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La stoffa dei sogni. Pirozzi e Civica sui rapporti tra padri e figli, e tra maestri e allievi

La stoffa dei sogni (ph: Duccio Burberi)

La stoffa dei sogni (ph: Duccio Burberi)

Renato Carpentieri protagonista di questo “teatro da camera” prodotto dal Metastasio e in arrivo a Torino e Roma

“Possano tutti gli esseri viventi restare liberi dal dolore”. Era con questa semplice preghiera che si concludevano gli antichi spettacoli in India. Ma davvero il teatro è una medicina così potente da scacciare il dolore, o piuttosto una febbre che – al contrario – ti divora rovinandoti la vita? O forse è solo una pia illusione per nascondere i nostri fallimenti…

Di questo e di altro si domanda “La stoffa dei sogni”, l’ultimo spettacolo di Massimiliano Civica scritto ancora una volta dal fido Armando Pirozzi, che abbiamo visto al Teatro Metastasio di Prato al suo debutto assoluto.

“La stoffa dei sogni” è ambientato in una notte piovosa in una casa qualunque, dove giunge inaspettato Carmine (Renato Carpentieri), un padre che va a trovare una figlia, Barbara, ormai adulta, che alle soglie dell’adolescenza lui aveva abbandonato per seguire quella vocazione teatrale che gli esplodeva dentro.
La va quindi a visitare cercando di rimediare, in modo plateale, ad un incidente che ha coinvolto il nipote adolescente, mettendo alla prova le finanze della figlia. Ma Barbara lo accoglie freddamente: non ha mai creduto nell’arte di quel padre latitante e lo commisera, reputandolo un volgare pagliaccio. E un po’ Carmine lo è, avendo perso ormai da tempo la vocazione, almeno quella che si arrampica sulle vette sublimi dell’Arte, limitandosi a recitare in spettacoli di cabaret da pochi soldi.

Poco dopo, nel corso della notte, compare Rocco, il giovane compagno di avventure teatrali del vecchio, che lo considera suo indiscusso maestro. Nell’ansioso dormiveglia che ad un certo punto lo coglie, Carmine lo scambia per sé stesso quand’era giovane, con le speranze e i sogni di allora, ma poco alla volta si sveglierà da quel sonno ingannatore e si dovrà per forza adeguare alla misera condizione del presente, che ancora cerca di dimenticare rispolverando antichi canovacci, ormai consunti ma ancora vivi nel suo ricordo.
Così, alla fine, il teatro per lui si manifesterà come una grandiosa bugia per nascondere il fallimento come padre, come marito e anche come artista. Perché sogno e bugia – ci ricorda Civica – sono fatti della stessa comune stoffa, con la fantasia che, come una sorta di rifugio, ci aiuta ad accettare meglio le avversità della vita, in questo caso una vita regalata ad una passione, ad un’arte meravigliosa ma ingannatrice, per lo più fatta di niente.
Eppure, di questa vita fatta di niente, a un certo punto parteciperà perfino la figlia riottosa, prendendo parte ad un’improbabile recita che le consentirà di abbracciare ancora una volta, commossa come un tempo, questo padre un po’ bugiardo, un po’ pagliaccio, un po’ artista.
Il testo di Pirozzi si domanda anche se talvolta i rapporti tra padri e figli non siano più complicati e meno “appassionati” di quelli tra un maestro e i propri allievi.

Massimiliano Civica, come sempre ci ha abituato a fare, sta apparentemente in disparte, lasciando che le sole parole conquistino gli spettatori, avendo dalla sua un artista di razza come Renato Carpentieri, perfetto mago della scena nel comunicarcele, donando loro sostanza immediata.
Ad accompagnarlo su una scena con pochi e semplici elementi i più giovani Vincenzo Abbate e Maria Vittoria Argenti, perfetti coprotagonisti di una storia che in qualche modo appartiene indelebilmente a chiunque si sia consegnato a quest’arte “bastarda” che chiamiamo teatro.

Dal 2 al 5 febbraio a Torino, al Teatro Astra, e dal 7 al 12 febbraio al Teatro India di Roma.

LA STOFFA DEI SOGNI
di Armando Pirozzi
uno spettacolo di Massimiliano Civica
con Renato Carpentieri, Vincenzo Abbate e Maria Vittoria Argenti
costumi di Daniela Salernitano
disegno luci Massimo Galardini
suono Daniele Santi
oggetti di scena a cura di Enrico Capecchi e Loris Giancola
assistente alla regia Valeria Luchetti
coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento Giulia Giardi
direttore di scena Loris Giancola
elettricista e fonico Daniele Santi
sarta Annamaria Clemente
cura della produzione Francesca Bettalli, Camilla Borraccino
amministratrice di compagnia Valeria Luchetti
ufficio stampa Cristina Roncucci
foto e video documentazione Duccio Burberi
immagine del manifesto Alessandro Casini
produzione Teatro Metastasio di Prato

durata: 1h 15′

Visto a Prato, Teatro Metastasio, il 25 gennaio 2023
Prima nazionale

 

 

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