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Isola Teatro e l’infanzia a pezzi sulla Strada Ferrata

Pamela Sabatini (photo: myspace.com)
Pamela Sabatini (photo: myspace.com)

L’Angelo Mai, neanche a voler far giochi di parole, è stato tutto e non è stato niente. Centro sociale e terreno d’incontro di molte delle nuove realtà teatrali e culturali capitoline.
Ancora una volta andiamo alla ricerca dei luoghi in cui il teatro si fa artigianato. Qui a Roma, come nella maggior parte delle città italiane e nonostante qualche brusca interruzione, quei luoghi esistono ancora. Esistono e resistono, al di là di ogni giudizio di gusto o fazione politica.
Ingresso stipato sul fianco di una strada storica come viale delle Terme di Caracalla, biglietti strappati da un blocchetto a numeri timbrati, un piccolo percorso nel sottobosco; al posto del foyer un’osteria popolare con caminetto acceso – che in una sera fredda e piovosa è un toccasana – , gatti che ti salgono in braccio e stufe a cherosene per riscaldare il grande spazio dedicato alle performance.

Della compagnia Isola Teatro Klp aveva già parlato raccontando “Senza Lear”, spettacolo vincitore del Premio Lia Lapini 2009. “La strada ferrata” è invece risultato nella rosa dei finalisti al Premio Scenario 2007. Questo per dare un conto minimo del curriculum di questo giovane ensemble. Al di là dei premi, il resto – ed è la maggior parte del tutto – compare in scena, vive, respira e gioca sullo spazio nudo in cui si muovono Fiammetta Olivieri e Pamela Sabatini: Secondina e Willie, due bambine che si incontrano lungo una ferrovia abbandonata che diverrà teatro di uno spicchio di pre-adolescenza. A tratti agghiacciante, a tratti affascinante, ora tenera, ora crudele, è questa la piccola storia a due voci, poi tre, poi quattro. Il flusso di parole e immagini riempie palco e sala, s’incanala in percorsi tortuosi, facendo dimenticare al pubblico la coerenza abituale, creandone una nuova.

“La strada ferrata” è “scritto per improvvisazioni dalla regista Marta Gilmore” e dalle due attrici ed è questa freschezza il sentimento che più ci rimane. L’assenza di un testo di cui eseguire i severi dettami è il miglior pregio di un lavoro che brilla per intelligenza e umiltà. Si tratta, leggiamo nelle note, del “frutto di un percorso di ricerca artistica attorno all’universo spesso sconosciuto e ignorato dell’adolescenza femminile”. Di certo c’è la ricerca. Le due attrici si completano in scena come elementi chimici indispensabili uno alla reazione dell’altro. La polarità viene tenuta costantemente in tensione dall’instancabile creatività di Fiammetta Olivieri e dalla prorompente e sanguinante fisicità di Pamela Sabatini, i cui dialetti fanno incontrare nord e sud Italia. I due personaggi si raccontano a vicenda tentando – tutto sommato invano – di demolire il pudore a colpi di ricordi misti a bislacche parodie. Allora prendono vita finte interviste a telegiornali surreali e numeri da musical anni ‘30, ma anche penitenze sadiche e giochi macabri che parlano di morti e violenze.

Il tutto portato a spasso per il palco polveroso che compone un’atmosfera color seppia. È quasi uno scenario alla Tom Sawyer italiano, quello evocato dal folk ispido e simpatico dell’ecletticissimo Fabio Guandalini, musicista che in scena suona ogni sorta di strumento, marcando la propria presenza a cavallo tra colonna sonora e personaggio vivo.
Uno spettacolo piccolo e grande, leggero e coraggioso, originale e semplice nella ricerca di una splendida eleganza. Che fiorisce di continuo agli angoli della scena, in piccole aiuole di senso e dolore.

LA STRADA FERRATA
scrittura scenica: Marta Gilmore, Fiammetta Olivieri, Pamela Sabatini
produzione: Isola Teatro
regia: Marta Gilmore
interpreti: Fiammetta Olivieri, Pamela Sabatini
musiche originali eseguite dal vivo da Fabio Guandalini
aiuto regia: Armando Iovino
durata: 1h 09’
applausi del pubblico: 2’ 54’’

Visto a Roma, Angelo Mai Occupato, il 20 febbraio 2010

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