La danza, in tutte le sue forme, non può essere esclusa da una nobile educazione: danzare con i piedi, con le idee, con le parole, e devo aggiungere che bisogna saper danzare con la penna?
(Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888)
Che la formazione, nella danza, sia un problema nel suo aspetto più propriamente tecnico come in quello più specificatamente culturale è un fatto chiaro e ormai assodato.
Se la danza è un’arte, quindi uno strumento di interpretazione e comunicazione della realtà, un danzatore non può essere esclusivamente una macchina da portare ad elevate prestazioni fisiche; la sua formazione deve tenere conto di molte altre competenze che gli permettano di essere anzitutto un essere umano più attento e competente, e quindi un “artista” nel senso più completo del termine.
Interessante da questo punto di vista è il nuovo progetto di Simona Bertozzi, “Pneuma”, realizzato in collaborazione e in sinergia con lo studioso Enrico Pitozzi.
Il progetto si articola in un laboratorio intensivo di 12 ore distribuite in due giornate, e in una performance finale composta di due momenti: una parte performativa, a cura di Simona Bertozzi, accompagnata da un atto di pensiero a cura di Enrico Pitozzi.
Il progetto, che ha già replicato a Terni nell’ambito del Festival internazionale della creazione contemporanea ed è approdato in questi giorni a Romaeuropa, aveva debuttato all’Arboreto di Mondaino lo scorso settembre.
Qui, nella bucolica cornice geodetica del Teatro Dimora, le ore del laboratorio sono trascorse fluide, gustate nell’alternanza tra un lavoro prettamente fisico, di indagine profonda sulla architettura corporea nella dinamica del movimento, e un lavoro mentale stimolato dalle continue incursioni di Enrico Pitozzi, fonte incessante di suggestioni provenienti dai più disparati campi, filosofico, fisiologico, neurofisiologico, fotografico, cinematografico.
Così le proposte si rincorrono e si alimentano l’una dell’altra, connettendo in maniera forte il corpo e la sua capacità motoria alle possibilità percettive interne ed esterne ad esso, dando sostanza e riconoscimento altro dalla fisicità al movimento; nutrire la mente per ricreare il corpo, percepire e capire lo spazio in cui si opera, oggettivare il proprio sguardo interno per calarsi in quello dello spettatore, diventare padroni delle immagini che si creano: tutti questi i temi attraversati in un continuo rimando che i due conduttori del laboratorio, in perfetta sintonia tra loro, offrono, sottolineano, stimolano, ricercano.
Osservando lavorare le giovani allieve, rincuora vedere lo sforzo di spostarsi da una strutturazione stereotipata della danza, che plagia i corpi in automatismi estetici, per cercare delle modalità più vere di approccio. E viene da coltivare la speranza che questo progetto, ancora così episodico, possa diventare un appuntamento più frequente, un vero e proprio percorso di formazione che in una pratica più costante possa generare frutti sostanziosi. La parte performativa seguente al workshop ne è l’esatto corollario. Due parti staccate e intrinsecamente autonome: gesti danzati e gesto del pensiero, corpo e pensiero del corpo; una cesura netta tra di esse, ma uno scorrere l’una dentro l’altra nelle intenzioni, nella volontà di spiegare l’inspiegabile della danza lasciandole la sua poesia del non detto. Possente e creatrice di paesaggi pieni di sfumature, la danza di Simona Bertozzi (per l’occasione affiancata dal giovane Andrea Sassoli), leggero ma intenso, stimolante ed evocativo, pieno di amore e attenzione per la materia trattata il parlato di Enrico Pitozzi.
Lo spettacolo trasmuta, diventa il controluce della progettualità che lo sostiene, esso stesso formazione per gli allievi intervenuti, che possono toccare così con mano il termine di un percorso che per poche ore hanno approcciato, ma anche per il pubblico tutto, chiamato a prendersi la responsabilità di una comprensione spesso elusa o gettata via in un frettoloso applauso di circostanza.
PNEUMA
progetto ideato da Simona Bertozzi e Enrico Pitozzi
PERFORMANCE ORPHANS in fieri
Concept: Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e Coreografia: Simona Bertozzi
Interpreti: Simona Bertozzi, Andrea Sassoli
Musiche: Pink Floyd, Susumo Yokota
Progetto luci: Antonio Rinaldi
Produzione: Nexus 2013
CHROMA – ciò che resta è un quasi – nulla
concept: Enrico Pitozzi