La Tempesta delle anime di Valerio Binasco

Valerio Binasco e Fabrizio Contri (photo: Cristina Pasino - metastasio.net)
Valerio Binasco e Fabrizio Contri (photo: Cristina Pasino - metastasio.net)
Valerio Binasco e Fabrizio Contri (photo: Cristina Pasino – metastasio.net)

Un Prospero demiurgo, manipolatore di anime, quello de “La Tempesta” messa in scena al Teatro Era di Pontedera dalla Popular Shakespeare Kompany diretta da Valerio Binasco.
Un mondo fantastico, un’isola misteriosa dominata dalla potente magia di Prospero, duca di Milano vessato nelle arti occulte, catapultato lì, assieme alla figlia Miranda, quando questa aveva solo tre anni, a seguito dell’esilio ordito dal fratello Antonio, con l’ausilio del Re di Napoli. Un’isola sulla quale, dodici anni dopo, appare all’orizzonte la nave dei suoi atavici nemici, che farà naufragare per adempiere la tanto agognata vendetta.

Al nostro ingresso in sala tre quinte, sulle sfumature del rosso, onnipresenti sulla scena, fondendosi con le musiche di Arturo Annecchino, rendono l’atmosfera cupa, minacciosa e al tempo stesso misteriosa.
Da qui ha inizio quel viaggio dell’anima verso la vendetta, la passione e la redenzione. Prospero aleggia su tutti come un vero e proprio regista, evidenziando la struttura metateatrale dell’opera.
Come un burattinaio, infatti, disperde i naufraghi in parti diverse dell’isola e gli addossa l’idea della solitudine e della morte: “Ognuno di noi è qui per recitare un ruolo in un dramma”.

Le scene si intrecciano, dando vita ad un’innovativa rielaborazione del testo shakespeariano. Ne risulta, pertanto, una rilettura di facile comprensione in termini narrativi e interpretativi grazie alla ricerca linguistica e dialettale, a volte esasperata, che sfocia in quei luoghi comuni che però riescono sempre ad entusiasmare il pubblico. I virtuosismi poetici dell’originale vengono volutamente eliminati, così come lo stesso finale modificato: Caliban, invece di rimanere sull’isola, lascerà la terra natia assieme agli altri personaggi.

Momenti comici si fondono perfettamente con quelli carichi di tensione e con quelli descrittivi, che risultano però prolissi, rallentando il ritmo della performance.
Indubbiamente talentuosi gli attori, tra i quali, oltre all’indiscutibile bravura di Binasco nei panni di Prospero, si distinguono Gianmaria Martini (Caliban) con fattezze e azioni a metà tra uomo e animale, Fabrizio Contri (lo spirito Ariel), caratterizzato da una recitazione grottesca, a tratti marionettistica, e Deniz Ozdogan che rende in maniera piuttosto convincente la condizione primitiva e inviolata della figlia Miranda.

Calorosa ed entusiastica è l’accoglienza del pubblico di Pontedera, grazie anche alle episodiche rotture della quarta parete, che lo rende quindi più partecipe degli avvenimenti in scena.

Conclude il fatidico “abiuro questa atroce magia” da parte di Prospero che, dopo aver perdonato i suoi nemici, per amore del futuro matrimonio della figlia con Ferdinando, chiede misericordia agli spiriti e alla natura, invocando venti favorevoli per tornare in patria: “Così come io so che qualche volta anche voi cercate il perdono, io vi chiedo: perdonatemi e liberateci. Dateci il vento” e “tutti ritrovammo noi stessi quando più nessuno era padrone di sé”.

LA TEMPESTA

di William Shakespeare
regia: Valerio Binasco
con (in o.a.): Valerio Binasco, Fabrizio Contri, Fortunato Cerlino, Andrea Di Casa, Simone Luglio, Gianmaria Martini, Deniz Ozdogan,  Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati
musiche dal vivo: Gianluca Viola
musiche originali: Arturo Annecchino
scene: Carlo de Marino
costumi: Sandra Cardini
Ufficio stampa Giulia Calligaro, Desiree Colapietro Petrini, Claudia Alì
produzione: Oblomov Films in collaborazione con Teatro Metastasio Stabile della Toscana e Festival shakespeariano – Estate teatrale veronese
con il contributo di Pernigotti Spa, Provolone Valpadana, Acos energia
durata: 2h 26′
applausi del pubblico: 3′ 11”

Visto a Pontedera (PI), Teatro Era, il 2 febbraio 2013

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  1. says: Un Cane

    Visto ieri a Roma. Fare Shakespeare mortificando il testo originale per indugiare invece in divagazioni degne di Colorado Cafè, ecco la modernizzazione dei classici. Niente di male in una messa in scena brillante ma qui è solo ammiccamento al pubblico, puro intrattenimento per un pubblico diciamo abituato ad accontentarsi di molto poco, poco più della tivù, irritante. Come irritante è una Miranda infantile e bamboccia, tutta mossette e smorfiette e niente altro. C’è differenza tra comico e ridicolo, tra commedia e parodia. Qui si porta in scena una parodia dei personaggi, ridicolizzati, resi poco credibili e quindi per niente coinvolgenti, anche perchè nessuno cambia di una virgola nell’arco dello spettacolo. Il lavoro però c’è, e si vede, tutto è pulito e preciso, gli attori potrebbero sicuramente uscirne meglio, se non fossero confinati tutti in banali macchiette, pertanto non posso che attribuire a una consapevole direzione artistica lo stile dell’allestimento. Se questo è il teatro che in Italia si considera nuovo, fresco, di qualità, è meglio preparare la valigia.