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La Sirenetta di Eco di Fondo nel mare della propria identità

La Sirenetta (photo: Lorenza Daverio)

La Sirenetta (photo: Lorenza Daverio)

Il tema del diritto alla felicità di ogni essere umano, coniugato al rispetto dovuto per la libera scelta della propria identità sessuale, già ben raccontato in “Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” del regista e autore siciliano Giuliano Scarpinato (vincitore del Premio Scenario Infanzia e degli Eolo Award), lo abbiamo ritrovato con nuova sensibilità nello spettacolo “La Sirenetta”, che i giovanissimi componenti della compagnia milanese Eco di Fondo hanno proposto al Campo Teatrale di Milano, dedicandolo questa volta al pubblico adulto.

Lo spettacolo, in modo poetico e visivamente significativo, prende le mosse dallo spunto altamente inquietante che ha riempito le pagine dei giornali negli ultimi mesi: il suicidio di diversi adolescenti che, sentendosi esclusi dal mondo degli adulti, soprattutto dei genitori, per la scoperta della propria omosessualità non rispettata, e irrisi dai coetanei, decidono di togliersi la vita.

Per far questo “La Sirenetta” si ispira metaforicamente alla celebre omonima fiaba di Andersen, mettendo in scena la condizione di un adolescente che, per un gesto d’amore, rinuncia alla sua stessa essenza (la coda) nel disperato tentativo di essere amato.
La sua è infatti una coda che lo rende diverso dagli altri, che gli impedisce di camminare insieme a loro, che puzza e fa ribrezzo ai consimili, pretesi normali, e che gli concede di rimanere solo in un limbo acqueo, dove può essere felice, un po’ come all’inizio della vita, in cui tutti noi siamo uguali e indefiniti, senza distinzione di sesso e genere.

Lo spettacolo si muove nei meandri scivolosi di un tema che potrebbe sconfinare in un pietismo di maniera, annacquando una problematica che invece è di cocente attualità, dove la pretesa diversità sessuale non deve essere accettata o tollerata, ma recepita come parte integrante del mondo.

I vari passaggi emotivi del protagonista, che si riverberano su tutti gli attori, sono accompagnati da una voce fuori campo e da una teatralità che si avvale spesso delle ombre, della corporeità – esibita e nel contempo ritratta – degli attori, e di materiali trasparenti che rimandano a quell’acqua da cui “La Sirenetta” vuole ostinatamente uscire.

La gioia di vivere, la paura del giudizio altrui, i primi batticuori, la voglia stimolata dalla strega del mare (a cui presta la voce, amichevolmente, Arturo Cirillo) di confidarsi con qualcuno, la sofferta convinzione di dover per forza tacere nonché la risoluzione finale vengono espressi con leggerezza poetica, senza retorica alcuna.

Per far questo Eco di Fondo utilizza in modo intelligente l’ironia, ponendo ad un certo punto al centro del dramma – perché di dramma alla fine si parla – i giocattoli del protagonista, e soprattutto una gustosissima Barbie, interpretata con bravura istrionesca da Riccardo Buffonini.

Barbie è altamente gelosa perché il suo adorato Ken la tradisce con un orsetto di pelo. E la bambola, icona del nostro tempo, mostrandosi in tutte le sue mirabolanti identità, interloquisce di volta in volta in modo diverso con la problematica che pone lo spettacolo, come del resto avviene nella quotidianità, donando all’atmosfera della creazione momenti di preziosa ilarità e al contempo nuovi elementi di discussione.

Lo spettacolo deve ancora raggiungere, in questa fase, un maggiore equilibrio tra le varie parti (troppo lungo per esempio l’episodio del primo innamoramento) e vi è qualche ripetizione da sfrondare, ma si configura come un poetico e significante atto d’accusa verso una società bigotta e piena di pregiudizi, in un progetto commosso e commovente, dedicato, pur senza dare valutazioni di sorta, soprattutto a quegli adulti che, ancora e sempre, fanno finta di non capire che ciò che avviene sul palco li coinvolge, eccome, sino in fondo.

LA SIRENETTA
regia Giacomo Ferraù
con la collaborazione registica di Arturo Cirillo
drammaturgia Giacomo Ferraù e Giulia Viana
con Riccardo Buffonini, Giacomo Ferraù, Libero Stelluti, Giulia Viana
assistenti alla regia Piera Mungiguerra e Simon Waldvogel
disegno luci Giuliano Almerighi
coordinamento coreografico Riccardo Olivier
organizzazione Elisa Binda
produzione Eco di fondo in coproduzione con Campo Teatrale
con la collaborazione di LAB121
ringraziamenti Francesca Angelicchio, Marcela Serli e Daniele Sala

Visto a Milano, Campo Teatrale, il 27 maggio 2016

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