La cisterna. Le morti sul lavoro nel monologo di Salvatore Arena

Massimo Zaccaria in La cisterna
Massimo Zaccaria in La cisterna
Massimo Zaccaria in La cisterna (photo: Fausto Pacifico)
“Il messaggio che vogliamo dare è questo: la mattina ti alzi, vai a lavorare e non sai se torni”. Con parole semplici e schiette Massimo Zaccaria racconta quello che per lui è il cuore dello spettacolo di cui è unico protagonista: “La cisterna”, scritto da Salvatore Arena, che ne cura anche la regia, finalista al premio Scenario per Ustica nel 2009.

Teatro civile dunque, ma senza cadere nella retorica della denuncia politica che deve necessariamente indossare un colore. Nessuna lotta operaia o di classe in sottofondo. Le uniche tinte ammesse, in un dramma senza fronzoli, sono quelle che dipingono la disperazione di un uomo, straziato dal dolore e dal senso di colpa, per essere sopravissuto alle morti sul lavoro dei colleghi.

Solo, in una piazza al sud del mondo, Pinuccio conduce la sua esistenza da derelitto. Abbandonato dalla moglie, che lo considera un fallito e che gli impedisce di vedere il figlio, si lascia possedere dai mostri che attanagliano la sua coscienza.
In una lingua impastata di dialetto pugliese, Pinuccio racconta il suo dolore. Si susseguono, così, fitti, i ricordi della propria infanzia, nella Bari proletaria e di provincia degli anni Settanta; sullo sfondo l’aderenza genuina al comunismo, e un sentimento religioso ancestrale, un culto dei santi quasi pagano, dove San Nicola è una presenza autorevole, a tratti da temere.

Le memorie di 35 anni di vita si alternano alle immagini dell’inconscio. La morte del padre in un incidente di lavoro, la visione di un pesce che partorisce una bambina, l’incontro con Valeria, la donna che poi diventerà sua moglie, e una bufera di neve in Russia. Le immagini della mente di Pinuccio si susseguono senza sosta, fuoriescono dalle sue labbra, in una descrizione vivida, rafforzata dalla mimica, dalla modulazione della voce e dai movimenti del corpo.

“Con il regista ed autore Salvatore Arena, abbiamo deciso di rappresentare fisicamente in scena il dolore di Pinuccio facendogli indossare un corpo storto e facendogli assumere una sembianza quasi deforme – spiega Massimo Zaccaria – Per tutta la durata dello spettacolo Pinuccio si muove sulla scena con un braccio fasciato, e per questo chiede un miracolo di cui non ha bisogno. La sua deformità non è altro che un riflesso della sua anima ferita, in cerca di espiazione. Non a caso, alla fine della pièce, dopo avere finalmente svelato ciò che è successo, il suo corpo riuscirà a raddrizzarsi, il suo braccio si rivelerà integro”.

“La cisterna“, ispirata alla tragedia di Molfetta, in cui nel 2008 persero la vita cinque operai impegnati a bonificare una cisterna che trasportava zolfo, rivela un lavoro di indagine antropologica attraverso uno spaccato di Bari.
“L’idea è nata da quell’episodio, ma il tema delle morti bianche riguarda purtroppo un po’ tutta la penisola – prosegue Zaccaria – Per mettere in scena la disperazione di chi ha vissuto un dramma del genere, senza cadere nel pietismo, abbiamo intrapreso un lavoro di scavo nella Bari operaia, per capire i pensieri, gli stati d’animo, gli stili di vita, i sentimenti dei protagonisti di questi tristi fatti di cronaca. Ho intervistato operai, famiglie che avevano vissuto episodi simili. E con il materiale raccolto abbiamo plasmato il personaggio di Pinuccio”.
 
La messa in scena sembra privilegiare la dimensione intimistica del dramma, pur non sottovalutando l’impegno civile. “Il momento in cui Pinuccio è rimasto inerme, invece di cercare di aiutare i compagni caduti nella cisterna, è stato troppo breve, è stato un atto unico che non ammette repliche. Un po’ come la natura del teatro. E proprio per questo non si possono esprimere giudizi di sorta, perché nessuno di noi può sapere cosa avrebbe fatto in quella circostanza”.
Con queste parole l’attore pugliese svela il background drammaturgico di un lavoro in cui dà saggio di una buona padronanza della scena, con un uso consapevole della mimica, della voce e della propria fisicità.

La cisterna
drammaturgia, regia, scenografia e allestimento: Salvatore Arena
attore narrante: Massimo Zaccaria
spettacolo prodotto da Mana Chuma Teatro
durata: 50′
applausi del pubblico: 2′ 05”

Visto a Catania, Teatro Coppola, il 23 giugno 2012

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