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La caduta di Antigone: la lotta del Teatro Rebis di Macerata

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Il sostegno al Teatro Rebis da parte di Cifone|Il SISMA e gli autori del fumetto 'Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta' hanno ospitato la raccolta firme

Il sostegno al Teatro Rebis da parte di Cifone
Il sostegno al Teatro Rebis da parte di Cifone

Nel panorama delle lotte per il mantenimento di spazi alla cultura, lotte che si moltiplicano e si richiamano su tutto il territorio nazionale come un vero e proprio grido di sopravvivenza e di testarda affermazione, si innesta anche la battaglia del Teatro Rebis, ensemble artistico nato a Macerata nel 2003.
Eclettica formazione di artisti, ha sperimentato negli anni varie forme di comunicazione, dall’incursione urbana al teatro ragazzi, dalla prosa al teatro d’impegno civile e al teatro d’astrazione,  virando nel tempo verso un linguaggio intimista che guarda l’attualità da un punto di vista emozionale e visionario.

L’attività più prettamente performativa, che ha portato la compagnia in giro per l’Europa e in alcuni dei più importanti festival italiani, è stata sempre accompagnata in maniera costante e continuativa da attività di divulgazione culturale e artistica, sia attraverso l’organizzazione di festival pluriennali, che hanno contraddistinto la vita culturale maceratese, sia con l’attivazione di numerosi corsi e laboratori che hanno avvicinato il teatro alle scuole e alle situazioni di marginalità sociale.
L’incontro con le teorie e le pratiche di Danilo Dolci ha segnato un nuovo impegno per il Teatro Rebis che, con il sostegno del Centro per lo Sviluppo Creativo Danilo Dolci di Palermo, ha iniziato un percorso volto alla sperimentazione di una proposta laboratoriale che unisca il metodo educativo non formale della maieutica reciproca alla pratica teatrale, con progetti realizzati in scuole di ogni ordine e grado.

Il 2005 ha segnato una svolta nella storia della compagnia: la presa in carico della gestione del teatro di Villa Potenza, piccola frazione situata alle porte di Macerata, di proprietà privata.  Le attività della compagnia si sono da allora concentrate in questo spazio, diventato così luogo di prove, laboratori, messe in scena, e in cui sono passati grandi artisti della scena teatrale nazionale e internazionale.

La convenzione tra la compagnia e la proprietà prevedeva la corresponsione di un affitto annuale pari a 10.000 € che il Teatro Rebis ha sostenuto, al pari del pagamento delle utenze, grazie esclusivamente alle proprie attività e alle collaborazioni riuscite a realizzare, non ultima quella con l’Accademia delle Arti di Macerata.
Ma veniamo al dunque. Nel 2014 il Comune di Macerata decide di prendere in affitto il Teatro di Villa Potenza e promulga un bando per l’assegnazione dello spazio, bando che vede la presentazione di due soli progetti, quello del Teatro Rebis e quello di un’associazione sportiva dilettantistica che si occupa di pallavolo femminile.
Ebbene, vince quest’ultimo. La prima reazione è di stupore: quale competenze specifiche può mettere in campo una società di pallavolo per gestire un teatro?
Lo sport e l’arte attengono a due campi distinti e ben distinguibili nelle loro specificità, appartengono a due modalità di occupare il tempo e la vita in maniera differente.
Si cominciano intanto a leggere varie dichiarazioni, sotto la superficie delle quali emerge un giudizio di merito nei confronti dell’attività del Teatro Rebis, considerata troppo di nicchia, troppo rivolta a una élite, solo per addetti ai lavori, staccata dal contesto territoriale a cui sembra non aver dato nulla.

Parte una petizione in cui il Teatro Rebis racconta la vicenda e come la vittoria della società sportiva sia stata determinata da una maggiore offerta economica presentata, anche se questo, nei criteri di assegnazione, non era un elemento determinante al fine dell’assegnazione dello spazio.
La richiesta è l’annullamento del bando e la sua riscrittura senza ambiguità; come continuano a ripetere i componenti del Teatro Rebis, non c’è nessun intento rancoroso contro la società sportiva, bensì una richiesta di chiarezza e di assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione pubblica su cosa si immagina per lo spazio in questione.
La petizione raccoglie moltissime firme e il Teatro Rebis ottiene il sostegno di nomi importanti della scena teatrale e non solo: Chiara Guidi, Damiano Grasselli, Rita Frongia, Rubina Giorgi… solo per citarne alcuni, segno di una stima che travalica i confini della provincia marchigiana.

Il SISMA e gli autori del fumetto ‘Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta’ hanno ospitato la raccolta firme

Viene organizzata una festa, perchè gli artisti per le loro lotte scelgono sempre di esporsi, di lanciare la propria immaginazione, di ribadire il ruolo di motore propositivo. Titolo: “La caduta di Antigone”, figura emblematica per chi decide di protestare contro qualcosa che reputa ingiusto secondo le proprie leggi morali. Ma anche, come dice il regista del Teatro Rebis Andrea Fazzini, “omaggio in particolare all’opera, a mio avviso fin troppo dimenticata così come il suo autore, Magdalo Mussio; opera in cui viene rappresentata un’immagine importante: la caduta come un volo positivo, un’azione che si ripete all’infinito e non finisce mai”.

La festa riempie il teatro di amici, artisti, operatori, rappresentanti di associazioni, gente comune, a riprova che il Teatro Rebis non è solo, non ha gestito lo spazio per sé, ma ha saputo guardarsi intorno e dare vita e forza a una comunità che nel suo fare si è riconosciuta e dalla sua attività ha tratto nutrimento.
Vengono letti al pubblico i due progetti, senza alcun commento, lasciando ad ognuno la possibilità del proprio giudizio, e si susseguono vari interventi: brani recitati, letture, coreografie, performance, installazioni, sketch comici. Ogni intervenuto porta un pezzetto di sé, della sua sapienza, della sua arte, della sua particolarità, mostrando che la ricreatività, la socialità può essere qualcosa di più profondo, di più spinto nel pensiero, che si può mirare a una qualità al di là di una quantità che pare essere metro eletto di valutazione.

Allo stato attuale dei fatti si attende l’esito di un ricorso al TAR che chiede l’annullamento e la riscrittura secondo criteri più chiari del bando. Nel frattempo si sta lì, in bilico, con sempre meno certezze, impossibilitati a immaginare un futuro, le altisonanti frasi che vengono lanciate per la cultura ad aleggiare nell’aria senza agganciarsi ad un solido agire.

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