“La bisbetica domata” di William Shakespeare della Compagnia Quelli di Grock – Visto al Teatro Leonardo Da Vinci di Milano il 25 ottobre 2009
Confrontarsi con un testo antipatico come “La bisbetica domata” non è cosa facile. E la sfida è oltremodo complessa per un gruppo di attori che prediligono la risata e che sanno molto bene come fare a produrla. Perché non c’è proprio nulla di cui ridere nella storia di Caterina e del suo “addomesticamento”. Eppure si esce divertiti quando la messa in scena è siglata dai milanesi Quelli di Grock.
L’ormai storico gruppo di ex-giovani, il cui talento esplose sulle tavole del Teatro Greco negli anni Novanta con alcuni spettacoli divenuti veri e propri ‘cult’ (come “Caos” che, con “La clé du chapiteau” e altri due titoli sarà ripreso in un’antologica da non perdere), gestisce da quest’anno in completa autonomia il Teatro Leonardo.
La sala di Città Studi è gremita nei giorni della Festa del Teatro, quest’anno ridotti a due e colmi di appuntamenti, tanto da costringere a vere e proprie maratone festivaliere.
L’adattamento del testo di Shakespeare (un successo delle passate stagioni) diventa un abito nelle mani di Valeria Cavalli e Claudio Intropido, che riescono nel difficile compito di aderire ad un tessuto drammaturgico molto complicato e in alcuni momenti addirittura incoerente, se non incompleto. L’impeccabile uso di clownerie e pantomima (che definiscono peraltro la cifra stilistica della compagnia); la presenza in scena di tutti gli attori contemporaneamente, che restano seduti quando non direttamente ingaggiati nell’azione (quasi a ricordare che la commedia è concepita per il pubblico di un prologo volutamente non agito); e, ancora, le musiche composte ed eseguite dal vivo da un grande Gipo Gurrado, tutto contribuisce ad avvicinare alla vicenda, che arriva perfettamente a destinazione senza bisogno di essere “interpretata”.
Il lungo tempo della rappresentazione è alleggerito da ritmi sarabandeschi che, tuttavia, non impediscono di riflettere su alcuni grandi temi, come la misoginia e l’insensata mortificazione del femminile. Lieve nella sua densità è l’assente presenza di Bianca, ridotta talvolta a cosa (un drappo bianco), cui la sola attrice in scena presta la voce in alcune battute in dialetto padovano, talvolta a silenzioso mimo che indossa una lunga e stereotipata parrucca bionda. E che, in un frammento quasi cinematografico se non documentaristico, diviene caricatura di un futile corteggiamento grazie ad un impeccabile rallentamento dei movimenti.
La coralità e il coordinamento fra gli attori è eccellente, tanto da trasformare in una perla di comicità un (involontario?) ‘misunderstanding’ che coinvolge il povero Tranio, raggiunto da una battuta sbagliata.
Geniale l’ingresso dei due padri di Lucenzio, quello vero e quello finto, che, pur provenendo l’uno da Pisa e l’altro da Mantova, parlano entrambi napoletano in un gioco di specchi che sembra diretto da Charlie Chaplin. Il monologo finale che affida a Caterina/Valeria la morale della storia chiude il sipario restituendo finalmente un senso a quella “rieducazione” patriarcale che in alcuni momenti è addirittura intollerabile. Giacché «ciò che avremo ricevuto dai nostri mariti lo restituiremo in egual misura, né più, né meno».
LA BISBETICA DOMATA
di: William Shakespeare
traduzione: Valeria Cavalli
adattamento: Valeria Cavalli
regia: Valeria Cavalli e Claudio Intropido
scenografia: Claudio Intropido
costumi: Lara Friio
assistente scenografie: Betty Pajoro
musiche: Gipo Gurrado
disegno luci: Claudio Intropido
direzione tecnica: Walter Intropido
con: Antonio Brugnano, Pietro De Pascalis, Gipo Gurrado, Alessandro Larocca, Marco Oliva, Andrea Ruberti, Manola Vignato, Max Zatta
durata: 2 h 40′
applausi del pubblico: 4′
Visto a Milano, Teatro Leonardo da Vinci, il 25 ottobre 2009