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La Rossiniland di Teatro Sotterraneo per il Signor Bruschino

Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo|Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo|Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo

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Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo
Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo (photo: rossinioperafestival.it)
E’ stata una grande emozione entrare al Teatro Rossini di Pesaro, nel tempio consacrato ad uno dei nostri musicisti preferiti, Gioachino Rossini (che insieme a Händel ci dà la massima gioia nell’ascolto), per assistere alla prima regia lirica di una giovane compagnia teatrale, Teatro Sotterraneo, di cui abbiamo seguito passo passo l’evolversi, dai primi passi del Premio Scenario fino al consacrarsi di uno stile ormai diventato paradigmatico.

E bene ha fatto la direzione artistica del Rossini Opera Festival ad affidare a questo  giovane, meritorio gruppo teatrale la regia di un’opera come “Il Signor Bruschino”, in qualche modo vicina al loro modo di concepire il teatro.
“Il signor Bruschino, ossia Il figlio per azzardo” è infatti una farsa giocosa piena di inganni e di cambiamenti di prospettiva, dove l’essere e l’apparire continuano a mescolarsi in un gioco scenico veramente gustoso, terreno dunque ubertoso per i nostri cinque ragazzacci.

Resa in un atto su libretto di Giuseppe Maria Foppa, che aveva già scritto per Rossini “L’inganno felice” e “La scala di seta”, l’operina è tratta dalla commedia “Le fils par hasard, ou Ruse et folie” (1809) di Alissan de Chazet e Maurice Ourry.
Appartiene ad un gruppo di cinque farse che Rossini scrisse per il Teatro San Moisè di Venezia (le altre, oltre alle due citate, sono “La cambiale di matrimonio” e “L’occasione fa il ladro”). Cinque farse che costituiscono il primo terreno di prova su cui si misurò il giovanissimo compositore, allora ventunenne. Siamo dunque agli albori di una carriera eccelsa, e quindi ancora tutto è in nuce, pur essendo già presenti molte della caratteristiche che saranno del Rossini maturo. I primi capolavori saranno di lì a pochissimo, “L’Italiana in Algeri” e “Tancredi”, dello stesso anno.

“Il signor Bruschino” andò in scena il 27 gennaio 1813 e per la cronaca fu un fiasco, tanto da esser subito sostituita dal “Ser Marcantonio” di Stefano Pavesi. Ebbe vita grama sino quasi ai nostri giorni, quando nel 1985 il Rof ne rappresentò una storica edizione sulla base dell’edizione critica della partitura.
Di tutto questo oblio non si conoscono le ragioni, perché l’operina è un piccolo gioiello che si fa amare già dalla sinfonia dell’opera, nota anche per l’effetto richiesto da Rossini ai secondi violini di battere con l’archetto ritmicamente sul leggio.

Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo (photo: rossinioperafestival.it)
Non staremo a narrare per filo e per segno tutta l’intricata trama dell’opera che canonicamente si basa sui tentativi del giovane Floreville di sposare Sofia, pupilla del vecchio Gaudenzio (come nel Barbiere di Siviglia, per intenderci), che invece è stata destinata in moglie al figlio di un certo Signor Bruschino.
Quale inganno migliore che sostituirsi al promesso sposo di cui nessuno conosce l’aspetto?
Da questo imbroglio, come si intuisce, nascono diverse situazioni che alla fine porteranno, dopo un’immancabile agnizione, alle giuste nozze tra Floreville e Sofia, nonostante l’avversione del gabbato Gaudenzio.

Teatro Sotterraneo ambienta “Il Signor Bruschino” dentro una vera e propria  “Rossiniland”, fantomatico parco a tema ispirato all’intera produzione del compositore pesarese, dove ad ogni attrazione corrisponde un’ opera.
I cantanti sono quindi al tempo stesso i personaggi del libretto e i lavoratori del parco, che entrano in contatto con i visitatori che via via arrivano. In questo modo tutto lo scenario vive della dialettica fra Ottocento e Duemila, fra la vicenda e ‘sovrasensi’ contemporanei.

Rossini si presta molto a questo gioco; ci è impressa ancora nella memoria un’edizione torinese dell’Italiana di Gregoretti che scandalizzò i tradizionalisti, in cui Mustafà, Bey di Algeri, girava in elicottero sui suoi pozzi petroliferi.
Essendo noi sì tradizionalisti, in quanto melomani, ma anche visceralmente legati alla contemporaneità teatrale, dobbiamo dire che la messa in scena di Sara Bonaventura, Iacopo Braca, Matteo Ceccarelli, Claudio Cirri e Daniele Villa nel complesso ci è piaciuta molto, avendo trovando la maggior parte delle invenzioni coerenti e non destabilizzanti, come a volte accade quando si vuole attualizzare un’opera.

Il Signor Bruschino di Teatro Sotterraneo (photo: rossinioperafestival.it)
Il gioco poi di rapportare le emozioni dei personaggi a quella dei visitatori ci è parsa un’idea vincente, che sortisce spesso approfondimenti azzeccati, come quando Gaudenzio spiega a Sofia le delizie dell’amore esemplificandolo con gli atteggiamenti di due giovani innamorati che stanno visitando il parco.
Ma anche rispetto all’opera in se stessa, i ragazzi di Teatro Sotterraneo sono sembrati maturi, come nel tipico caso rossiniano per eccellenza, quello del personaggio che non comprende più la realtà che gli sta intorno: quando questo succede al Signor Bruschino in “Ho la testa o è andata via”, non riconoscendo in Floreville per l’ennesima volta l’identità del figlio, tutti i personaggi si mettono un’ identica maschera, assecondando perfettamente ed inventivamente il libretto.
La medesima cosa avviene con gli oggetti, dove per esempio un divano, piovuto non si sa come sulla scena, si presta perfettamente ai giochi musicali già incalzanti del genio pesarese.

Insomma, pur con qualche “trovata” forse inutile e con qualche (rara) eccessiva libertà caricaturale imposta ai cantanti, ci sembra che “I Sotterranei” abbiano superato largamente la prova.  
Nel complesso positiva ci è parsa anche la parte musicale, sorretta dalla bacchetta del  giovane direttore, ma ormai sulla cresta dell’onda, Daniele Rustioni, debuttante al Rof, che ha condotto con piglio scattante la partitura eseguita dai musicisti dell’orchestra Rossini.
Tra i cantanti, sopra a tutti, Carlo Lepore (Gaudenzio), divertente e sicuro in tutte le agilità baritonali e Roberto De Candia (Bruschino), perfettamente in parte. Corretti senza eccessivi picchi di bravura ci sono sembrati sia il tenore David Alegret (Florville), sia il soprano cubano Maria Aleida (Sofia). Bravo Andrea Vincenzo Bonsignore a caratterizzare Filiberto.
Da segnalare scenografie e costumi, creati ed eseguiti dai giovanissimi allievi dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, a testimonianza di come il festival abbia voluto creare un “Signor Bruschino” interamente costruito dalle nuove generazioni. “Bravo ben… bravo ben… così si fa”!

IL SIGNOR BRUSCHINO
Farsa giocosa di Giuseppe Foppa
Edizione critica della Fondazione Rossini,
in collaborazione con Casa Ricordi
a cura di Arrigo Gazzaniga
Direttore DANIELE RUSTIONI
Regia TEATRO SOTTERRANEO
Scene e Costumi ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO
Progetto luci ROBERTO CAFAGGINI
Interpreti: Gaudenzio CARLO LEPORE, Sofia MARIA ALEIDA, Bruschino padre ROBERTO DE CANDIA, Bruschino figlio / Commissario FRANCISCO BRITO, Florville DAVID ALEGRET, Filiberto ANDREA VINCENZO BONSIGNORE, Marianna CHIARA AMARÙ
ORCHESTRA SINFONICA G. ROSSINI
Nuova produzione

Visto a Pesaro, Teatro Rossini, il 15 agosto 2012

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