John Strasberg: il talento è in ogni epoca

Un incontro inatteso quello con John Strasberg, a Milano per un workshop al LAB121 diretto da Claudio Autelli.
Ci vediamo con entrambi al bar, poco lontano da dove è in corso il laboratorio.

John è figlio d’arte. Suo padre, il mitico regista Lee Strasberg, ha diretto per trent’anni l’Actors Studio di New York. Sua madre, Paula Miller, era attrice e insegnante di recitazione di Marilyn Monroe, sempre all’Actors Studio, mentre Susan Strasberg, sua sorella, venne candidata al Golden Globe negli anni Sessanta.

Durante la nostra chiacchierata non vuole assolutamente traduzioni simultanee: adora l’Italia e si sforza ad ogni costo di parlare la nostra lingua. Ecco perché, in alcuni punti, le parole sono un po’ “americanizzate” e ci fanno sorridere. E’ proprio con il sorriso, come se ci trovassimo con un vecchio amico, che affrontiamo questa breve conversazione, a tratti sorprendente.
Già, perché in realtà John Strasberg ci racconta di essersi distaccato da quella tradizione stanislavskiana che caratterizza invece il fulcro dell’acting cinematografico americano.
E’ stata per lui, paradossalmente, una scelta naturale: ha studiato e lavorato all’interno della famosissima scuola e poi al Lee Strasberg Institut, anche dopo la morte del padre, nell’82.
Ha poi fondato una scuola (il Real Stage) e oggi gira per il mondo; lo invitano a tenere workshop per attori professionisti, per esordienti, per chi, come dice, ha il disperato desiderio di lavorare in palcoscenico con un metodo personale e non sa farlo.

Il suo lavoro prosegue la strada di Stanislavskij e di Lee Strasberg ma è convinto che l’attore debba saper sviluppare uno stato attivo per riuscire a essere credibile in palcoscenico o davanti alla macchina da presa. Secondo lui è innaturale la separazione tra coscienza personale e espressione dei sentimenti e, per questo, insegna a recuperare il senso della verità, cioè della realtà, a ritrovare la vita. L’attore secondo John Strasberg non deve inventare emozioni, ma piuttosto riscoprire ciò che naturalmente sente in uno stato di ispirazione che possa permettergli di vivere con verità il mondo fantastico del teatro.

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