ovvero un grande gioco.
“Io Ne Esco” però è anche molto di più. E’ uno studio approfondito sui personaggi del grande drammaturgo rumeno, in particolare sui protagonisti di “Rinoceronti”, filo rosso della performance.
Al termine dello spettacolo abbiamo intervistato Viren Beltramo, che insieme a Savino Genovese – suo compagno d’arte e di vita – ha fondato il gruppo nel 2008 e che dello spettacolo è autrice e regista.
Come ti è venuta l’idea di lavorare su Ionesco?
Ho iniziato ad immaginare questo viaggio trasversale alle tre opere di Ionesco due anni fa per riflesso, mi sono riconosciuta in Berenger, nel suo modo di stare al mondo, nelle sue contraddizioni; ho deciso di focalizzarmi su di lui costruendo un percorso che lo conducesse ad una scelta.
Quanto e come ci hai lavorato?
Ho lavorato alla rielaborazione drammaturgica per tutto il 2020 sviluppando, nel frattempo, un processo di selezione degli attori; avevo voglia di innamorarmi di nuovi colleghi e, per fortuna, è successo. In un anno in cui abbiamo perso praticamente tutto abbiamo guadagnato tempo, tempo per scoprirci e sceglierci, abbiamo investito il nostro tempo lavorando e credendo in un progetto pur non sapendo quando avremmo potuto ri-incontrare il pubblico. Lo abbiamo fatto prima di tutto per noi stessi e come spesso accade, dedicare tempo a sé stessi è il modo migliore per prepararsi ad incontrare il prossimo. “Io ne esco” ma in realtà non se ne esce… non mi riferisco, ovviamente alla pandemia… Non se ne esce, però si può decidere come starci dentro.
Lavorate molto con i giovani, si vede anche tra gli attori dello spettacolo. Qual è il vantaggio?
Il vantaggio è l’energia di chi ancora non è disilluso dal sistema, la vitalità di chi è in costruzione. Ho scelto cinque attori/attrici: il più giovane ha 21 anni, il più vecchio 45, ma non li ho scelti in base all’età, li ho scelti prima di tutto perché sono dannatamente bravi e non ho nessun pudore a dichiararlo. Avere un ventaglio mi piace, riflette la vita, anche se spesso il giovane è il più vecchio e viceversa.
Come si fa a “presentare” a loro uno spettacolo di questo tipo?
I giovani ai quali di solito piace il nostro modo di lavorare sono i ventenni, coloro i quali hanno finito gli studi, la generazione del “e mo’ son tutti fatti tuoi”. Il motivo penso sia che l’impatto con la realtà, nonostante io non abbia più vent’anni, mi procura ancora gli stessi traumi. Fisicità, ritmo, voce…
Come vi preparate a questo?
Sono i nostri strumenti, ho scelto professionisti completi, preparati fisicamente e vocalmente, perché fossero in grado di vivere nel mio immaginario, fatto di quadri vivi. Ci si prepara con l’allenamento costante, alternando il lavoro dell’atleta a quello del poeta.
IO NE ESCO
regia: Viren Beltramo
con Lidia Ferrari, Yuri Ferrero, Savino Genovese, Magda Saba, Gabriele Vaschetti
produzione CompagniaGenoveseBeltramo
in collaborazione con Cap10100
Visto a Torino, Cap10100, il 30 maggio 2021