“Un filo teso, da una parte i commedianti e dall’altra il pubblico, gente del popolo… Una piazza in festa… Noccioline… Cric croc crac… Una testa sbuca di lato e guarda cosa succede nella piazza… Si potrebbe…”.
Una parlata antica e visionaria al buio del teatro. E’ Giuseppe Semeraro che presta la voce a Luigi Pirandello mentre detta al figlio Stefano il terzo atto de “I giganti della montagna”. Un frammento preciso da interpretare alla lettera. Una ipotesi tutta da immaginare per dire che cosa il teatro può fare nel e per il teatro.
Con questa intenzione entrano dalla parte del pubblico gli attori. Sono un drappello di resistenti che cantano la libertà mentre a spalla recano la bella Ilse e ne anticipano la fine. Una barricata viene allestita là dove abitualmente dimora la quarta parete.
Il manipolo di occupanti di nome fa Principio Attivo Teatro (la drammaturgia è di Valentina Diana), ma per questa occasione opta per un eteronimo più pertinente che emerge impeccabile dai bei quadri di scena. E’ l’Opera Nazionale Combattenti, ed esiste per resistere al teatro contemporaneo. Una resistenza-attesa molto ben definita da armamenti retro e nostalgici battibecchi del risentimento. E qualsivoglia tentativo di mettere alla prova “La favola del figlio cambiato” finisce nel vuoto della inazione.
Una effimera complicità intendono stabilire i resistenti con i presenti nella sala reale (calzante in questo senso la intro nazionalpopolare affidata al tecnico-musico in versione folk-rap) ma anche questa relazione deve finire nella fatica. Una atmosfera asfissiante che permane (e anzi cresce) anche dopo il momento in cui la luce oltre il telo palesa l’altra presenza (finzionale) ed esplodono le dicotomie, mentre la consistenza del teatro si dilata come una fisarmonica…
Tesa e arrabbiata la comunicazione quasi impossibile fra le due ‘attrici’: l’anima del teatro nuovo che non riesce ad accettare l’anima della tradizione. Inconciliabili le istanze di chi abita al di qua e al di là del telo. Indifferente o invecchiata o impaurita la partecipazione degli ‘attori’ nel discutere dello stato di salute del teatro mentre una ‘gigantesca’ folla ostile ed affamata rischia di compromettere la sicurezza della villa-teatro.
E a nulla vale il richiamo alla collaborazione: “Continuiamo a fare finta di crederci… Voi fate finta di là e noi facciamo finta di qua”. Il pubblico deve morire. E sarà proprio una attrice della tradizione ad ucciderlo prima di andarsene.
Opera Nazionale Combattenti ovvero I Giganti della Montagna: atto III
con: Leone Marco Bartolo, Dario Cadei, Carla Guido, Otto Marco Mercante, Cristina Mileti, Giuseppe Semeraro
drammaturgia: Valentina Diana
regia: Giuseppe Semeraro
bande sonore e musiche: Leone Marco Bartolo
voce fuori campo: Giuseppe Semeraro
scena e trucco: Bianca Maria Sitzia
produzione: Principio Attivo Teatro
Visto a Lecce, Teatro Paisiello, 19 febbraio 2016