Jatahy e Elagoz: i Leoni 2022 della 50^ Biennale Teatro

Christiane Jatahy (ph: Estelle Valente) e Samira Elagoz (ph: Biennale Teatro)
Christiane Jatahy (ph: Estelle Valente) e Samira Elagoz (ph: Biennale Teatro)

Le motivazioni di Ricci/Forte per Leone alla carriera e Leone d’argento a Christiane Jatahy e Samira Elagoz

Sono stati assegnati ieri i Leoni 2022 della Biennale Teatro di Venezia.
A Christiane Jatahy, autrice e regista brasiliana, va il Leone d’oro alla carriera, mentre a Samira Elagoz quello d’argento.

I Leoni sono stati proposti da Stefano Ricci e Gianni Forte, attuali direttori del settore Teatro, e approvati dal CdA della Biennale.

Jatahy, classe 1968, dal 2003 punta il suo lavoro sulle zone liminali delle differenti discipline artistiche, indagando non solo teatro e cinema ma tra realtà e finzione, attore e personaggio.
“Impietosa ed acuta osservatrice della violenta crudeltà del nostro mondo – viene descritta da ricci/forte – Jatahy potenzia un linguaggio originale interstiziale che unisce la forza radicale della sua dimensione poetica con il contrappunto di un mordace pensiero politico, sempre attraversato da un intrepido spirito di ricerca tra presente e passato”.
E’ stata, fra l’altro, Maestro alla guida della 25^ edizione dell’Ecole des Maîtres, il prestigioso corso internazionale di perfezionamento per attori.

La premiazione avverrà nel corso del 50° Festival Internazionale del Teatro, che si svolgerà a Venezia dal 24 giugno al 3 luglio prossimi.
Per Jatahy non sarà la prima volta alla Biennale, a cui aveva già partecipato nel 2015 con “La signorina Giulia“, trasportando il capolavoro di Strindberg dalla società nord-europea di fine Ottocento al Brasile contemporaneo. Era poi tornata a Venezia anche nel 2016 con una ambientazione delle “Tre sorelle” di Cechov, di nuovo un classico del nostro continente, in un Brasile attuale e spiazzante.
Quest’anno presenterà un nuovo spettacolo, coprodotto addirittura da 10 fra i più importanti teatri e festival europei, tra cui il Piccolo. Si partirà da Omero per raccontare la storia vera di una serie di artisti rifugiati.

Sarà invece la prima volta alla Biennale Teatro per Samira Elagoz, performer e filmmaker finlandese classe 1989, residente artisticamente tra Amsterdam e Berlino.
Presenterà a Venezia “Seek Bromance”, sua ultima creazione: “La storia della forte relazione fra persone transgender ambientata alla fine del mondo, quasi una saga lunga quattro ore”, la descrive Elagoz, che dopo un passato al femminile oggi si identifica in una mascolinità transgender.
Non sarà però la sua prima volta in Italia. Nel 2019, ad esempio, avevamo visto il suo “Cock, Cock… Who’s There” a Roma per Short Theatre.

Su questo versante si muove anche la motivazione del premio. Scrivono infatti ricci/forte: “Mettendo in scena il corpo e sezionandolo visualmente con i suoi paradossi e le sue multiformi sfaccettature alla maniera di Nan Goldin, focalizzandosi con sguardo implacabile sulla solitudine, sulla relazione umana tra sessi nell’era digitale e in una società che sfugge alle regolarizzazioni e controlli, esplorando i confini porosi tra reale e virtuale, indagando sugli effetti dell’amore, del gender, della femminilità, del desiderio[…] Elagoz percorre un viaggio intimo e poetico, ma al tempo stesso ironico e perturbante, intorno ai clichés e alle questioni riguardanti non solo l’auto-rappresentazione nei media, i comportamenti del maschio nei suoi tentativi di seduzione in un rapporto di dominio e/o di sottomissione, ma anche dello strumento-corpo come campo di un’imprescindibile e necessaria sperimentazione artistica”.

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