L’atmosfera sospesa, resa magica da un uso semplice ma efficace di luci e tagli laterali, trasporta il pubblico in un viaggio alla scoperta della “négritude”, quella corrente di pensiero nata nei primi decenni del ‘900 che si proponeva di affrancare il popolo nero dalla cultura e dalla società dei colonizzatori.
La poesia e le metafore del “Cahier d’un retour au pays natal”, il poema più conosciuto di Césaire, scritto nel 1939 e considerato uno dei testi fondamentali per l’affermazione dell’uguaglianza dei diritti di cittadinanza di ogni cultura, sono restituiti da Lokossou in un francese duro, a tratti nervoso, che diventa eco e testimonianza delle tante discriminazioni razziali che ha dovuto subire, e che spesso subisce tutt’oggi, la popolazione africana e afroamericana.
In uno spettacolo così fortemente legato all’uso della parola è un peccato che il lavoro di traduzione e sottotitolazione non abbia funzionato al meglio. Spesso lunghi brani del racconto messo in scena con grande energia e presenza scenica da Lokossou, sono sfuggiti alla comprensione del pubblico per la mancanza della traduzione immediata, riducendo così l’efficacia poetica di un lavoro che viene presentato, prima di tutto, come un’omaggio all’opera del poeta francese.
Nonostante il problema tecnico legato alla sottotitolazione, l’interpretazione di Lokoussou colma efficacemente il divario linguistico e trasporta il pubblico in un viaggio verso il mondo creolo, in un ritorno immaginario verso la terra natale, abitata da un popolo che ha scelto di non sottomettersi più al disprezzo dei padroni e che rivendica con forza e orgoglio una cultura autonoma fatta di racconti, storie e tradizioni.
La presenza discreta di un tappeto sonoro fatto di suoni e rumori evoca una cultura lontana dalla nostra, e nel Giardino delle Donne di Avigliana, dove lo spettacolo viene presentato all’interno del festival Primavera d’Europa/01, la frizione culturale diventa ancora più potente.
La presenza di uno spettacolo di non facile comprensione, sia per lo stile di scrittura che per l’utilizzo della lingua originale, arrichisce e offre spessore al primo cartellone del festival che, con coraggio e spirito di ricerca, ha scelto di presentare un lavoro prezioso e interessante, curato nell’estetica e culturalmente denso: alle porte di Torino, città di grandi migrazioni, un soffio di cultura alla scoperta della storia e della geografia del popolo nero.
Cahier d’un retour au pays natal
di Aimé Césaire
regia: Renaud Loscuyer
con: Joel Hounhouénau Lokoussou
scenografia: Mathilde Furbacco
luci: Jérome Allaire
suoni: Stéphane Lam
con la collaborazione artistica di Mag Devarajen Maaken
fotografia: Emile Zeizig
durata: 60′
applausi del pubblico: 2′
Visto ad Avigliana (TO), Giardino delle Donne, il 3 luglio 2013