L’altro Amleto di Animanera, eroe del non essere

Un altro Amleto (photo: Lorenza Daverio)
Un altro Amleto (photo: Lorenza Daverio)

Il palco è completamente spoglio, almeno all’inizio.
Le scene, attori compresi, sono montate su pedane che entrano ed escono al bisogno e che ci portano, attraverso una serie di lunghi stacchi di montaggio quasi cinematografico, ai vari ambienti, principalmente le diverse stanze dei sovrani di Danimarca, o meglio di Brianza, visto che la tenuta di Gertrude e Claudio si trova “dopo la rotonda, vicino all’Esselunga”.

L’Amleto di Animanera, “Un altro Amleto” come riporta il titolo, è in realtà uno spaccato ironico e (forse) esagerato di quella provincia milanese in apparenza sfarzosa e ricca, ma minata da una violenta crisi morale dalla quale il giovane Principe, “spettro di un’infanzia non conclusa”, è scappato per studiare a Londra.

E’ da lì che il protagonista torna, pensando di aver superato quel blocco interiore che non riusciva ad accettare la relazione tra la madre e lo zio. Ora sembra tutto risolto, ma le tinte noir dei vestiti appariscenti, l’ironia e la verità degli scambi di testo ci informano del contrario.

A rassicurare questo adolescente con i capelli sparati in aria, troppo viziato per occuparsi della fabbrichetta di famiglia, rimane in apparenza solo la fidanzata Ofelia. In realtà è una presenza effimera, costante ma lontana, più legata al soldo della suocera che al cuore di Amleto.
E allora gli incubi aumentano e la paralisi incombe, concretizzandosi in un sogno maledetto che perseguita le notti e i giorni del principe di Brianza. La visione è quella di un mare impetuoso che lo soffoca senza tregua.

Lo spettacolo, a Milano al suo debutto nazionale, prende spunto da Shakespeare per incastrare uno dei suoi personaggi-icona all’interno del nostro tempo. Tanto che i quattro interpreti sembrano quasi non recitare, intrappolati in quella cadenza brianzola spinta e antiteatrale.
Ed è così che il senso di realtà, nonostante l’assurdo generalizzato, è molto forte, ed è questa la principale qualità dello spettacolo, che porta avanti – grazie anche ai testi di Magdalena Barile – la poetica della compagnia milanese, di vocazione prettamente sociale e incentrata sul porre l’attenzione intorno a temi di attualità.

Da questa dark comedy, come viene definita dalla stessa compagnia, emergono forti i temi della solitudine e della perdita d’identità, lasciando trasparire un fondo di tristezza e smarrimento che ci allontana dalla sontuosità shakespeariana per lasciarcene solo un dipinto sbiadito dal nostro tempo, distante dall’Amleto come la Danimarca dalla Brianza.

Un Altro Amleto
di Magdalena Barile
regia Aldo Cassano
con Debora Zuin, Nicola Stravalaci, Federico Manfredi, Emilia Scarpati
assistente regia e musiche Antonio Spitaleri
scene Valentina Tescari
costumi Lucia Lapolla
luci Giuseppe Sordi
produzione CRT Milano

durata: 1h
applausi del pubblico: 1′ 40”

Visto a Milano, Teatro dell’Arte – CRT, il 21 febbraio 2016
Prima nazionale

stars-3

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