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La bottega del caffè: Goldoni e gli azzardi di Grock

La bottega del caffè (photo: Roberto Rognoni)

La bottega del caffè (photo: Roberto Rognoni)

È ancora festa al Teatro Leonardo di Milano. “La bottega del caffè”, riadattamento in salsa contemporanea di una delle più celebri commedie di Goldoni, è pantagruelico trionfo dello sfarzo: il carnevale di Quelli di Grock. L’esaltazione di uno stile che trova nei barocchismi colorati e istrionici il proprio esito naturale.

Quella di Valeria Cavalli, drammaturga e regista della compagnia milanese, è una rilettura al femminile. In Goldoni, il caffè gestito da Ridolfo è l’osservatorio per il maldicente don Marzio. Sua vittima è Eugenio, giovane mercante che ha dilapidato un patrimonio nella bisca di Pandolfo. Non gli sfugge neppure Vittoria, moglie di Eugenio, cui don Marzio racconta la frottola di una relazione di suo marito con la ballerina Lisaura, corteggiata invece da Flaminio, altro giocatore incallito.

Nell’originale di Goldoni, don Marzio è l’unica figura realmente negativa. Nella versione di Valeria Cavalli, invece, tutti i personaggi maschili – con la sola eccezione di Ridolfo – hanno difetti marcati. Sono cinici, pettegoli, adulatori e lascivi. Sono avari o dissipatori, falsi e calcolatori. Ma, a ben guardare, anche le donne non escono vincenti da questo carosello dei vizi. In apparenza avvedute, capaci di smascherare i mariti fedifraghi, le figure femminili sono in realtà di una furbizia pusillanime. Alla fine sono succubi dell’uomo. Se perdonano, lo fanno per opportunismo.

Le differenze fra copia e originale sono anche di carattere linguistico. Se Goldoni, antesignano di Manzoni, usa il toscano come lingua franca italiana, nella versione Grock i personaggi spaziano dal napoletano al veneto. Lambiscono il francese, e il cameriere Trappola si esprime in un italiano balcanizzato.

Valeria Cavalli, in cabina di regia con Claudio Intropido, trasferisce la vicenda da un campiello veneziano a una luccicante Las Vegas, metafora planetaria del gioco d’azzardo e dello sballo.

La scena avvolge e stordisce con i mille colori della notte. Il palco è diviso in due parti: sacchi di caffè davanti alla platea; drappi multipli in profondità, quasi un sacrario dove avviene il rito della bisca. La casa da gioco è boutique di lusso e bazar, luogo d’intima perdizione, protetto dagli occhi indiscreti.

Apre le danze Gaetano Callegaro nei panni di Pandolfo, cappello e impermeabile australiano, e sembra John Wayne dentro un saloon. Sfila dietro di lui la sgargiante, compagnia: Pietro De Pascalis, Jacopo Fracasso, Cristina Liparoto, Andrea Robbiano, Roberta Rovelli, Simone Severgnini, Daniele Turconi, Debora Virello. Anche la platea è attraversata dal brivido del gioco, sogno fantasmagorico di una città dove non si dorme mai. Una calamita di trasgressione, lusso, kitsch e dissipazione. Trucchi e giochi di prestigio. Volti belli e segnati, ironici, cinici, romantici e ingenui.

Il cuore pulsante di questa strana microsocietà senza notte né giorno, autosufficiente, sveglia solo grazie ai caffè a gogò, sono i costumi imponenti di Anna Bertolotti, il trucco di Beatrice Cammarata, le scene illuminate dallo stesso Intropido.
Ciò che soprattutto crea atmosfere da saltimbanchi, sono le musiche e le canzoni di Gipo Gurrado, che s’inventa situazioni e personaggi assenti dal testo, siparietti, duetti dal sapore mozartiano. Peccato che a fronte di un lavoro molto cantato, che ha coinvolto il violoncellista Saverio Gliozzi e il suo Khora Quartet, il cast non sia stato scelto in base alle esigenze canore. Alcuni protagonisti non sembrano all’altezza del compito, e durante l’esecuzione dei brani appaiono statici. Tuttavia, da navigati professionisti, recuperano con la recitazione. La buttano in farsa, con risultati apprezzabili.

La regia tiene la pièce in linea di galleggiamento, anche se le parti recitate e quelle cantate non sempre sono saldate così da costituire un tutto organico. Resta la sensazione di un dialogo sempre proficuo tra Grock e i classici.
Dopo il fortunato “Avaro” del 2013, “La bottega del caffè” è un nuovo lavoro divertente, vitale ed energico, colorato e spiritoso. In perfetta sintonia con le atmosfere natalizie (e infatti resterà in scena fino al 1° gennaio).

LA BOTTEGA DEL CAFFÈ
da Carlo Goldoni
adattamento Valeria Cavalli
regia Valeria Cavalli, Claudio Intropido
con Gaetano Callegaro, Pietro De Pascalis, Jacopo Fracasso, Cristina Liparoto, Andrea Robbiano, Roberta Rovelli, Simone Severgnini, Daniele Turconi, Debora Virello
costumi Anna Bertolotti
assistente ai costumi Alessandra Faienza
trucco Beatrice Cammarata
scene e disegno luci Claudio Intropido
musiche e canzoni Gipo Gurrado eseguite dal Khora Quartet
si ringraziano Floriana Setti, Martina de Paola, Margherita Turchi, Zorba Officine Creative

durata: 2h
applausi del pubblico: 3’

Visto a Milano, Teatro Leonardo, il 10 dicembre 2015

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