“La timidezza delle ossa” di Pathosformel. Visto a Pesaro, Teatro Rossini, il 15 marzo 2008
Un telo bianco, tirato ed incorniciato, di consistenza indefinita, si erge al centro del palco. È come una calamita per gli occhi del pubblico, vasto e giovane, che si predispone alla sorpresa e all’imprevisto.
Irrompe un suono dai subwoofer, che fa tremare insieme pance e vetri. Sembra provenire, più che da un campionatore, da un meandro oscuro e tecnologico insieme. Sul telo compaiono figure impresse dal retro, frammenti di corpi che emergono come da una vasca di latte o dal negativo di una foto: brandelli anatomici e fantasmagorici che si spostano in assenza di gravità e permettono d’intuire i corpi dei due performers. Ossa e arti timidi perché si celano dietro l’epidermide di tessuto sintetico, in un’alternanza di materia e anti-materia, apparizioni e nuove fughe.
Il lavoro presentato dalla compagnia veneta Pathosformel, che vanta una segnalazione speciale al Premio Scenario 2007, fa parte di un dittico sulla negazione del corpo dell’attore o, meglio, della sua visibilità scenica, a favore di una percezione attraverso il vuoto che lo precede e lo segue.
Lo spettacolo non reclama una comprensione razionale perché non vuole raccontare una storia; piuttosto richiede un abbandono dei sensi alle forme e alle immagini, per poter godere appieno dello spessore suggestivo.
Un’ottima alchimia quella scattata tra i giovani membri della compagnia, il cui nome si rifà al valore archetipico ed ancestrale di alcune immagini che riemergono attraverso i secoli nella storia dell’arte. Alla compagnia va il merito d’essere riuscita a mettere al servizio della scena i diversi percorsi formativi da cui individualmente provengono: studi scientifici, arte contemporanea e teoria teatrale. Un connubio vincente che non ci si può non augurare porterà ad uno sviluppo di questo percorso: uno studio sulla forma e la materia che, nel nasconderle, rivela appieno il loro essere.
LA TIMIDEZZA DELLE OSSA
di e con Daniel Blanga Gubbay, Francesca Bucciero, Paola Villani
e con la collaborazione di Milo Adami
in collaborazione con FIES Factory One e Sezione Autonoma – Teatro Comandini
durata: 20′
applausi del pubblico: 2′ 07”
Visto a Pesaro, Teatro Rossini, il 15 marzo 2008