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La Favorita di Donizetti. Il nuovo allestimento diretto da Cigni e Beltrami

La Favorita (photo: Gianni Cravedi)

La Favorita (photo: Gianni Cravedi)

Il Teatro Municipale di Piacenza e il Regio di Parma producono una nuova edizione italiana dell’opera

La nostra curiosità per un’opera mai ascoltata dal vivo ci ha portato a Piacenza per assistere alla versione italiana de “La Favorite”, grand opéra in quattro atti di Gaetano Donizetti, che abbiamo ascoltato nella versione ritmica italiana che ne fece nel 1860 Francesco Iannetti.
Solo alla fine del secolo scorso, e in rare occasioni, è stata proposta l’originale francese, in molti punti diversa, che ha bisogno di mezzi artistici in ogni senso più robusti. Una versione recente fu presentata al Maggio Fiorentino nel 2018, diretta da Fabio Luisi con la regia di Ariel Garcìa Valdés.

Tornando alle origini, l’opera debuttò per l’Académie Royale de Musique di Parigi il 2 dicembre 1840, su libretto di Alphonse Royer e Gustave Vaëz.
La vicenda è ambientata nel 1340 nel Regno di Castiglia e racconta dell’amore del giovane Fernando, che all’inizio dell’opera troviamo novizio nel Convento dei frati di Santiago di Compostela, per una donna misteriosa (“Una vergine, un angiol di Dio”), per la quale decide di abbandonare Santiago, andando contro i consigli e le premonizioni del suo Superiore, Padre Baldassarre, che lo mette in guardia contro i pericoli del mondo.

La donna di cui Fernando si innamora è Leonora de Gusman, che gli dice di ricambiare il suo amore, ma che non potrà mai essere sua, infatti sappiamo che è l’amante del re Alfonso XI di Castiglia, per l’appunto la sua Favorita.
Per compiacerla comunque, Fernando decide di seguire la carriera militare, dove si distingue nella guerra contro i Mori, salvando perfino il sovrano.

Il re, che è sposato, ha intenzione di lasciare la moglie per Leonora, nonostante le probabili minacce della Chiesa per questa situazione, ma durante una festa scopre da un biglietto che Fernando ama la sua Favorita. Leonora stessa gli rivela che è innamorata di un giovane, di cui però non svela il nome.
Alla festa irrompe Baldassarre, che ha con sé la scomunica per Alfonso, reo di voler ripudiare la sua sposa. Ed è poi lo stesso Fernando a comunicare al re il nome della sua amata. Alfonso allora decide, non certo per benevolenza ma per tacitare lo scandalo e al contempo riappacificarsi con la Chiesa, di fare sposare i due giovani.
Leonora rimane stupita della decisione, e manda la fida Inez a chiamare l’amato per dirgli la verità (in questo punto è l’aria più celebre dell’opera “Oh mio Fernando, della terra il trono”). Ma Inez viene arrestata dal capo delle guardie, Don Gasparo, senza poter compiere l’incarico affidatole.

Fernando e Leonora si sposano comunque, dopo che il re lo ha nominato marchese. Improvvisamente però, dalla derisione dei cortigiani e dai moniti di Baldassarre, il giovane capisce che ha sposato l’amante del re.
Non più pieno di speranze per il futuro, sentendosi tradito da tutti, Fernando lancia ingiurie contro il re e Leonora, che crede colpevole, spezza la spada ai piedi del sovrano ed esce con padre Baldassarre (“Maledetta è l’ora e il giorno, per noi cadde l’infausto scorno”, molto simile alla furia di Edgardo nella “Lucia di Lammermoor”).
Fernando ritorna così da dove era venuto, il Convento di Compostela, avendo però ancora memoria dell’amata Leonora (“Spirto gentil ne’ sogni miei” ).
In procinto di prendere i voti, ecco improvvisamente apparire la donna, consunta dal dolore e in fin di vita, che gli chiede perdono dichiarandosi innocente, per poi morire, ottenendo il perdono dell’amato.
L’opera si conclude con un loro duetto di grande bellezza, “Una voce che scende dal cielo”.

Come si è visto, l’opera narra la melanconica e dolorosa educazione esistenziale di un giovane a cui il mondo riserva solo disillusioni, soffocando tutte le sue ambizioni e i sogni d’amore. In qualche modo ci ricorda “Le illusioni perdute” di balzachiana memoria.
Come succede spesso anche a Rossini, “La Favorita”, scritta per onorare un impegno, è debitrice musicalmente di altre opere donizettiane, “L’Ange de Nisida” principalmente, ma reminiscenze le troviamo anche in “Pia dei Tolomei”, “L’assedio di Calais” e “Duc d’Aube”.
E’ considerata una grand opéra ma, almeno nell’edizione italiana, ciò non pare minimamente, senza balletti e con il Coro presente per momenti solo collaterali, e mettendo in scena una vicenda che attraversa solo marginalmente la grande storia.

Tutti i personaggi principali, a ben vedere, sono profondamente disillusi, chiusi in una vita che infrange le loro aspettative. Ed è da qui che parte l’idea dell’allestimento di Andrea Cigni, di proporli in una grande clinica, allestita con le scene di Dario Gessati, e presentandoli al pubblico su grandi tavoli, con i coristi vestiti di bianco che li esaminano dai loro scranni, come in un teatro anatomico. Ogni personaggio viene poi vestito con i propri bellissimi costumi d’epoca (di Tommaso La Gattolla), proponendosi all’azione. L’idea non è peregrina, ma rimane purtroppo un’idea che condiziona tutto il resto, ingabbiando molto l’allestimento; ci piacciono poco i grandi fogli che i coristi mostrano al pubblico (peraltro poco visibili), alludendo ai vari sentimenti e alle passioni che percorrono l’opera.

Protagonista femminile, cosa rarissima nel melodramma, non è un soprano ma un mezzosoprano, a cui Anna Maria Chiuri, che abbiamo ascoltato in ruoli assai diversi, dona nel complesso una buona profondità di accenti, anche attraverso un canto appropriato.
Alfonso XI è il baritono Simone Piazzola, che ci è sembrato sempre in parte ad un personaggio che alterna momenti di morbida accondiscendenza ad altri di altera ambiguità.
Il tenore Celso Albelo, come Fernando, quando riesce a non esprimere il canto attraverso un’emissione ‘nasaleggiante’, ci è parso convincente. Bene sia il Baldassarre di Simon Lim che il Don Gasparo di Andrea Galli.
Nei ruoli minori un plauso lo merita Ines di Renata Campanella, a cui Donizetti nel primo atto concede un’arietta deliziosa (“Bei raggi lucenti”), eseguita benissimo.
Matteo Beltrami dirige con giusto piglio l’Orchestra Filarmonica Italiana, approfondendo la partitura donizettiana sia nei momenti più elegiaci sia in quelli più frementi d’azione, mentre Corrado Casati conduce in modo congruo il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.

Certamente contenti di aver assistito all’edizione italiana dell’opera donizettiana, ora più che mai vorremmo ascoltare una nuova suntuosa produzione della versione originale in francese, per goderne appieno l’importanza e il fascino.

La Favorita
Gaetano Donizetti
dramma in quattro atti di Alfonso Royer e Gustavo Vaëz
versione ritmica italiana di Francesco Jannetti

Alfonso XI Simone Piazzola
Leonora di Gusman Anna Maria Chiuri
Fernando Celso Albelo
Baldassarre Simon Lim
Don Gasparo Andrea Galli
Ines Renata Campanella

direttore Matteo Beltrami
regia Andrea Cigni
scene Dario Gessati
costumi Tommaso Lagattolla
luci Fiammetta Baldiserri

ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA
maestro del coro Corrado Casati
NUOVO ALLESTIMENTO
coproduzione Teatro Municipale di Piacenza, Teatro Regio di Parma

Visto a Piacenza, Teatro Municipale, il 20 febbraio 2022

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