Dichiarato fin dall’inizio come un saggio ‘speciale’ tra quelli che si fanno all’Itc Teatro, sottolineato dalle parole di presentazione che “il percorso del progetto è davvero quel che conta”, il pubblico si siede con l’animo curioso e forse persino un po’ accondiscendente e rilassato.
Se però tra il folto pubblico sono presenti amici o genitori dei giovani attori, venuti per vedere i loro ragazzi (e qui ce ne sono tanti, tra i 18 e i 23 anni), e per provare la gioia orgogliosa di vederli recitare su un palco, magari per sentire una battuta divertente o un tocco di malinconia da sotto un costume colorato, allora saranno di certo rimasti delusi.
Poche, incomprensibili e spesso inventate sono infatti le parole che vengono pronunciate durante i 35 minuti di spettacolo (e forse, per la prima volta a un saggio di attori in formazione, il pubblico rimpiange la brevità, cosa da apprezzare molto se è vero il proverbio tedesco che ricorda come ‘la brevità è l’essenza dell’ingegno’).
Pochi, rari, sono i momenti in cui i corpi sono tutti visibili.
Costumi? No.
I personaggi principali sono scarpe di gomma, ballerine, stivali, scarpe da ginnastica.
E la ventina di ragazzi che le animano se ne stanno dietro a un muro colorato.
Eppure quella che viene raccontata è una vera storia d’amore. E, anche, viene in qualche modo in mente la parola ‘diversità’, il fatto di sentirsi soli contro tutti – qualcosa che emerge in modo poetico, non didascalico, sorprendente e allegro.
Forse siamo tutti un po’ come scarpe spaiate, sembra dirci la scarpa da tennis bianca. Tutti tranne quelli che si fanno coraggio con la forza, sembrano rispondere imperiosi due anfibi militari. Però possiamo anche ritrovarci in un altro da noi, risponde la scarpa rossa femminile. E lo spaiato si ricompone, in una forma diversa, in altre possibilità.
Con fantasia e buonumore, in modo semplice, una cosa piccola e al contempo grande come è questo spettacolo, che ha il coraggio di essere quello che è – nessun intellettualismo, nessuna pretesa o mania di grandezza. Fare onestamente e con sentimento ciò che si fa, senza ostentare nulla e mettendosi al servizio di una possibilità corale e collettiva.
Questo è quanto realizzato dal regista, Andrea Paolucci, quando sceglie un modo diretto e divertente (senza essere sciocco o insipido o scontato) di parlare a un pubblico di qualunque età e latitudine. Questo lo fanno i ragazzi sul palco, togliendosi qualunque velleità di protagonismo per dare spazio alla creatività e alla costruzione di una struttura che tiene. Tiene perché sono loro a renderla viva, e perché loro – oltre che vivi, e già non è poco – sono bravi. Tanto che meriterebbero che queste scarpe li portassero lontano.
The shoe must go on. Uno spettacolo senza parole ma con tante scarpe e qualche braccio
regia: Andrea Paolucci
con: Simon Barletti, Federico Bertolucci, Alice Bettocchi, Monique David, Carmela Delle Curti, Lorenzo De Mitri, Yodith D’Uva, Amine Lamraoui, Eugenio Massara, Jacopo Moruzzi, Elisa Nadalini, Federico Piacenti, Laura Pierini, Diletta Rocca, Sanaà Selfaoui, Betina Shabanaj, Martina Teduccio, Lorenzo Tucci, Elena Verzella
assistenti alla regia: Giacomo Armaroli, Jessica Bruni, Irene Lucisano
durata: 35’
applausi del pubblico: 3′
Visto a San Lazzaro (Bo), ITC Teatro, il 26 maggio 2013